Che non si dica che al Roma Fiction Fest non si pensa alle donne. Un protagonismo tutto al femminile è al centro di due dei piloti che più hanno incuriosito il pubblico della kermesse: Wilma e Donne in panchina. Oltre alla predilezione per la forza e l'ironia tipiche della donna contemporanea, le due serie hanno in comune l'approccio comico a vicende del tutto quotidiane, nel primo caso il lavoro, nel secondo la maternità.
Wilma, interpretata da Debora Caprioglio, è una donna in carriera iper organizzata, che deve porre rimedio allo sfacelo finanziario di un centro benessere popolato dai più improbabili collaboratori: una centralinista dark, un massaggiatore un po' troppo new age, un cuoco che prepara solo cibi pieni di grassi. All'apice di questa sgangherata società c'è la contessa Katia Ricciarelli, circondata dai suoi nipoti che, come è facile da prevedere, non sono certo esempi di normalità.
Durante la puntata pilota abbiamo avuto un assaggio della struttura degli sketch, in cui la Caprioglio, autodefinitasi "una sorta di signorina Rottermaier", si oppone all'anarchia generale, e anche ai corteggiamenti del nerboruto autista russo. Proprio le gag incentrate sul personaggio di Sergio offrono alcuni tra i momenti più divertenti della puntata, e altrettanto piacevole risulta l'interpretazione della Ricciarelli che, mostrando grande autoironia e capacità di giocare con se stessa, dà vita a una Teodora Parini in Montalto di Muschiat sicuramente eccessiva negli atteggiamenti e nei modi, ma in una maniera sempre simpatica e scanzonata.
Un altro volto noto di sicuro gradimento alla platea televisiva è quello di Fioretta Mari che, con il consueto piglio autoritario, saprà dispensare alla nipote Wilma utili (a loro modo) consigli di vita, tra un torneo di burraco e l'altro. Un ulteriore spunto interessante offerto dal lavoro del regista Adelmo Togliani è l'impietosa parodia di certi personaggi dello show business e delle loro adoranti fan, e di come le reciproche opinioni potrebbero cambiare nel caso di un incontro fortuito. Nonostante la simpatia di molti elementi, alcune gag risultano ancora un po' farraginose e qualche personaggio stenta ad ingranare: ma non si tratta di difetti che non possano essere corretti in corso d'opera, nel caso in cui la serie trovi modo di proseguire in futuro.
Le brave protagoniste sanno dare vita ad un quadretto disincantato e ironico dell'essere madri, mettendo sul piatto della bilancia i pro e i contro della propria situazione rimanendo sempre alla larga dallo stereotipo. Se le donne in questione, nonostante la frustrazione, riescono più o meno a rimanere in carreggiata, anche grazie all'arte di arrangiarsi usata nelle sue forme più paradossali (come un fantomatico sciroppo per la tosse che, invece di sortire meravigliosi effetti calmanti sugli infanti, viene utilizzato per sedare la stressata genitrice), gli uomini non se la passano tanto meglio delle controparti femminili. Come il padre single, simpaticamente viscido, che "si è fatto un sacco di storie, alla faccia della sua ex moglie", e il "mammo" interpretato da un Lillo Petrolo con l'invidia dell'utero. "Diciamo la verità, in una fiction un bello serve sempre, per questo hanno chiamato me. Ma io non sono solo un corpo, basta! Io sono un attore!", ha scherzato simpaticamente il comico.
La capacità di non prendersi sul serio e di saper vedere sempre il lato meno banale ed evidente delle cose è la carta vincente di Donne in panchina, un gradevole esperimento che saprà far ridere le donne, che si riconosceranno nei drammi e nelle angosce delle protagoniste, e anche gli uomini, per cui le loro chiacchierate potrebbero essere illuminanti.