La cosa straordinariamente interessante dei racconti teen (siano essi audiovisivi o letterari o di qualsivoglia natura) è la loro capacità di prestarsi con efficacia ad aggiornamenti temporali e a cambiamenti contestuali anche apparentemente impraticabili, continuando comunque a ruotare intorno a tematiche e logiche incredibilmente classiche. Ci sono delle soluzioni con cui si riesce a parlare ai giovani da sempre, al di là (quasi) di tutto.
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Forse è questo il motivo per cui in questo tipo di storie si trovano sempre dei fil rouge, così come è questo il motivo per cui possono essere adattate e trasportate in altri "luoghi". Il caso più eclatante è probabilmente quello relativo a Skam, anche se lì parliamo quasi di un format. Uno degli ultimi esempi è invece quello della trilogia di romanzi per ragazzi dello spagnolo Mercedes Ron, che ha generato due film e un remake britannico, È colpa mia: Londra diretto da Dani Girdwood e Charlotte Fassle. Su Prime Video.
L'idea era quella di cavalcare l'onda del successo che hanno avuto in patria romanzi e le due pellicole e presentarne una versione internazionale (non proprio solo british), sfruttando dei ganci che la storia originale possedeva e cercando così una cornice dal respiro differente, pur mantenendo il famoso cuore classico. Con risultati, nella fattispecie, altalenanti.
È colpa mia: Londra, la nuova storia di Noah e Nick
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Noah (Asha Banks) è un'americana originaria della Florida con una storia famigliare piuttosto problematica che si ritrova a doversi trasferire a Londra a causa della relazione amorosa che la madre ha instaurato con un ricco uomo d'affari residente nella capitale inglese. Un trasferimento che la giovane non vive proprio con somma gioia soprattutto perché deve abbandonare i suoi affetti.
Le cose non migliorano di certo una volta arrivata nella sua nuova (enorme) dimora, dal momento che lì fa la conoscenza del figlio del suo nuovo papà, Nick (Matthew Broome). Uno degli strong, silent guy alla Gary Cooper: sguardo di pietra e parole poche, ma taglienti. Non il tipo con cui si lega facilmente insomma e infatti tra i due non scocca inizialmente la scintilla. Però, poi, come nella grandi storie d'amore, qualcosa cambia.
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Il problema per i ragazzi è che quella che si profila per loro non è una storia d'amore facile da vivere alla luce del sole a causa della loro "parentela". Infatti ciò li frena... fino ad un certo punto (si sa che l'impossibilità è un elemento infallibile per alimentare la passione). Ci penseranno il vortice di eventi che coinvolgeranno, tra gare e combattimenti clandestini da una parte e il ritorno di un passato oscuro dall'altra, a far ardere definitivamente una fiamma che l'alternativa di spegnersi non la vuole proprio considerare.
Adattamento su una montagna russa
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Le fortune di È colpa mia: Londra passano per i suoi due protagonisti, che, al contrario dell'originale, si ritrovano al centro di una storia d'amore basata sui rapporti di forza. Un'idea che in scrittura rappresenta un compromesso utile quando bisogna raccontare un rapporto vincolante per due personaggi, avendo comunque cura di farli uscire entrambi come forti e indipendenti. In questo caso una necessità in più vista la grande quantità di elementi e parentesi narrative che si aprono intorno a loro, tali da poter far perderli di vista.
A ben vedere, il problema della coppia non è in fin dei conti la scrittura, quanto nelle interpretazioni. Specialmente quella di Matthew Broome, che dà modo ad una già fragile sospensione dell'incredulità dovuta a baby gang alla Tre metri sopra il cielo, corse di auto clandestine a mille allora e un improvvisato fight club, di vacillare definitivamente. Il cuore da romance invece conserva la propria solidità attraverso la canonicità nei tempi dello sviluppo e negli elementi che compongono man mano il rapporto, accodandosi all'elemento da teen anni duemilaventi grazie scoperta nel vissuto traumatico della protagonista, legato in questo caso ad un'elaborazione (come indica il titolo) del senso di colpa.
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Al di là di tutti i limiti e le derive grottesche del film, quello che non funziona in È colpa mia: Londra sta proprio nella sua incapacità di far dialogare una patina e un tono più anglofoni, quindi da action metropolitano più pensato, gelido e che ben si sposa con una estetica al neon, con le esagerazioni dell'originale melò spagnolo, tant'è che a volte si percepisce quasi come ci sia qualcosa fuori posto. Un'impressione che man mano cresce fino ad un finale in cui la cosa esplode in un modo difficilmente ignorabile. Non ne giova per nulla la resa dell'intreccio, che presta il fianco ad un senso del ridicolo fino a quel momento un po' contenuto. Il film potrebbe avere comunque un gran successo.
Conclusioni
Su Prime Video c'è È colpa mia: Londra, l'atteso remake british del fenomeno teen spagnolo. Un adattamento che ricalca la storia originale cercando di portarla su un terreno più internazionale, sia sul lato formale sia con qualche soluzione nello sviluppo dei personaggi, pur mantenendo la solidità più classica da romance. Un'operazione riuscita non del tutto, specialmente a causa di una non sempre felice compatibilità tra cuore e nuovo contesto.
Perché ci piace
- La scrittura dei personaggi è buona.
- All'altezza il rifacimento della trama.
Cosa non va
- Le interpretazioni non solo all'altezza.
- Ci sono momenti squilibrati, quasi involontariamente ridicoli.
- La forma british a volte fa a cazzotti con il cuore latino.