Dopesick, la recensione: Michael Keaton racconta la crisi degli oppioidi in un toccante dramma corale

La recensione di Dopesick - Dichiarazione di dipendenza, drammatica ricostruzione dell'origine della crisi degli oppioidi interpretata e prodotta da Michael Keaton, dal 12 novembre su Disney+.

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Dopesick - Dichiarazione di dipendenza: Michael Keaton in una scena

La crisi degli oppioidi è un fenomeno tutto americano di cui in Italia si sa ben poco. Grazie alla tenacia della giornalista Beth Macy e alla lungimiranza dell'attore, regista e sceneggiatore Danny Strong, adesso arriva una serie a raccontare l'origine della guerra invisibile che finora ha lasciato sul campo quasi 850.000 vittime. Come rivela la nostra recensione di Dopesick - Dichiarazione di dipendenza, dal 12 novembre su Disney+ con i primi tre episodi, Danny Strong ha deciso di affrontare questo fenomeno che tormenta gli Stati Uniti, concentrato per lo più nelle aree del Midwest e nella Rust Belt, affidandosi al libro non fiction pubblicato da Beth Macy nel 2018, Dopesick: Dealers, Doctors and the Drug Company that Addicted America. Il reportage, frutto di sei anni di ricerche, indagini e interviste nelle aree rurali e minerarie della Virginia, documenta con precisione la dipendenza da oppioidi, diffusasi a macchia d'olio nella regione in seguito alla commercializzazione dell'antidolorifico OxyContin da parte dell'azienda farmaceutica Purdue Pharma.

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Dopesick - Dichiarazione di dipendenza: una foto di scena della serie

Adattare per il piccolo schermo l'indagine di Dopesick richiedeva coraggio e una solida idea narrativa. In otto episodi, Danny Strong costruisce un lucido puzzle che mescola piani temporali diversi cercando di abbracciare la questione da tutti i punti di vista. Fulcro della storia è l'indagine portava avanti dai procuratori della Virginia Rick Mountcastle e Randy Ramseyer nei primi anni 2000 che permetterà di montare il primo caso legale contro Purdue Pharma, arrivando a un patteggiamento nel 2007. In aggiunta a ciò, Danny Strong e il team produttivo riuniscono un cast di altissimo livello che vede coinvolti Michael Keaton, anche produttore esecutivo dello show, Rosario Dawson, Peter Sarsgaard, Michael Stuhlbarg, Will Poulter e Kaitlyn Dever. Il risultato è un prodotto di altissimo livello che si serve di una narrazione avvincente per affrontare un tema di scottante attualità.

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Dopesick - Dichiarazione Di Dipendenza: Kaitlyn Dever e Michael Keaton in una scena

"Il profitto a ogni costo" è il motto che guida le gesta della famiglia Sackler, proprietaria di Purdue Pharma. Dopesick - Dichiarazione di dipendenza svela i retroscena dell'industria farmaceutica e delle sue manovre spregiudicate ai limiti della legalità. Pur mescolando fatti reali a elementi di finzione, il contenuto dello show non può non farci riflettere. Di fronte ad assurde trovate di marketing - sconfiggere il rischio di flessione nelle vendite e di assuefazione dei pazienti aumentando il dosaggio del farmaco - proposte da Purdue Pharma lo spettatore sa che, dietro la spettacolarizzazione a scopo narrativo, c'è una storia vera che ha visto coinvolte tante famiglie distrutte dalla dipendenza. Una luce chiaroscurale avvolge il personaggio interpretato da Michael Stuhlbarg, superbo nel ruolo di Richard Sackler, pecora nera della famiglia. Dietro l'aspetto letargico e la voce fioca, Richard si rivela un fine stratega scippando allo zio il ruolo di presidente dopo aver inventato l'OxyContin basandosi su un unico parziale studio secondo cui "meno dell'uno percento dei pazienti trattati con oppioidi sviluppa dipendenza".

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Dopesick - Dichiarazione di dipendenza: Rosario Dawson in un'immagine della serie

Se Richard Sackler viene rappresentato come una sorta di sovrano inetto che se ne sta seduto sul suo trono/poltrona in compagnia del suo cane, isolato dal resto del mondo, a studiare il modo di aumentare ulteriormente gli introiti miliardari di Purdue Pharma, il braccio operante dell'azienda sono i rappresentanti farmaceutici istruiti a snocciolare a pappagallo slogan e dati per accaparrarsi il maggior numero di clienti tra i medici del Midwest. Ma come vendere agli americani questa colossale truffa che attenta alla loro salute? Basta dichiararsi intenzionati a porre fine all'"epidemia del dolore", ritenuto non solo nocivo, ma perfino immorale, immettendo sul mercato un farmaco che promette meraviglie e minimizzandone gli effetti collaterali.

Una narrazione che esplora la storia da tutti i punti di vista

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Dopesick - Dichiarazione di dipendenza: un primo piano di Michael Stuhlbarg

Se da un lato Dopesick mette il pubblico a conoscenza delle pratiche scorrette di un'industria farmaceutica che usa menzogna e corruzione come armi per assicurarsi il massimo profitto, la controparte sono le vittime innocenti di tali manovre. Lo show, girato rigorosamente on location per rafforzare il senso di realismo, racconta le vicende di una cittadina mineraria della Virginia e della gente semplice che lavora per sbarcare il lunario travolta dalla crisi degli oppioidi. Michael Keaton interpreta il Dottor Samuel Finnix, un medico all'antica, di quelli che antepongono l'umanità alle ricette, convinto a somministrare l'OxyContin come antidolorifico da un rappresentante giovane ed entusiasta interpretato da Will Poulter. Finnix sarà testimone del lento processo di autodistruzione della sua comunità a causa della piaga della dipendenza.

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Dopesick - Dichiarazione Di Dipendenza: Kaitlyn dever e cleopatria Coleman in una scena

Nel suo crudo racconto crudo dell'impatto della crisi degli oppioidi sulla provincia americana, Dopesick assolve anche a scopi didattici svelando importanti retroscena e facendo chiarezza sul motivo per cui l'epicentro della crisi è ancora oggi il Midwest. L'area a vocazione mineraria e industriale è il luogo più adatto in cui immettere nel mercato nuovi antidolorifici per via dell'alta percentuale di individui soggetti a incidenti sul lavoro. Ed è esattamente ciò che Purdue Pharma farà. A smascherare i calcoli e le malefatte dell'azienda ci pensano le inchieste incrociate condotte da Peter Sarsgaard e John Hoogenakker nei panni di Rick Mountcastle e Randy Ramseyer, che offrono una performance piena di umanità, calore e, nel caso di Hoogenakker, anche un pizzico di humor, e quella che vede Rosario Dawson nei panni di un'aggressiva dirigente della DEA che sacrifica vita privata e matrimonio per combattere la piaga della tossicodipendenza.

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La varietà nella struttura narrativa finalizzata alla denuncia sociale

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Dopesick - Dichiarazione di dipendenza: un primo piano di Peter Sarsgaard

Una struttura narrativa tentacolare, supportata da un sapiente montaggio e da un ritmo vivace, permettono a Dopesick di veicolare un messaggio importante grazie a una confezione coinvolgente. Costruito come un thriller, lo show semina lungo i suoi otto episodi scene madri, dettagli significanti, colpi di scena e ganci che appassionano lo spettatore all'indagine che funge da filo conduttore e al destino dei personaggi. Personaggi che, nonostante la cospicua presenza numerica, vengono ritratti con profondità e dignità grazie all'attenta scrittura di Danny Strong e alle interpretazioni eccellenti tra cui svettano l'umanissimo medico di Michael Keaton, il cui personaggio subisce l'evoluzione più evidente, la grintosa Rosario Dawson e l'ottimo Michael Stuhlbarg, l'unico a travalicare una performance puramente naturalistica trasformando il suo imprenditore in un concentrato di tic, isolamento e ambizione smodata.

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Dopesick - Dichiarazione di dipendenza: un primo piano di Peter Sarsgaard

Alla ricchezza dei caratteri si aggiunge la varietà delle ambientazioni: all'opulenza dei palazzi dei Sackler si contrappongono le modeste case di legno dei minatori, alla crudezza dei sobborghi, dove finiscono molti tossicodipendenti, l'atmosfera asettica degli uffici di procura, tribunali e DEA. È chiaro che, al di là della confezione curata e appassionante, Dopesick porta avanti una tesi precisa. Per Danny Strong, i colpevoli della crisi degli oppioidi hanno un nome e cognome. L'autore non si tira indietro nel denunciare le malefatte di Purdue Pharma indicando nella figura di Richard Sackler il vero villain della storia. Al tempo stesso, la scelta di dedicare al personaggio maggior tempo filmico rispetto agli altri permette allo spettatore di intuirne il background fornendo una sorta di giustificazione alle sue malefatte. Il fatto che Sackler ci attragga così tanto, colpa (o merito) della straordinaria performance di Stuhlbarg, e l'uso di parrucche e scelte di makeup che virano verso il grottesco (specie dalle parti della famiglia Sackler), sono le uniche note stonate a fronte di uno show che ci invita ad aprire gli occhi su una delle realtà più drammatiche del nostro tempo.

Conclusioni

Una pagina di televisione complessa, firmata da Danny Strong, come sottolinea la nostra recensione di Dopesick, fa luce sulle origini della crisi degli oppioidi. Star come Michael Keaton, Peter Sarsgaard, Rosario Dawson e Michael Stuhlbarg si producono in eccellenti performance mettendosi al servizio del racconto di una piaga dolorosa che tormenta ancora oggi gli USA. Dietro la confezione accattivante si nasconde una coraggiosa presa di posizione contro l'industria farmaceutica e il suo lato oscuro.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • La struttura narrativa articolata abbraccia punti di vista diversi fornendoci una visione esaustiva della storia.
  • Danny Strong riesce a costruire una confezione accattivante per lanciare un messaggio importante.
  • Un cast in stato di grazia.
  • L'impegno civile unito alla cura formale del prodotto possono svolgere una funzione didattica oltre che di intrattenimento.

Cosa non va

  • Alcune scelte di make up e look virano verso il grottesco rendendo l'invecchiamento di alcuni personaggi poco credibile.
  • Lo spazio dedicato al villain Richard Sackler unito all'interpretazione di Michael Stuhlbarg ce lo rendono quasi simpatico.