Per un giovane scrittore con un solo romanzo all'attivo vedere la propria opera trasformata in un film è un sogno che si realizza, soprattutto se per sbarcare il lunario fa le pulizie in un obitorio. In Dolceroma di Fabio Resinaro, Andrea Serrano (Lorenzo Richelmy) vede spalancarsi le porte del cinema grazie al produttore Oscar Martello (Luca Barbareschi), che, colpito dalla copertina del suo libro, decide di produrlo. Feste, attrici bellissime, tra cui Jacaranda Ponti (Valentina Bellè), scelta come protagonista, grandi speranze. Peccato che tutto sia distrutto dal regista (Luca Vecchi), scelto per motivi politici, che finisce per rovinare la pellicola. Per salvare il film dal disastro c'è dunque una sola cosa da fare: mettere su una campagna di marketing epica. Per farlo Andrea e Oscar decidono di far credere che la Camorra voglia rapire la protagonista: ma presto dalla finzione si passa ai fatti. Fuoco, katane, sparatorie e scene d'azione: Dolceroma è la versione pulp di La Grande Bellezza.
Diretto da Fabio Resinaro, con Luca Barbareschi mattatore assoluto (oltre che produttore), il film, di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Dolceroma, è una botta di energia per il cinema italiano: pur con i suoi difetti è infatti un tentativo di fare del cinema diverso, che non ha paura di mescolare i generi e provare a essere spettacolare. Guardando la pellicola sorge spontanea una domanda: ormai bisogna davvero inventarsi numeri da circo per creare interesse su un film? Il cinema sta messo così male? Lo abbiamo chiesto ai protagonisti del film e al regista Fabio Resinaro, che ci ha detto: "Il mio interesse è fare dei film che vorrei vedere: questo viene prima di tutto. Per me quindi non è una strategia di marketing creare un mix di generi e questo grande circo per portare la gente al cinema: spero che questo tipo di linguaggio sia interessante per la gente come lo è per me."
Secondo Lorenzo Richelmy invece: "Secondo me la situazione è disperata se pensiamo che questo sia un film così assurdo: siamo così poco abituati a vedere queste cose che se arriva Barbareschi con la katana già dici vabbè allora... Allora andiamo a Caltanissetta e raccontiamo una friggitoria. Dobbiamo fare solo storie così? Per me è normale vedere due personaggi che si scontrano con le katane, mi piace, anzi ti ascolto più volentieri. Se invece mi parli della friggitoria di Caltanissetta forse no, ma perché probabilmente è un film che ho già visto. Secondo me in questo c'è uno scontro generazionale, che poi è anche uno dei temi del film. È un argomento che mi sta a cuore, perché le generazioni più giovani in questo momento sono quelle che soffrono di più lo scontro con il vecchio che non si muove, sta lì, non cambia e non dà spazio ai giovani perché non sanno niente e sono piccoli. Quindi viva i film che fanno vedere cose diverse."