E' arrivato suo fratello
Giovanni e Jonny sono due gemelli che più diversi non si può. Tanto posato e realizzato è il primo, ingegnere elettronico momentaneamente obbligato a lavorare nell'agenzia pubblicitaria della dispotica fidanzata Federica, quanto ingenuo e 'sciroccato' è il secondo, innamorato della pista da ballo, della musica house e dei vestiti improbabili. Quando Jonny piomba a Milano per sostenere l'esame di ammissione alla Guardia di Finanza, in pieno accordo con il volere di papà Michele, maresciallo delle Fiamme Gialle con il vizio dei regali agli esaminatori dei figli, l'apparente equilibrio della vita di Giovanni va in mille pezzi. Per riparare agli errori marchiani compiuti da Jonny, che osa uccidere i preziosi pesci tropicali di Federica e lo mette continuamente in imbarazzo, si trova costretto a sua volta seguire i ritmi imposti dal fratello. Finisce per innamorarsi di una dolce cameriera, Alice, su cui posa gli occhi anche Jonny, ma trova il coraggio di seguire il suo cuore. Jonny si consola con tre amiche drag queen e con la fama conquistata in una delle più importanti discoteche milanesi.
Non è nuova la trattazione cinematografica del tema della 'fratellanza', inteso naturalmente come il rapporto tra fratelli, opposti per carattere, ma vicini dal punto di vista di affettivo. Un legame che si rinsalda ancora di più se si parla di gemelli. Ti stimo fratello, debutto registico del comico televisivo Giovanni Vernia, supportato per l'occasione dal suo autore di riferimento, Paolo Uzzi, si inserisce senza grossi scossoni in questo particolare filone e in più rappresenta l'occasione per vedere all'opera anche sul grande schermo il personaggio di Jonny Groove, cresciuto in quel fertile terreno di comicità televisiva chiamato Zelig. Nato in anni di tirocinio da discotecaro e di accurata osservazione della fauna notturna che frequenta club e ritrovi della movida, Jonny Groove, con i suoi pantaloni maculati e le magliette attillate, è un concentrato di manie e amenità varie; un Candido dei nostri giorni che si trova a proprio agio solo con i suoi simili, creature che rifuggono la banalità della vita comune, con il tran tran quotidiano, le incombenze legate al lavoro e alla famiglia, per vivere al massimo quelle poche e luccicanti ore dopo la Mezzanotte. Vernia, una carriera da ingegnere elettronico lasciata per amore della recitazione, ben rappresenta con le sue movenze e gli sguardi stralunati il mondo di questo eroe sui generis che letteralmente non capisce nulla della vita, ma non riesce a tradurre in maniera appropriata per il cinema la potenzialità del suo alter ego artistico. Inconsistente dal punto di vista della mera analisi sociologica di questo ecosistema che è la discoteca, mostrata facendo ricorso agli stereotipi più ordinari (unica consolazione, il pessimo trattamento riservato al tronista di turno), il film va quindi preso per quello che è, e cioè l'esperimento non troppo riuscito di costruzione di una storia attorno ad un personaggio di successo. Ti stimo fratello riserva poche sorprese agli spettatori e un numero altrettanto esiguo di risate, scatenate, com'è ovvio, dall'impatto che una scheggia impazzita come Jonny Groove ha sul mondo che lo circonda; va dato atto a Vernia e Uzzi di aver tentato di dare tridimensionalità al personaggio di Jonny, regalandogli un passato da Tony Manero, una famiglia molto ingombrante e molto meridionale e delle situazioni che ne mettessero in risalto l'assoluta diversità dal contesto in cui agisce, svincolandosi dalla pura e semplice esaltazione dei tormentoni linguistici di Groove. Giustamente intimoriti dalla possibilità di creare solo uno sketch televisivo espanso nei tempi cinematografici, il duo di autori ha provato a neutralizzare questa paura imbastendo una sceneggiatura ricca di avvenimenti e concatenazioni potenzialmente divertenti, risolvendo però i conflitti più interessanti in maniera troppo semplice e prevedibile e lasciando dei vuoti narrativi fin troppo evidenti. Se il contrasto tra i fratelli viene declinato nella maniera più consueta possibile (dall'abbigliamento al modo di relazionarsi con il mondo), l'interessante spunto sentimentale rappresentato dalla figura di Alice, interpretata da Stella Egitto, che si innamora di Giovanni credendolo Jonny, non è sviluppato in maniera credibile, diventando una solitaria pennellata di rosa in un quadro multicolore. Non mancherebbero l'idee e i caratteristi in grado di impreziosire le battute in copione (buono il comparto dei pugliesi, capitanato da Maurizio Micheli e Carmela Vincenti, rispettivamente il padre e la zia dei protagonisti); ciò che è assente è quell'organicità che dovrebbe tenere in piedi la storia, divertente nei suoi momenti clou, lo scontro degli opposti, ma sostenuta in verità da pochi colpi di scena. Vince il protagonista con la sua riconoscibilità, ma il film evapora dopo poche scene. Piccola parte anche per Diego Abatantuono, proprietario del locale notturno dove Jonny fa sfracelli.
Movieplayer.it
1.0/5