Non si vedeva da un po' così tanta gente al Lido di Venezia e a richiamarla è stata senza dubbio la presenza di Harry Styles, cantante e attore coprotagonista del film di Olivia Wilde Don't Worry Darling, dove recita insieme a Florence Pugh e Chris Pine. La pellicola è stata presentata fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia ed è innegabile che abbia fatto parlare parecchio di sé, anche per la pesante assenza durante l'attività stampa dell'attrice protagonista dopo le voci di tensioni tra il cast. La storia è quella di Alice e Jack, una coppia che vive in una cittadina sperimentale, in una comunità, fortemente assimilabile all'estetica degli anni sessanta, dove la felicità sembra non abbandonare mai la vita quotidiana. Vediamo perfette casalinghe e mariti devoti al propio lavoro, coinvolti in un progetto segreto di cui nessuno può parlare, ma la calma apparente del luogo sembra ad un certo punto incrinarsi quando sembrano tornare alla mente sprazzi di qualcosa di sinistro. Ovviamente la conferenza stampa del film è stata una dei momenti più attesi di questa intensa giornata. Regista e cast hanno infatti parlato del lavoro e delle ispirazioni che ci sono dietro questo film.
La costruzione di Victory
La cittadina di Victory è sicuramente un luogo tanto colorato quanto inquietante: ci viene presentata come un'oasi nel deserto, strappata alle forze della natura, ma fin da subito se ne percepisce un lato oscuro. Olivia Wilde ha così parlato delle ispirazioni dietro le scelte visive: "Mi è sempre interessata l'iconografia degli anni '50 e '60, la musica e il cinema di quell'epoca e abbiamo pensato fosse il modo migliore per progettare il mondo di Victory. Con la sceneggiatrice, Katie Silberman, ci interessava concentraci sul fatto che ci fosse questa felicità per pochi. Con questo film tutto è una metafora, il paradosso di Victory è che tutto quello che è bello è anche sinistro." Ma non è solo l'aspetto a rendere questo luogo immaginario non così perfetto come sembra: "È un mondo che si basa su molte esperienze reali, per esempio il Manhattan Project, c'è una grande iconografia fascista, parliamo infatti del potere e dell'abuso di potere. Il caos viene descritto come qualcosa di distruttivo mentre dall'altra parte abbiamo l'ordine e la bellezza e questo fa parte di un'ideologia quasi dittatoriale. Vedo questo come un film che parla di oggi, ma non ha un vero tempo. Credo che porterà a dibattiti e riflessioni, le persone si faranno domande sul ruolo delle istituzioni. È intrattenimento ma vogliamo creare un dibattito, pensiamo che le rotture siano fondamentali per la nostra società."
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Attore e musicista, due mestieri diversissimi
Harry Styles ha prima di tutto parlato del suo ruolo in questo film, quello di un marito all'apparenza devoto a famiglia e lavoro: "Credo che sia divertente rappresentare un personaggio che è in un mondo ma che invece appare così perfetto. Devo riconoscere che sul set ho potuto fare cose divertenti, ad esempio guidare macchine pazzesche. Il mondo di Victory è stato costruito in modo così realistico che potevamo fare finta che fosse reale. Credo che alla fine tutti noi viviamo in una versione della nostra bolla protetta, credo che quello che è il messaggio del film sia questo: a cosa possiamo rinunciare per fare la cosa giusta e uscire dalla bolla? Molti di noi ignorano cosa succede nel mondo, come in Victory e non dovremmo."
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Immancabile la domanda sui suoi tanti talenti: "Personalmente credo che musicista e attore siano due ruoli opposti, fare musica è un'attività molto personale mentre ci sono molti aspetti del mestiere dell'attore che ci portano a pensare a cose personali ma interpretando qualcun altro. In qualsiasi modo vedere il mondo con lenti diverse può aiutare la creatività anche se le due cose si differenziano. Mi sento fortunato perché il mio lavoro mi permette di fare qualcosa che mi piace e diventare l'attore mi ha consentito di esplorare due cose che amo fare. Per il futuro cerco di non guardare troppo avanti. È divertente poter essere in entrambi i mondi e vedere come interagiscono."
Il linguaggio di un leader
Chris Pine, dal canto suo, ci regala un personaggio tanto affascinante quanto inquietante, un leader manipolativo e senza scrupoli: "La cosa fondamentale è il linguaggio. Tutti questi tipi di leader utilizzano il linguaggio come un'arma. Frank non si basa su nessun personaggio storico in particolare, ma la sua figura si associa alla bellezza e all'ottusità: crea una rete con delle parole e queste parole hanno effettivamente un senso. Ad esempio c'è una scena in cui incito le persone ad una festa, con un fervore messianico che ricorda quasi Hitler." L'attore ha poi continuato dicendo: "La cosa sorprendente è che non è molto diverso dalla realtà, perché all'epoca era un modo di vivere. Non è stato necessario fare troppo gli attori, perché le persone sembrano reali in quello che poteva essere il nostro mondo. Il film mostra le cose belle che però hanno anche un lato oscuro. Interessante è vedere cosa c'è di somigliante e di intimo tra il nostro mondo e Victory"