Sembravano due adattamenti impossibili, due imprese difficili da portare a termine. Invece Dune e Fondazione hanno iniziato il loro viaggio su schermo con dei primi passi che lasciano soddisfatti. Del primo abbiamo ora in sala una prima parte in incognito che sta richiamando al cinema una fetta ampia di pubblico, con la speranza di guadagnarsi l'onore e l'onere di proseguire questo viaggio; del secondo Apple TV+ ha distribuito i primi due episodi di una prima stagione da dieci e di un percorso che ci auguriamo possa continuare a lungo. Il primo adattamento lo dobbiamo a Devis Villeneuve, uno che la fantascienza con la F maiuscola l'aveva già annusata in Arrival e Blade Runner 2049; la serie Apple è firmata da David S. Goyer, che ha superato le nostre aspettative.
Guardare al futuro per vedere il presente
C'è un punto fondamentale che accomuna la grande fantascienza: la capacità di guardare al presente attraverso il filtro del futuro, di ragionare su temi e problemi molto terreni e attuali affidandosi all'immaginazione, di mirare lontano per colpire qualcosa di molto vicino. Sia il Ciclo di Dune che quello della Fondazione lo fanno, mettendo in piedi riflessioni che sono storiche, politiche e sociali pur parlando di un futuro remoto e mondi lontani da noi. Sia Frank Herbert che Isaac Asimov hanno questa grande capacità di astrazione nel mettere la loro immaginazione al servizio di questo tipo di analisi contemporanea in storie che restano attuali e vive pur essendo state scritte decenni fa (il primo Dune è del 1965, mentre la trilogia originale della Fondazione risale al 1951-1953), proprio perché puntano così lontano da sfuggire alla gabbia del presente.
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Adattamenti difficili, quasi impossibili
Questa profondità è uno dei motivi che ci hanno sempre fatto pensare ad adattamenti difficili, quasi impossibili, perché queste riflessioni vanno coniugate con una componente spettacolare che lo schermo (piccolo o grande che sia) richiede, e trovare il giusto equilibrio non è impresa da poco: bisogna affrontare i temi senza risultare troppo verbosi, veicolare lo stupore di mondi lontani senza togliere spazio all'umano. Tanto che persino David Lynch aveva fallito nell'adattare Dune (seppur con molte attenuanti produttive) e nessuno aveva ancora provato a portare il Ciclo della Fondazione sullo schermo.
Inoltre alla profondità si aggiunge l'ampiezza. Entrambi i cicli vantano diversi romanzi che ne compongono una storia lunga, complessa, ricchi di luoghi, personaggi e sviluppi complessi. Per fare qualcosa di compiuto non basta un film, e infatti non è bastato, per Dune, non basterà una stagione per Fondazione. Ma sono bastati a capire che "SI. PUÒ. FARE!" tanto per citare un cult del cinema, che anche quei due pilastri delle fantascienza possono trovare una loro forma visiva al pari di quei decenni di cinema di genere che gli sono seguiti, attingendo, omaggiando, citando. Sono stati le basi di tanto che abbiamo già visto e finalmente possono mostrarsi al grande pubblico in tutto il loro immenso splendore.
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Costruire mondi
Molti luoghi, tanti personaggi. Lo abbiamo accennato prima e ci torniamo su per sottolineare l'importanza e difficoltà nel rendere i mondi in cui le due storie si muovono: in Dune troviamo casate e popoli da tratteggiare e caratterizzare, da Casa Atreides e Casa Harkonnen ai Fremen, definendo quelle diversità visive che sono conseguenza delle loro culture, in scenografie e costumi mirabili che ci immergono nei loro mondi. Non dissimile l'operazione necessaria per Fondazione, che sin dall'inizio ci porta su dei Trantor e Terminus credibili e diversi, con l'ulteriore difficoltà in prospettiva di affrontare un intervallo di tempo di un millennio.
Due ottimi esempi di World Building funzionali alle opere da raccontare, due sontuosi esempi di budget cospicui al servizio dello storytelling e non di un mero e vuoto spettacolo. È questa la grande buona notizia che accompagna i due importanti adattamenti di Dune e Fondazione, che il pubblico è pronto a fruire opere complesse nella forma e mature nei temi e si può continuare a investire in tal senso. Ci si chiedeva se con l'adattamento dell'opera di Herbert la fantascienza potesse trovare il suo Signore degli Anelli, l'attualità ci dice che forse ne ha trovati due.