Chi segue le vicende professionali di Joss Whedon sa già che le buone notizie sono sempre molto rare, e quando ci sono spesso si accompagnano a news meno piacevoli. E' ovviamente questo il caso di Dollhouse, serie sfortunata che - e questa è la buona notizia - ha dimostrato con questo inizio di seconda stagione di essere in una fase crescente dal punto di vista creativo e qualitativo: gli episodi Instinct, Belle Chose e Belonging non solo sono l'ennesima prova della flessibilità che si cela dietro al complesso concept della serie, ma anche esempio di notevole fattura tecnica e artistica per quanto riguarda regia, scrittura e anche recitazione. La brutta notizia è che questa crescita qualitativa è accompagnata da un preoccupante, e probabilmente inarrestabile, calo degli ascolti, con numeri perfino inferiori a quelli già tristemente preventivati al momento della riconferma della serie per il secondo anno. Da qui la decisione di sospendere temporaneamente la messa in onda fino a dicembre, quando si riprenderà con due episodi a sera fino a Natale, e poi chissà...
I motivi di questi pessimi risultati in termini di ascolti sono numerosi - magari cercheremo di analizzarli meglio al termine di questa, presumibilmente ultima, stagione - ma una cosa è certa, Dollhouse non è una serie "facile" e soprattutto al contrario della maggior parte dei prodotti medi di oggi (basti pensare ai tantissimi franchise del genere crime) non è una serie che permette di familiarizzare con i suoi personaggi o con i suoi temi, vista la sua camaleontica essenza. I tre episodi trasmessi recentemente esprimono perfettamente questo concetto attraverso stili e temi sempre differenti che hanno come unico punto in comune la base di partenza e delle lievi sottotrame che procedono lentamente e sottotraccia e che probabilmente veicoleranno insieme negli episodi finali.
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E' qui particolarmente interessante come la dirigente della Dollhouse, Adelle DeWitt, sia palesemente scontenta di doversi occupare di un simile caso, ma allo stesso tempo costretta a prendere atto del parallelo che emerge tra il destino delle vittime del killer e quello dei suoi active.
![](https://movieplayer.net-cdn.it/t/images/2009/10/09/dollhouse-dichen-lachman-e-vincent-ventresca-nell-episodio-belonging-133789_jpg_375x0_crop_q85.jpg)
Al fianco dell'ottima Lachman, si fa notare anche Vincent Ventresca, nei panni di un dirigente della Rossum Corporation, che riesce a rendere perfettamente ripugnante. Ma compare in Belonging, in un piccolo ruolo, un'altra guest star d'eccezione, il grande Keith Carradine, che con ogni probabilità ritroveremo nel prosieguo della stagione.
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Continua inoltre il percorso di Echo/Caroline, active anomala che riesce a trattenere tracce emotive di tutte le vicende che il suo destino di doll la porta a vivere, e che si prepara, in maniera più o meno inconscia, ai terribili eventi a venire.
Se ne accorge in questa fase anche il suo ex handler - ora responsabile della sicurezza della Dollhouse - Boyd Langton, il quale, come Paul Ballard, non sembra avere la minima intenzione di ostacolarla. Che il nemico più pericoloso per Echo sia proprio la stessa Fox?
Movieplayer.it
4.0/5