C'è forse ancora spazio per il medical drama all'italiana nella TV generalista e lo valuteremo in questa recensione di DOC - Nelle tue mani, serie "ospedaliera" con Luca Argentero in onda dal 26 marzo per quattro serate ed 8 episodi, in attesa del finale in programma il prossimo autunno, appena riprenderanno la lavorazione. Passare in un batter d'occhio da medico a paziente con la violenza di un tentato omicidio che ti porta via 12 anni di memoria e di vita: questo il succo della serie DOC. Nelle tue mani, dove Andrea Fanti (Luca Argentero), primario tanto bravo quanto gelido nei modi, sopravvive al colpo alla testa sparato dal padre di un paziente morto, forse, per negligenza.
DOC si ispira alla storia vera del dottor Pierdante Piccioni ed ai suoi libri Meno Dodici e Pronto Soccorso editi da Mondadori ma da questi poi si distacca per creare una serie che vuole aspirare a quel mix di matrice americana tra racconto realistico, un pizzico di macro-tensione e un tocco di dramma sentimentale, il tutto però condito da ingredienti Made in Italy. Vuole mettere tutte le sue carte in tavola da subito DOC, tutti gli elementi sopracitati e nel farlo pecca di bulimia anche se potrebbe essere ancora troppo presto per dirlo. Il dottor Fanti di Luca Argentero acquista credibilità man mano che passano i minuti e questo è un segnale positivo che però viene spesso contrastato dalla volontà degli sceneggiatori di creare già troppi risvolti in una storia che, ispirandosi proprio ad un fatto realmente accaduto, era già carica di spunti e interessante di per sé: l'idea che si debba ricominciare daccapo e fare i conti, nuovamente, con dei dolori già elaborati, dei traguardi già superati, i figli grandi, un divorzio che non ci ricordiamo di aver voluto. Resta la necessità di creare appeal nello spettatore della prima serata di Rai1 che è esigente e si aspetta una tensione alta e i prossimi episodi potrebbero invece riprendere un ritmo più rilassato e riflessivo invece che cercare costantemente il colpo di scena
Come Dr. House
La prima volta che facciamo la conoscenza con Andrea Fanti, è già nel post incidente quando, in sala d'attesa del policlinico ambrosiano, capisce con poche domande e un'attenta osservazione da che cosa è affetto un bambino arrivato al pronto soccorso. Per chi conosce bene i medical drama, è subito déjà vu con un atteggiamento che evoca Hugh Laurie e il suo burbero ma illuminato Dr. House. Nonostante questo sia un inevitabile e sicuramente voluto riferimento, è un buon artificio per permetterci di entrare velocemente nel mondo di questo dottore, un tempo temuto primario e ora paziente miracolato. Segue questo filo conduttore poi la serie per mostrarci l'antefatto, il prima dello sparo. "Io sono il medico, lei la paziente, io decido, lei fa quello che dico io" una frase che sintetizza l'approccio di Fanti, zero empatia, solo fatti e la cura adeguata. Non si fa in tempo a chiedersi del perché sia così gelido nel rapportarsi con pazienti e i poveri specializzandi che arriva il twist thriller della negligenza medica, di carte occultate, di qualcuno che ha un errore da nascondere. Ed è proprio quell'errore a rimanere sotterrato in quei ricordi che Fanti non ha più dopo esserne diventato seppur innocente, il colpevole, ed esserci quasi morto. Nell'assistere a queste scene che esulano dal medical drama, non possiamo non interrogarci sul perché siano state ritenute necessarie quando nella vicenda reale che ha ispirato la serie, il medico aveva subito "soltanto" un incidente.
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Atmosfere alla Grey's Anatomy
Esula dalle atmosfere e dalle impostazioni dei medical drama che lo hanno preceduto Doc, come il più recente L'Allieva o un cult italiano come Un medico in famiglia. La risposta al perché di questo allontanamento e alla domanda sospesa sulla virata thriller si cela negli obiettivi e nei riferimenti che la serie si pone che partono da E.R. - Medici in prima linea e finiscono con Grey's Anatomy. Basti pensare che di episodi come quello pilota di DOC con sparatoria annessa, ne è pieno lo show creato da Shonda Rhimes. Se questo aspirare a serie di eccellenza è un aspetto a favore di DOC poiché solo puntando in alto si può alzare l'asticella, il rovescio della medaglia è una concreta difficoltà ad immaginarsi come reale e "policlinico" un ospedale così architettonicamente eccellente con tanto di scalinata in stile, per l'appunto, Grey Sloan Memorial Hospital. Che sia proprio il filone romantico e sentimentale invece a risollevare le sorti della serie?
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Colpi di scena e il risveglio
È proprio dopo il risveglio che DOC si concentra sulle sue qualità più melodrammaticamente italiane: impossibile non sentirsi coinvolti dall'emotività quando si assiste alla presa di coscienza di Andrea di quei 12 anni persi. I ricordi necessari ad Andrea gli vengono restituiti uno alla volta come delle coltellate ed è facile intuire come sia arrivato ad essere quello che era prima dell'incidente.
Più che ricordi ritrovati dei veri e propri colpi di scena che rappresentano i punti alti di DOC. Due personaggi oltre a quello di Argentero poi promettono spunti interessanti: la Giulia della coinvolta ed appassionata Matilde Gioli che dovrà fare un percorso parallelo di rinascita e Riccardo(Pierpaolo Spollon), specializzando con un segreto, forse intuibile ma che attira l'attenzione.
Ricominciare daccapo
Se il primo episodio si concentra totalmente sullo spiegare il prima (con annessi complotti da svelare) e il subito dopo e dal secondo episodio, Selfie, che la vita di Andrea prende la sua nuova piega. Il suo medico decide di ricoverarlo nel reparto di Medicina Interna, proprio quello dove Fanti ha lavorato per 12 anni, proprio per favorire un possibile ritorno di memoria. A seguirlo nella riabilitazione proprio la sua Giulia che lo riscopre forse con quell'entusiasmo e quell'empatia che non aveva mai conosciuto. Da sottolineare il confronto tra il dottore-paziente e il suo compagno di stanza, un poco più che adolescente. Le dinamiche tra i due alleggeriscono il percorso del dottore e aiutano a far scorrere la narrazione. La regia di Jan Michelini infatti, ha un tocco corale e dal ritmo riflessivo ma energico e questo aspetto non può che giovare alle possibili evoluzioni della serie. Nell'assistere al cambiamento del dottore e di chi gli sta intorno, nutriamo buone speranze per i futuri episodi di Doc - Nelle tue mani. La storia del dottor Pierdante Piccioni, da cui ricordiamo è tratta la serie, ha dell'incredibile. L'uomo infatti è tornato sui libri e in reparto per poter di nuovo essere e fare il medico ed oggi è nuovamente un primario, pur avendo incominciato letteralmente daccapo con l'aggiunta della fisioterapia e di un cervello maltrattato.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di DOC, i primi due episodi, con grandi aspettative per l’evoluzione della serie che ha il pregio e il difetto di volersi porre, come punto di arrivo, medical drama del calibro di Dr. House e Grey’s Anatomy. Il voler riempire il piatto di piani narrativi, colpi di scena, registri, risulta bulimico e confusionale ma al tempo stesso altrettanto audace da far sperare nei prossimi episodi. Fa sempre bene fare un passo al di là di ciò che sappiamo già fare e ben vengano i tentativi di superare le fiction ospedaliere e dare il benvenuto ai medical drama.
Perché ci piace
- Argentero riesce bene a condensare il vecchio e il nuovo del suo personaggio.
- Si ispira ad una storia vera che emoziona e coinvolge.
- Fa un passo verso il modello americano, scelta apprezzabile.
Cosa non va
- Pecca di troppi elementi di matrice americana sul piatto e di un mix di generi difficile da controllare.
- Ambientazione e relazioni, emulanti un modello non italiano, possono mancare di credibilità.