Volendo analizzare la contorta e imprevedibile strada che permette ad un film di uscire dalla sua gabbia di insuccesso e lo conduce verso il suo status di film culto, ci si troverebbe ben presto ad abbandonare l'impresa ed accettare l'idea di base che l'imboccatura di quella strada non può essere trovata volontariamente. La serie di caratteristiche che consentono l'accesso a questo intricato percorso verso la leggenda sono vaghe e indefinibili, e per di più inutili, perchè il possederle non è sempre condizione sufficiente per accedere allo status di mito. E' spesso il caso (o vogliamo chiamarlo fortuna?) a fare da collante tra loro, rendendole salde e riconoscibili dall'esterno e permettendo al mondo di poter riconoscere il potenziale cult.
Per il regista Richard Kelly il viaggio lungo la strada del successo personale era iniziato, come sembra capitare regolarmente ai futuri cult, con una brusca frenata: nonostante una buona spinta iniziale (la partecipazione di qualche nome noto al film, tra cui Drew Barrymore in qualità di attrice e coproduttrice, e la segnalazione per il Sundance Festival), le prime proiezioni all'inizio del 2001 furono accolte molto negativamente. Il Sundance rifiutò il film e il botteghino nell'ottobre dello stesso anno confermò il trend iniziale (complice un'uscita troppo a ridosso della tragedia dell'11 Settembre): Donnie Darko aveva chiuso la sua scalata al successo dopo appena un paio di passi stentati.
Per Kelly fu un duro colpo. I suoi progetti per il futuro ridimensionati in numero e misura dovettero fare i conti con la consapevolezza di dover trovare necessariamente un prodotto più commerciale per permettere al mondo del cinema di dimenticare il suo per niente esaltante avvio in quella carriera, ma ogni strada tentata finiva per non portare a nulla e si interrompeva bruscamente prima di concretizzarsi.
Fu in questo scenario di fallimento e depressione che il regista si trovò a dover affrontare la scalata verso il successo che il suo film aveva iniziato da solo, senza l'aiuto di nessuno, se non forse la poteza dei nuovi mezzi di comunicazione mondiali.
Nell'Ottobre del 2002 la prima londinese di Donnie Darko riservò la prima inaspettata sorpresa: ad attendere il film, Kelly non trovò solo un inatteso numero di curiosi, ma anche un miracoloso gruppo di consolidati fan! Il tam tam telematico di Internet aveva fatto il suo lavoro e il dvd del film lo aveva preceduto all'estero, complice gli e-shop americani, da Amazon in giù.
Ma l'accoglienza regale e l'interminabile serie di incontri con una interessata stampa inglese furono solo l'antipasto di quanto sarebbe successo nei mesi successivi.
Le vendite e il noleggio del DVD continuarono a crescere ed è forse questo il momento in cui le caratteristiche particolari del lavoro di Kelly hanno avuto la loro parte nella crescita esponenziale di interesse per il film: la sua impostazione criptica, la necessità di ottenere informazioni aggiuntive per comprendere ogni aspetto dell'intricata trama, la colonna sonora curata, il perfetto mix di elementi diversi e atmosfere ipnotiche, hanno portato al fiorire di siti internet dedicati al fenomeno Donnie Darko, con conseguenti comunità virtuali incentrate su di esso, che ha portato il film a stabilizzarsi tra le prime cento posizioni nella classifica dei film migliori di tutti i tempi su un sito potente e popolare come l'Internet Movie DataBase.
Il passo finale di questa incredibile avventura consiste nella presente rivincita di Kelly, che dopo il disastro iniziale e la difficoltà di trovare i mezzi per portare avanti un altro progetto si è potuto permettere di portare di nuovo il suo Donnie sugli schermi, in una edizione ampliata e ritoccata che non farà che accrescere la notorietà del film in tutto il mondo.
E intanto lo aspettiamo al lavoro sul suo prossimo progetto, il musical Southland Tales, ambientato nel 2008 con la partecipazione di Sarah Michelle Gellar, Jason Lee e Kevin Smith .