Un divorzio burrascoso, dal quale non si è mai del tutto ripreso, con tanto di accusa che ha compromesso definitivamente la sua carriera da avvocato. Ora Sadik si è reinventato detective privato, è sempre al verde e ha come unica amica una giovane prostituta che lo chiama simpaticamente "dottore".
Come vi raccontiamo nella recensione di Dieci giorni tra il bene e il male, Sadik ha ad ogni modo diversi pregi, tra cui quello di essere una persona sempre disponibile e affidabile, pronta a dare una mano a tutti. Tanto che quando viene assunto per indagare sulla scomparsa di un ragazzo, comincia subito ad addentrarsi nel sottobosco criminale cittadino, finendo per ritrovarsi alle prese con situazioni sempre più pericolose. Sadik finisce per svelare un giro illecito su larga scala che coinvolge anche persone apparentemente insospettabili e dovrà prendere delle decisioni che muteranno definitivamente il suo carattere e gli permetteranno di ottenere diverse soddisfazioni.
Buoni o cattivi
Il bene e male sono fratelli, come cita uno dei dialoghi nelle fasi cruciali, e questi elementi indissolubilmente dicotomici convivono perfettamente nel protagonista, pronto a prendersi le sue rivincite tradendo parzialmente quel carattere bonario e remissivo, pur mantenendo comunque fede ai suoi principi. Non è un caso che il prototipo a cui Sadik si ispira sia quello dell'ispettore Marlowe, da lui amato nella versione diretta da Robert Altman che guarda e riguarda allo sfinimento sullo schermo del televisore, arrivando anche a dialogare con l'investigatore interpretato in suddetta occasione da Elliott Gould. Un modello che funge anche da base narrativa della vicenda, come già d'altronde avvenuto nella forma cartacea dove la storia ha avuto origine.
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Dalla carta allo schermo
Dieci giorni tra il bene e il male è infatti tratto dalla trilogia di romanzi scritta da Mehmet Eroglu, che hanno ottenuto un buon successo in Turchia. La trasposizione cerca di restituire vizi e virtù del protagonista, alle prese con diversi tic - tra qui quello di contare i secondi nella situazioni più disparate - e sogni irrealizzati, nonché con un passato che viene esplicato nella gestione del rapporto con l'ex moglie. Allo stesso modo nelle due ore di visione si espandono i fili di una trama via via sempre più complessa, che proprio per via del gran numero di figure coinvolte, tra cattivi e cattivissimi, rischia di generare una parziale confusione. Allo stesso modo alcune forzature nella gestione dei personaggi secondari sono presenti, a cominciare dalla love-story con la giovane prostituta, di molti anni più giovane di Sadik, fino alla caratterizzazione quasi caricaturale di alcuni dei villain, coppia di fratelli albini in primis.
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Tra il serio e il faceto
Risulta invece più convincente quell'aura tragicomica che circonda il protagonista, grazie alla mimica sorniona del bravo Nejat Isler, che riesce a infondere una discreta personalità alla figura di questo antieroe, catapultato in una situazione più grande di lui ma abilissimo nel gestirla con lucidità e furbizia, pur ritrovandosi in più occasioni alle prese con situazioni rocambolesche e pericolose. Se inizialmente Sadik si lascia infatti trascinare dalla corrente, con il proseguire delle indagini impara a nuotare e a sbarcare nei porti sicuri, dai quali poi ripartire per la prossima meta. Un uomo buono che impara a sopravvivere in un mondo che buono non è, dove chiunque - chi più chi meno - approfitta degli altri per un interesse personale. E che nel fare la cosa giusta sfrutta anche quel contesto disilluso e svilente per ricominciare da zero, non prima di aver sistemato i conti con chi di dovere.
Conclusioni
Un ex-avvocato in rovina si è riciclato investigatore privato e si barcamena in una vita senza sussulti giorno dopo giorno. Almeno fino a quando non viene assunto per indagare sulla scomparsa di un ragazzo e finisce coinvolto in un sottobosco criminale dove il male si annida anche nei posti più impensabili, trovandosi ad avere a che fare con diversi fronti nella ricerca della verità. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Dieci giorni tra il bene e il male, ci troviamo davanti ad un noir dalle sfumature hard-boiled - che guarda al disilluso Marlowe altmaniano - e declinato su un contesto più beffardo che tragicomico, con il protagonista che incarna l'archetipo di un uomo buono pronto a prendersi le sue rivincite. Due ore a tratti avvincenti che però si perdono anche in un eccesso di situazioni e personaggi, alcuni più forzati di altri, fino a quell'epilogo parzialmente liberatorio, e aperto a ulteriori sequel.
Perché ci piace
- Nejat Isler è perfetto nel dar vita ad un protagonista piacevolmente disilluso, tra ironia e dramma.
- La sceneggiatura, adattamento del romanzo, offre soluzioni avvincenti...
Cosa non va
- ...ma a tratti rischia di farsi troppo ridondante per eventi e personaggi in gioco.
- Alcune scelte di casting convincono meno di altre.