Per molti è già il colpo di fulmine di questa edizione del Festival di Cannes. Dopo la visione di Deux jours, une nuit, c'è chi invoca la Palma d'Oro. I fratelli Dardenne non avrebbero potuto esordire nel concorso meglio di così. Eppure i due cineasti non si scompongono e di fronte a tutto questo entusiasmo ridono compiaciuti dichiarando il loro amore per una protagonista d'eccezione, il premio Oscar Marion Cotillard. Come da tradizione, Deux jours, une nuit è un'opera impegnata, uno spaccato del mondo del lavoro nell'Europa della crisi che spesso mette le persone di fronte a scelte ardue pur di salvare l'impiego. Sandra è un'impiegata che rischia il licenziamento. L'unico modo per conservare il posto è convincere i colleghi a rinunciare al loro bonus, ma in tempi di crisi ogni centesimo diventa necessario. "Ogni giorno, aprendo il giornale, leggiamo notizie di colleghi messi uno contro l'altro e di capi di aziende che premiano i dipendenti capaci di razionalizzare il lavoro" spiega Luc Dardenne. "La nostra protagonista, Sandra, può contare sull'aiuto del marito per chiedere la solidarietà dei colleghi e cercare di conservare il lavoro. Nel suo caso il sostegno del marito la aiuta a non avere più paura né vergogna". Marion Cotillard aggiunge: "Come Sandra, anche io avrei bisogno del supporto della mia famiglia. Nella mia vita ho paura di un sacco di cose. L'amore di un compagno può aiutare a uscire dalla depressione e spronare a darsi da fare nella vita quotidiana e nel lavoro".
Marion Cotillard: il tradimento alla sobrietà
Nel corso di una lunga e celebrata carriera, i Dardenne hanno costruito un cinema solido, rigoroso, senza mai cedere alle sirene del divismo e dello star system. Dopo aver chiamato a recitare in un loro film Cécile De France, stavolta hanno infranto la regola affidandosi a una star internazionale del calibro di Marion Cotillard. A giustificare questa scelta interviene Luc Dardenne: "Marion è un'attrice meravigliosa. Desideravamo lavorare con lei da tanto tempo. Quando l'abbiamo incontrata mentre girava in Belgio Un sapore di ruggine e ossa di Jacques Audiard siamo stati rapiti da lei. Come tutte le grandi attrici, Marion è stata in grado di creare un personaggio incredibile costruendolo a poco a poco durante le prove che facevamo insieme".Per Marion Cotillard l'esperienza sul set dei Dardenne "è stata meravigliosa. Ho accettato la proposta dei Dardenne perché amo il loro cinema, ho visto tutti i loro film. Quando mi hanno chiamato da principio non ci credevo perché per me lavorare con loro era un sogno che non pensavo si potesse realizzare. Sul set, però, non sono stata colta di sorpresa dalla loro precisione e dal fatto che sono esigenti perché vedendo i loro film e avendo qualche esperienza nel mondo del cinema si capisce immediatamente la serietà". A fianco di Marion Cotillard, in Deux jours, une nuit troviamo il belga Fabrizio Rongione, alla quinta collaborazione con i Dardenne. Un'ulteriore conferma del legame che li unisce, come spiega lui stesso sottolineando che "senza i Dardenne io non esisterei. Ho due padri cinematografici molto esigenti. Loro pretendono molto, fanno tante prove e creano un'atmosfera di collaborazione costante sul set".
Il cinema politico dei fratelli Dardenne
Autori militanti, da sempre impegnati in un cinema di denuncia che mette il dito nei mali della società, i Dardenne sono estremamente coerenti nelle loro scelte. Decidere di lavorare, con loro, per alcuni, equivale a prendere una posizione precisa nel dibattito politico, ma non per Marion Cotillard. "Non è quello che avevo in mente quando ho accettato la loro proposta" spiega l'attrice. "Io volevo raccontare una storia sul presente, sulla società, una vicenda importante, ma non trovo che ci sia niente di politico in questo". Aggiunge Jean-Pierre Dardenne: "A noi interessa raccontare in modo semplice e diretto le vicende di persone normali, delle persone che conosciamo, che non hanno grandi ambizioni, ma sono costrette a fare i conti con le difficoltà del quotidiano. Stavolta ci stava a cuore affrontare il tema della solidarietà tra colleghi raccontando una piccola storia per veicolare un messaggio più grande, un messaggio universale". Per quanto riguarda l'aderenza della pellicola con la situazione economica attuale, i Dardenne negano di aver sperimentato una situazione simile a quella vissuta dalla loro protagonista nel mondo del cinema. "Quello che descriviamo è un ricatto e per fortuna non ci è mai capitato di assistere a una situazione simile. Certamente questa crisi non favorisce la solidarietà sociale. Negli anni '60, all'epoca della nascita delle lotte sociali, i lavoratori erano solidali nell'organizzare lo sciopero contro i padroni. Oggi a causa dell'incertezza questo tipo di comportamento è più raro e la solidarietà diventa una scelta morale individuale".Una carriera piena di sfide per Marion
Il premio Oscar non le basta. Marion Cotillard ama superare se stessa e accetta ruoli sempre più difficili ed estremi. Dopo aver imparato il polacco per risultare credibile in C'era una volta a New York, è la volta del cinema sociale dei Dardenne in un ruolo, quello di Sandra, che ha molto in comune con la pellicola di James Gray. "Amo i ruoli complessi" spiega Marion "e scelgo i miei personaggi o i film a cui partecipare quando per me rappresentano una sfida. Sono donne che lottano per sopravvivere e in questa situazione imparano a conoscere se stesse. Sono i sopravvissuti che mi interessano davvero perché le loro storie mi toccano nel profondo e in questo modo imparo a conoscere la condizione umana. Non ho voglia di pensare ai riconoscimenti o all'effetto che la mia interpretazione avrà sulla critica. Questa per me è una forma di protezione. Mi sento molto fortunata perché non avrei mai sperato di ottenere risultati come l'Oscar, ma non penso mai ai premi quando accetto un ruolo".Marion non è solo una delle attrici più di talento del panorama internazionale, ma è anche una delle più belle. Quando le viene chiesto se la sua bellezza è un ostacolo nell'interpretare donne comuni e oridinarie, risponde: "Non penso a me stessa come a una persona davvero bella, ma credo che il mio aspetto fisico si presti facilmente alle trasformazioni. Grazie al trucco posso diventare carina oppure posso imbruttirmi facilmente". Riguardo al suo metodo di preparazione dei personaggi aggiunge: "Non ritengo che sia sempre necessario capire a fondo la psiche del mio personaggio per intero. Nel caso della protagonista di Ruggine e ossa, per esempio, dopo aver fatto delle ricerche ho deciso che i suoi lati oscuri erano fondamentali per il personaggio. Ciò che mi interessa realmente è approfondire i sentimenti delle donne che mi trovo a interpretare per essere capace di diventare davvero quelle persone mettendo da parte la mia identità. Quando arrivo a quel punto non sono io a guidare il personaggio, ma è lui a guidare me".