Dickens o Muccino?
Ricordati di me parte con la voce fuoricampo del commentatore, che introduce i quattro protagonisti di questo film. E come in un libro di Charles Dickens ci illustra le loro miserie; ma se nei libri dickensiani erano miserie della società e del paese intero, qui è una miseria dell'anima, delle singole persone, delle loro squallide vite. E così facciamo la conoscenza di una famigliola apparentemente felice, ma in verità composta da quattro persone bisognose di attenzione e di una rivalsa su tutto e tutti, in modo da scacciare la propria debolezza interiore. Il film parte bene, i personaggi sono azzeccati e la voce del commentatore aggiunge quel tanto di ironia da rendere il tutto veramente interessante. Peccato che questo valga solo per la prima mezzora.
Ricordati di me infatti si inabissa nella noia più completa; i personaggi non si staccano minimamente da quello che ci si aspetta da loro. Non sto dicendo che il film sia telefonato, o che le vicende in sè stesse siano prevedibili; è solo che la storia dei personaggi non spiazza, non diverge minimamente da un quadro che è stato già dipinto nei primi 30 minuti. E se il film si segue con tranquillità e senza apparenti sbadigli, lo stesso non emoziona e non lascia nulla, rimanendo attaccato a personaggi banali e avvenimenti ancora più banali. Gabriele Muccino prende l'allegra famigliola troppo sul serio e non mantiene l'ironia nel seguirli. Forse pensava di dipingere la società moderna, ma in verità quello che ci mostra è solo uno stereotipo.
Peccato perchè il cinema italiano è eternamente alla ricerca di un'opera valida senza che sia pedante, e anche per la prova degli attori, con una Monica Bellucci che finalmente dimostra di essere un'attrice. Il suo è l'unico personaggio veramente reale, l'unico a non essere una caricatura di sè stessa. Peccato ancora, perchè questo film poteva sicuramente essere un pizzico più velenoso e sicuramente molto più interessante.