Quello supereroistico è uno dei generi più di successo in assoluto, tanto al cinema quanto in TV. Recentemente la tendenza, specialmente per quanto riguarda le serie TV, è quella di rappresentare una versione più dark e cinica del mondo dei supereroi - ad esempio The Umbrella Academy di Netflix, e The Boys, di Amazon Prime - creando personaggi certamente non positivi che per quanto possano attrarre un vasto pubblico, certamente non sono create per i giovanissimi. In questa recensione di Dion vedremo come invece questa nuova serie TV Netflix vada un po' in controtendenza e sia pensata proprio per le famiglie, reinterpretando la più classica delle origin story per insegnare a grandi e piccini temi come l'accettazione di se stessi e, soprattutto, del diverso.
Seppur non privo di difetti, come vedremo il ritmo della narrazione non è sempre omogeneo e alcune soluzioni risultano piuttosto ingenue, Dion è comunque un buon prodotto che non dovrebbe perdersi tra le innumerevoli nuove uscite del colosso dello streaming.
Una origin story con un protagonista inaspettato
Com'è da tradizione anche Raising Dion, questo il titolo originale, è tratta da un fumetto - scritto da uno dei creatori della serie, Dennis A. Liu - e si incentra sul momento più importante della vita di un supereroe, quello dell'acquisizione dei propri superpoteri e del faticoso percorso per controllarli. A differenza della maggior parte delle storie di questo tipo, però, il protagonista di questa serie è Dion, un bambino di otto anni che improvvisamente sviluppa capacità straordinarie che mandano lui e sua madre, che è ben partecipe di quanto accade al figlio e non ne viene tenuta all'oscuro, in totale confusione. Nicole (Alisha Wainwright), che dalla misteriosa scomparsa del marito Mark (Michael B. Jordan) è costretta ad occuparsi da sola del figlio Dion (Ja'Siah Young), un giorno si ritrova a dover affrontare la nuova natura del suo bambino - che pare legata alla morte del padre - aiutandolo a gestire forze più grandi di lui e a combattere un terrificante e crudele nemico.
Ad accompagnarli nelle loro avventure una pletora di comprimari: la sorella di lei Kat, il migliore amico di Mark, Pat (Jason Ritter), che diventa una sorta di mentore per Dion, e gli scienziati di Biona, compagnia che vorrebbe salvare il pianeta dal cambiamento climatico ma che forse nasconde secondi fini. Anche ai più piccoli viene dato moltissimo spazio: i compagni di scuola del protagonista diventano una presenza sempre più importante nella narrazione, in particolare la giovanissima Esperanza (Sammi Haney), la migliore amica disabile di Dion.
Un cast convincente
Le scelte di cast per questa serie sono senza dubbio azzeccate: se il protagonista dimostra, soprattutto all'inizio, di essere un po' alle prime armi, la bravura di chi gli sta attorno aiuta a percepire meno la sua inesperienza. Tra tutti Alisha Wainwright è quella dall'interpretazione a nostro parere più convincente, riesce infatti a mettere in scena la ricchissima gamma di emozioni provate dal suo personaggio, dalla disperazione per la perdita del marito alla preoccupazione per la nuova situazione che deve affrontare da sola, passando per l'orgoglio per i progressi compiuti da suo figlio, fino al coraggio rabbioso di chi farebbe qualsiasi cosa per proteggerlo. Menzione d'onore va data a Michel B. Jordan, pur in un ruolo meno centrale del solito, riesce comunque a dar sfoggio delle sue qualità d'attore e a catalizzare su di sé l'attenzione nei momenti in cui è in scena.
Una serie per grandi e piccini
La serie nel suo complesso funziona piuttosto bene, su questo non c'è dubbio, ma come vi dicevamo il ritmo è spesso altalenante e certe soluzioni narrative risultano piuttosto ingenue. Le scelte dei personaggi e le loro reazioni non sempre sono del tutto credibili e alcuni dei conflitti si risolvono molto più facilmente di quel che si potrebbe prevedere. Certo, in una serie di questo genere questi non sono necessariamente difetti gravi, ed è facile passarci sopra durante la visione. Nella parte conclusiva della stagione poi, una serie di colpi di scena e ribaltamenti aggiungono un po' di pepe ad un plot che ci aveva dato l'impressione di essere un po' troppo prevedibile, rendendo il finale piuttosto inaspettato.
Perché guardare Dion? Perché pur essendo una serie pensata prevalentemente per un pubblico giovane può comunque essere apprezzata da spettatori di tutte le età. Il tema principale, quello dell'accettazione del diverso, viene declinato nelle sue numerose sfumature ed è reso comprensibile anche ai più piccoli, che come Dion si approcciano per la prima volta a determinate problematiche. I protagonisti di questa storia sono tutti a loro modo dei supereroi: da Nicole, che cresce suo figlio da sola superando la perdita del marito, fino all'amica Esperanza, che fa della sua disabilità un superpotere tutto personale. I personaggi di questa serie ci insegnano che accettando l'altro e affrontando insieme le difficoltà della vita, tutti i mostri, anche quelli più spaventosi, possono essere sconfitti.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Raising Dion ribadendo come questa serie sia adatta a spettatori di tutte le età. L’origin story che ha per protagonista il piccolo Dion va un po’ in controtendenza rispetto ai prodotti televisivi a cui le piattaforme streaming ci hanno abituato di recente, e per questo meriterebbe di non perdersi tra le nuove uscite Netflix di questo mese. I difetti ci sono, questo è certo, ma passano in secondo piano rispetto ad storia piacevole ed interessante e alle ottime scelte di cast.
Perché ci piace
- Il fatto che sia una serie apprezzabile da un pubblico di tutte le età.
- I suoi temi principali: ossia l’accettazione di se stessi e del diverso.
- Un finale ricco di colpi di scena.
Cosa non va
- Alcune ingenuità narrative e il ritmo disomogeneo.
- La recitazione del giovane protagonista è piuttosto acerba.