Ci sono film che, a distanza di anni, rimangono ancora nel cuore degli appassionati. Trappola di Cristallo, il primo film della serie di successo Die Hard è uno di questi. Uscito originariamente nel 1988 e diretto da uno dei più famosi registi di film d'azione, quel John McTiernan già autore di un altro cult come Predator, la prima avventura dell'eroe interpretato da Bruce Willis può essere considerato un cult da vedere e rivedere. Addirittura, essendo ambientato nella notte del 24 dicembre, alcuni fan lo considerano un vero e proprio classico di Natale: d'altronde il lieto fine pieno di baci e amore, nonostante un grattacielo parecchio distrutto e qualche morto, oltre a un po' di sangue versato, sembra parecchio adatto allo spirito natalizio. Il film consacrò definitivamente la carriera di Bruce Willis e diede vita a una lunga saga che, nonostante qualche alto e basso qualitativo -soprattutto degli ultimi episodi- ha contribuito alla storia del cinema action. Eppure non possiamo nasconderci: il primo memorabile film è un gioiello che brilla di luce propria, dove tutto è al posto giusto e che non smette mai di intrattenere. E come tutti i film memorabili, anche Trappola di Cristallo porta con sé una lunga lista di aneddoti e curiosità, a volte persino poco noti. Abbiamo deciso di raccoglierne alcune: ecco 10 curiosità sul primo film della saga di Die Hard.
1. Un particolare modello d'ispirazione
Incredibile ma vero, l'ispirazione maggiore a cui il regista John McTiernan ha fatto riferimento non è il romanzo originario, dal titolo Nulla è eterno, Joe scritto da Roderick Thorp, da cui è tratta la sceneggiatura, ma un nome ben più altisonante. Stiamo parlando del "Bardo" William Shakespeare e della sua opera teatrale Sogno di una notte di mezza estate. A prima vista potrebbe sembrare sicuramente un particolare modello d'ispirazione. Si tratta, infatti, di due opere che sembrano molto distanti tra loro, anche nel tono, ma - secondo lo stesso regista - molti sarebbero gli elementi a cui si è ispirato. A cominciare proprio dal fatto che tutto si svolge in un'unica notte, una modifica che il regista ha richiesto proprio per legarsi all'opera di Shakespeare. Nella sceneggiatura originale, infatti, la vicenda si doveva svolgere lungo il corso di tre giorni, ma McTiernan ha preferito mantenere quella dimensione "magica" in cui i cambiamenti accadono tutti in una notte. La mattina successiva, infatti, i protagonisti sarebbero usciti insieme come amanti, come naturale conseguenza degli eventi straordinari accaduti nelle ore precedenti. Altro punto di contatto è proprio il tono da commedia del film che ben si sposa con la concezione di film d'azione che ha il regista.
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2. Far ridere
Un film che porta in scena rapine, sparatorie ed esplosioni e che, tuttavia, nasce anche con l'intento di far ridere. Ispirandosi una volta di più alle opere di Shakespeare che presentano un'unione e l'alternanza di dramma e comicità, il tentativo di McTiernan di rendere il film quanto più leggero possibile si percepisce in più occasioni e corrisponde alla sua concezione di cinema action. Fisicità, tempo e ritmo, azione e scenografie: per il regista gli stessi elementi valgono per entrambi i generi cinematografici. Il film d'azione, come quello comico, si basa sul movimento e sul corpo degli attori, sulle scenografie essenziali che permettono di comprendere velocemente la dimensione e l'ambiente in cui i personaggi si trovano, sul ritmo giusto delle scene (in un caso per stimolare la risata, in un altro per rendere credibile e verosimile ciò che accade). L'idea principale era quella di creare un blockbuster estivo adatto a tutti, riuscendo a divertire senza tuttavia rovinare l'atmosfera. Infatti, come fosse un coro teatrale (altro riferimento alle opere del Bardo), il comico in Trappola di cristallo è relegato ai margini e ai personaggi secondari (i poliziotti, l'autista nella limousine) ma non intacca mai la vicenda principale, quella di John, Hans e Holly. Il risultato è un perfetto equilibrio di tono che coinvolge lo spettatore dall'inizio alla fine.
3. Criminali, non terroristi
Uno degli errori più comuni che si fa quando si riassume il primo Die Hard è proprio quello di considerare la banda di Hans Gruber come un gruppo di terroristi. In realtà, per stessa ammissione del regista, sarebbe meglio chiamarli criminali, non terroristi. Fu una scelta ponderata e decisa a tavolino, quella di lasciare da parte tutte le implicazioni politiche per concentrarsi sul semplice film d'intrattenimento dalla trama semplice. Il riferimento all'attualità del periodo in cui il film ambientato fu sacrificata in nome del glamour e del semplice film estivo: non è un caso, infatti, che i criminali fossero di origine tedesca (abbastanza distante e neutrale per essere una vera minaccia politica legata alla realtà, ma anche perfetti per mostrarsi di bell'aspetto e ben vestiti) e all'interno del film siano presenti parecchie belle presenze femminili. Anche la scelta di lasciare Bruce Willis, per gran parte del film, in canottiera e nella parte finale a petto nudo, fu voluta dal produttore Joel Silver che voleva accontentare il pubblico femminile meno interessato all'azione e alle mitragliatrici in funzione.
4. Inno alla gioia
Scelta musicale particolare, l'Inno alla gioia tratto dalla Nona Sinfonia di Beethoven, è il brano di musica classica che torna costantemente nel corso del film: viene fischiettato da Hans, canticchiato dai suoi criminali per poi esplodere in tutta la sua epicità durante l'apertura della cassaforte, a simboleggiare proprio la gioia del colpo riuscito. Una scelta che il regista prese seguendo semplicemente l'istinto ignorando completamente come viene normalmente denominato (lo scoprì solamente molto più tardi). Per McTiernan era semplicemente un motivetto abbastanza comune che un uomo normale e intelligente come Hans poteva canticchiare in certe occasioni, proprio come quelle canzoni che ci entrano in testa e non vogliono darci pace. L'uso di questo brano è un omaggio a un capolavoro del cinema di Stanley Kubrick, Arancia Meccanica, un film dove lo stesso brano si poteva ascoltare durante alcune scene violente creando un contrasto fortissimo e indimenticabile. Ennesimo paradosso, l'"Inno alla gioia" è dal 1972 l'inno ufficiale di quella che oggi è l'Unione Europea e si tratta di un'ode alla fratellanza, all'unità, alla solidarietà e alla pace. I criminali violenti del film, che lo fischiettano allegramente mentre abbracciano fucili e pistole, giungono a inizio film a bordo di un furgoncino che recita "Pacific Courier" che, per volere del regista, è da leggere come un gioco di parole: "Corriere pacifico" (nel senso di portatore di pace). Un'ennesima traccia di umorismo presente nel film.
5. Mocassini speciali per Bruce Willis
In un'epoca in cui i film venivano girati in pellicola e gli effetti speciali non potevano usufruire della tecnologia digitale capace di risolvere velocemente ogni tipo di problema, era compito della troupe degli effetti visivi trovare la maniera più ingegnosa (e, per la gioia dei produttori, economica) per mantenere alta la spettacolarità delle immagini senza dover mettere a repentaglio la sicurezza del set. Per esigenze di copione, il personaggio interpretato da Bruce Willis doveva rimanere, per gran parte del tempo, a piedi nudi. E doveva compiere delle acrobazie particolari e "pericolose" come camminare scalzo su un pavimento cosparso di vetri rotti. Richard Edlung, il responsabile degli effetti visivi, decise quindi di creare dei mocassini speciali per Bruce Willis facendo un calco dei piedi dell'attore e utilizzando un materiale vinilico particolarmente resistente. In questo modo, il protagonista poteva indossare come scarpe una copia dei suoi piedi e dare l'impressione di essere scalzo senza correre troppi rischi. Se aguzzate la vista, in alcune inquadrature del film, si possono vedere queste scarpe particolari.
6. Morire da duro
Cosa succede quando la sceneggiatura prevede la morte dell'antagonista principale, il malvagio Hans Gruber, che avviene dopo un volo all'indietro dal trentesimo piano di un grattacielo? Normalmente non dovrebbero esserci problemi: lo stuntman prenderà il posto dell'attore principale e, in tutta sicurezza, eseguirà l'acrobazia richiesta. Purtroppo, cadere di schiena, all'indietro, è l'unica acrobazia su cui uno stuntman si sente insicuro tanto da dover rifiutare (non si tratta di un semplice capriccio, ma di avere sempre lo sguardo su dove si deve cadere, così da prevenire eventuali casualità). Ad Alan Rickman, per girare la scena della caduta del suo personaggio, non rimase altro che farsi coraggio e morire da duro, per usare un gioco di parole. L'attore sarebbe caduto, dopo un volo di ben nove metri, su un materasso gonfiabile alto circa tre metri e di colore blu. Quel colore, grazie alla tecnica del chroma key, sarebbe stato poi sostituito da un fondale dell'esterno. Rickman fu convinto nell'eseguire questa pericolosa acrobazia a patto di farla una volta sola. Tutto è bene quel che finisce bene: al regista bastò un'unica ripresa (a dire il vero molto complicata, visto che il direttore della fotografia doveva mantenere a fuoco l'uomo mentre si allontanava dall'obiettivo, cadendo) che è quella che si vede nel film. L'espressione spaventata di Hans quando inizia a cadere è la vera reazione dell'attore che si sente mancare la gravità da sotto i piedi.
7. Un errore pericoloso
Sempre a proposito di stuntman, in una scena del film si vede un vero e proprio errore pericoloso che ha cambiato un pezzo della storia. Quando McClane è appeso alla tromba dell'ascensore e deve lanciarsi per aggrapparsi al condotto dell'aria, la sceneggiatura prevedeva un unico tentativo. Purtroppo, in fase di ripresa, lo stuntman fece male i propri conti e non riuscì ad aggrapparsi in tempo: per questo motivo nel film Bruce Willis sembra cadere nel vuoto (cosa che effettivamente accadde al povero stuntman) per poi riuscire ad aggrapparsi a un secondo condotto. Quest'errore fu considerato dal regista come un'ennesima dimostrazione dell'umanità e dell'imperfezione del protagonista McClane, che non doveva mai dare l'idea di essere l'eroe tutto d'un pezzo come se fosse un novello ispettore Callaghan. Così, attraverso un vero e proprio miracolo di montaggio, nel film sono finite entrambe le riprese: quella sbagliata e quella buona.
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8. Un vero e proprio inizio di carriera
Sembra incredibile a pensarci, ma Trappola di cristallo fu un vero e proprio inizio di carriera per i due attori protagonisti. Bruce Willis, prima di dare il volto e il corpo a John McClane, aveva interpretato solo qualche film minore e si era fatto notare come protagonista nel ruolo di un investigatore privato nel telefilm Moonlighting, una serie leggera e divertente. È proprio grazie a Die Hard che entrò definitivamente nel cuore del grande pubblico, anche se non fu la prima scelta dei produttori. Molti nomi noti furono presi in considerazione tra i quali: Richard Gere, Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger, Robert De Niro, Clint Eastwood ed Harrison Ford (e ne seguirebbero molti altri!). Insomma, Bruce Willis era proprio in fondo a una lunga lista. Addirittura, nelle prime versioni del poster del film, è presente solo il grattacielo senza l'iconico volto dell'attore, aggiunto solo successivamente a successo confermato per non rischiare che il pubblico credesse di trovarsi di fronte a una commedia. Il film segna anche l'esordio cinematografico, all'età di 41 anni, di Alan Rickman, qui interprete del cattivo Hans Gruber. Attore inglese di teatro, Rickman fu scelto personalmente dal regista che lo portò ad Hollywood dall'Europa. Fu l'inizio di una lunga carriera per l'attore, noto ora ai più per aver dato il volto a Severus Piton nella saga cinematografia di Harry Potter.
9. Un sequel con Frank Sinatra
Il film di John McTiernan è tratto da un romanzo, conosciuto in Italia con il titolo Nulla è eterno, Joe scritto da Roderick Thorp. Il libro è, in realtà un sequel di un suo romanzo precedente intitolato Il Detective di cui era già stato tratto un film nel 1968. Si tratta di Inchiesta pericolosa e vedeva Frank Sinatra nei panni del protagonista Joe Leland. Meno improntato sull'azione e più interessato alle classiche dinamiche del poliziesco, il film diretto da Gordon Douglas è stato, però, uno dei primi film che cercava di affrontare la dimensione poliziesca in maniera realistica e meno cinematografica. Di conseguenza, nasce come sequel anche Trappola di cristallo, tanto che per contratto i produttori dovettero chiedere a Frank Sinatra di riprendere il ruolo di Joe Leland, ma il celebre cantante e attore, alla soglia dei 73 anni d'età, rifiutò. Così, il film diventò un nuovo primo capitolo, vennero cambiati i nomi e qualche dinamica del romanzo ed è diventata la storia che tutti conosciamo.
10. La forza del cinema
C'è un solo modo di capire se il film è veramente coinvolgente e funziona: quando non ci si rende conto e non si fa caso ai molti errori presenti, alcuni di questo anche abbastanza clamorosi. Non parliamo di microfoni che compaiono in campo o dei colori variabili della canottiera di Bruce Willis che, senza continuità, è più o meno sporca a fasi alterne. Parliamo di veri e propri cambiamenti che vi faranno vedere il film in maniera diversa: membri dell'orchestra che, dopo l'ingresso dei criminali, spariscono magicamente perché semplicemente non servono più o la presenza di un solo elicottero durante la famosa sequenza sul tetto quando poco prima ne erano stati inviati ben due (l'altro non comparirà mai più e nessuno ne farà più menzione). Ma il cambiamento più incredibile e che passa inosservato è la presenza dell'ambulanza all'interno del furgone dei criminali, che compare a sorpresa verso la fine del film, ma che, quando i criminali arrivano nel palazzo all'inizio, non esiste dentro il furgone. Se come spettatori non facciamo caso a questi errori vuol dire che il film ha raggiunto il suo scopo e noi siamo, come sempre, rapiti dalla forza di questo classico del cinema, che a distanza di più di 30 anni non smette di appassionare e divertire.