Il 30 ottobre per alcune persone è un giorno ancora più importante del Natale. Si festeggia infatti il compleanno di un vero e proprio dio. Nel 1960, in quella giornata, nasceva Diego Armando Maradona. Che si ami o si odi il calcio, che si ami o si odi Maradona, è impossibile restare indifferenti al suo fascino, al suo carisma, a tutto ciò che il suo gioco (fuori e dentro il campo) abbia significato. Non si tratta solamente di un atleta, di un campione. Si tratta di un'icona, di un rivoluzionario, di un culto irrazionale a cui orde di appassionati si sono affidati lungo le proprie esistenze.
Il cinema, va da sé, non ha saputo resistere al fascino di raccontare un simile profilo. Lungo gli anni sono stati molti i registi che si sono cimentati nella sfida di portare in scena la vita del calciatore. Chi raccontandola in maniera più classica, chi affidandosi ai materiali di repertorio firmando documentari più o meno originali. Ma sono anche tanti i film che si sono lasciati ispirare dal mito, dalla leggenda. Sono numerose le pellicole che hanno provato a portare sul grande schermo non tanto le gesta o la biografia dell'atleta quanto lo spirito da lui incarnato e gli effetti che i suoi goal hanno avuto sulle vite dei tifosi, sulle generazioni di giovani adoranti al suo cospetto. Così, per festeggiare questa giornata particolare (resa decisamente più malinconica dalla notizia della dipartita di Maradona sopraggiunta due anni fa), abbiamo provato a fare ordine e a isolare cinque film diversissimi l'uno dall'altro ma validi e stimolanti per provare a fare i conti con quello che senza dubbio è e sarà sempre il calciatore più osannato e celebrato della storia del calcio.
1. Santa Maradona (2001)
Fondamentalmente, questa pellicola non ha nulla a che vedere con Maradona. Eppure è uno dei film più genuini e sinceri nel saper restituire l'entusiasmo e la passione contagiosa che ha coinvolto un'intera generazione grazie alle magie del campione. Marco Ponti esordisce alla regia con un film fresco e giovane che, negli anni, è diventato un piccolo cult per la nostra cinematografia. Anche gli interpreti sono nella prima parte della loro carriera ma faranno poi decisamente parlare di sé (nomi come Stefano Accorsi - che comunque era già affermato all'epoca - , Anita Caprioli e il compianto Libero De Rienzo non hanno bisogno di grandi presentazioni). Il progetto ruota attorno alle vite di alcuni giovani che, probabilmente, sarebbero diverse se non ci fosse stato il calcio di Maradona. Il titolo del film è tratto da una canzone della banda capitanata da Manu Chao, i Mano Negra. L'ossimoro verbale creato dalla parola Santa in relazione al calciatore è stato particolarmente apprezzato dal regista che notava il medesimo contrasto nelle vite dei suoi personaggi. La stessa contraddizione presente nella biografia di Maradona: vittima e carnefice di un sistema sportivo alquanto illogico, angelo sul campo e diavolo fuori, Santo e peccatore.
2. Maradona - La mano de Dios (2007)
Quello diretto da Marco Risi è uno dei pochi titoli di finzione realizzati sulla vita di Maradona. L'operazione è piuttosto classica, mirata a portare in scena la vita del campione dagli anni della povera infanzia sino ai tornei di calcio più prestigiosi a livello internazionale. Marco Leonardi interpreta il campione durante la fase della sua vita adulta. Il livello di simbiosi è davvero impressionante e quella di Maradona resta probabilmente l'interpretazione più riuscita e importante della sua carriera. Ma anche due altri interpreti prenderanno le sembianze del pibe de oro, uno personificandolo da bambino e uno da adolescente. Il film è infatti costruito lungo flashback che ripercorrono le fasi più salienti della vita privata e professionale di Maradona. Si comincia in maniera simbolica la notte di capodanno del 2000: un cambio d'epoca significativo, un cambio di prospettive che però non riescono a scalfire il primo e l'unico grande amore del giocatore, quello nutrito nei confronti del calcio.
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3. Maradona di Kusturica (2008)
Due figure di spicco nel loro settore di riferimento, un calciatore e un cineasta ampiamente amato nel mondo (soprattutto all'epoca), si incontrano in scena. In questo documentario presentato fuori concorso al Festival di Cannes, già dal titolo si intuiscono quali saranno le traiettorie. Non si tratta infatti solamente di un'intervista in cui provare a farsi raccontare, direttamente dall'interessato, aneddoti, ricordi ed emozioni legate alla vita privata, l'infanzia e la carriera. Maradona di Kusturica è qualcosa di più. Si tratta infatti di un film completamente assoggettato (nel bene e nel male) dallo sguardo cinematografico dell'autore che firma la regia. Lo stile gitano, sovraccarico e irriverente di Kusturica è presente anche in questo lavoro, così come è presente il regista stesso che sembra non resistere alla tentazione di sfruttare ogni singolo secondo al cospetto del suo mito. Ai puristi del cinema documentario il film non è piaciuto per via proprio di questo stile eccessivamente soggettivo che quindi rischia di inquinare la neutralità e la chiarezza d'esposizione. Eppure Maradona di Kusturica è un film che vuole assolutamente essere appassionate, che preferisce lasciarsi andare alle emozioni e agli impulsi più viscerali ai quali risulta difficile resistere e restare impassibili. Così, la pellicola risulta irresistibile proprio nella sua componente più soggettiva e unica, lasciando trasparire dai fotogrammi un'emozione contagiosa che ha fatto breccia nei cuori del pubblico.
4. Diego Maradona (2019)
Presentato fuori concorso al Festival di Cannes, quello diretto da Asif Kapadia è uno dei documentari più riusciti e completi dedicati a Diego Armando Maradona. Il regista è solito confezionare film di montaggio in cui è la ricerca del materiale d'archivio a lasciare a bocca aperta. Diego Maradona non fa eccezione. Si tratta di un monumentale flusso di coscienza in cui la parabola del calciatore raccontata dal regista si concentra nel periodo trascorso a Napoli. Gli intenti sono chiari: portare in scena la parentesi sportiva più esaltante del calciatore ma anche le ombre di una vita privata che, nel nostro Paese, ha avuto più di qualche scivolone. L'interesse del film non è tanto quello cronachistico, quanto quello emotivo. Diego Maradona è infatti la ricostruzione di una storia d'amore, quella tra un uomo e una città, destinata a commuovere il mondo intero. Kapadia procede come suo solito, sfruttando il più possibile le immagini di repertorio, evitando interviste frontali realizzate appositamente per il progetto e lasciandosi cullare dal fascino di un'icona leggendaria dopo aver indagato alla stessa maniera quelle della cantante Amy Winehouse e del campione di Formula 1 Ayrton Senna.
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5. È stata la mano di Dio (2021)
Non potevamo chiudere questo percorso se non con il film di Paolo Sorrentino. Il regista partenopeo non ha mai nascosto il suo amore viscerale per Maradona. Quando vinse l'Oscar per La grande bellezza, citò il nome del calciatore nel discorso di ringraziamento. In Youth - La giovinezza, invece, provò a portarlo in scena come un personaggio secondario all'interno della casa di riposo dove si incontrano i protagonisti. È stata la mano di Dio non è un film che racconta la vita del calciatore, racconta però la vita di Sorrentino. Quindi tutta la gioia, la passione e l'entusiasmo propri del giocatore hanno ispirato tanto il giovane protagonista del film quanto il cineasta.
Anzi, in un certo senso Sorrentino si mette a nudo in questo film e racconta di come Maradona gli abbia letteralmente salvato la vita. Quando era ragazzo infatti preferì non andare in montagna con i suoi genitori perché volle recarsi allo stadio a vedere dal vivo il pibe de oro. Durante quel week end, Sorrentino divenne orfano per via di un incidente che avrebbe sicuramente coinvolto anche lui qualora si fosse trovato in vacanze coi genitori. Insomma, pur raccontando tutt'altro e senza avere nessuna intenzione di fare direttamente i conti con l'atleta argentino, È stata la mano di Dio riesce a restituire tutte le sensazioni e le emozioni vissute da una generazione, da una città, da un ragazzo sensibile e timido che un giorno avrebbe incantato il mondo con i suoi film.
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