Gli appassionati di thriller letterari lo sanno: il Nord Europa è la mecca del Vecchio Continente per quanto riguarda il genere. Sarà per i paesaggi glaciali, i territori più brulli e sconfinati, un grigiore che permea solo superficialmente la quotidianità delle persone, eppure da Jo Nesbo a Camilla Lackberg, da Anne Holt a Lars Kepler, gli autori e le autrici nordici sembrano essere i re indiscussi del giallo e del poliziesco europeo, fatto salvo per alcuni scrittori francesi (prendiamo Franck Thilliez, comunque molto più labirintico e cervellotico) o l'italianissimo Donato Carrisi.
Tra queste firme rinomate figura anche Remigiusz Mroz, romanziere polacco creatore dell'intrigante Detective Forst, saga letteraria ora adattata da Netflix in una serie live-action già disponibile in piattaforma. I libri di Forst sono purtroppo inediti in Italia e dell'autore è appena reperibile un romanzo, Il labirinto delle ombre, motivo che rende il personaggio pressoché sconosciuto ma allo stesso tempo davvero interessante da scoprire, esattamente come il caso che è chiamato a risolvere in questa prima stagione dello show.
Investigatore anticonformista
Il protagonista del racconto è proprio il Detective Forst, interpretato nella serie dal polacco Borys Szyc (Cold War), a quanto pare attore praticamente identico alla controparte letteraria dell'investigatore. Forst non è un detective vecchio stampo e anzi è quasi da considerarsi un outsider, pieno di stranezza caratteriali che connotano un'intelligenza acuta e un approccio decisamente curioso ai casi. Potremmo definirlo un anticonformista con una reputazione più che discutibile, specie per quanto riguarda l'alcool, ma è un poliziotto capace di sporcarsi le mani se necessario, d'infrangere qualche regola e restare fedele prima di tutto a se stesso e alla causa. È anche un'inguaribile donnaiolo narcisista, dall'appeal brillante e nevrotico.
Il problema è che tutta questa serie di comportamenti lo fanno sospendere molto presto - al secondo episodio -, ed è quando si ritrova in pausa forzata dal lavoro che inizia a collaborare con un'altra ribelle, ma questa volta reporter, per indagare su di una serie di strani omicidi correlati a una sorta di cospirazione risalente alla Seconda Guerra Mondiale, a vari insabbiamenti che raggiungono addirittura i vertici di potere polacchi. Una racconto appassionante che è però carico di cliché narrativi a partire da alcuni tratti caratteriali del protagonista outsider fino alla giornalista, una coppia che ricorda anche da vicino - ma con molta meno qualità intima di scrittura - la coppia Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander del compianto autore svedese Stieg Larrson, forse il più celebre capostipite di un modo d'intendere e sviluppare i thriller nordici con respiro audace e internazionale. Di fatto Forst è un mix narrativo composto da tante ispirazioni differenti, che guardano ai già citati Nesbo ed Holt cercando comunque di conferire una marcata identità al modus operandi del protagonista (ben interpretato da Szyc) e alle svolte dell'indagine.
Un thriller cupo e gelido
Se Detective Forst si limitasse ai pregi della sua narrazione e del suo protagonista, ovviamente in termini cinematografici e seriali, non ci troveremmo davanti a un prodotto superiore alla sufficienza. Ad elevare il progetto ci pensa però la regia di Leszek Dawid, che dona una visione estremamente efficace all'estetica e al montaggio dello show. Già solo ammirando i paesaggi gelidi e tentacolari della Polonia si rimane affascinanti davanti a uno spettacolo visivo a tratti davvero maestoso, ma guardando anche alla cura fotografica tra inquadrature ricercate e trucchi visivi congeniali al prodotto, possiamo dire che tra i tanti drammi polizieschi internazionali che abitano la librerie di Netflix, Forst è sicuramente tra i migliori dal punto di vista dell'immagine, del purissimo impatto scenico e formale.
A giocare a favore della serie c'è anche un'atmosfera cupa e glaciale, e questo a partire dalla presentazione dei cadaveri nei sei episodi che compongono la prima stagione. La trama di Detective Forst resta abbastanza vivace e ben cadenza nel ritmo per la maggior parte degli episodi, e questo a fronte di un'economia del racconto a volte soggetta ad espedienti non propriamente esaltanti (i flashback disorientanti di Forst) e a un'approfondimento dei personaggi e delle storyline secondarie per nulla elaborato. Uno di quegli show che a prima vista non sembrano così attraenti e che poi sorprendentemente ti intrappolano nella maglia dell'intreccio, annebbiando i difetti con una qualità registica e d'atmosfera inaspettata.
Conclusioni
Cupa, dall'atmosfera glaciale e affascinante, e con un protagonista anticonformista che non si dimentica: Detective Forst è uno dei drammi polizieschi nord europei più intriganti e riusciti tra quelli presenti su Netflix. Al netto dei cliché di cui è pieno e di un'ecnomia narrativa non sempre entusiasmante, la serie può contare su di un comparto registico a tratti maestoso e su di una cura al dettaglio formale encomiabile e maniacale, specie dal punto di vista fotografico. Consigliata agli appassionati di genere, soprattutto, anche per scoprire un detective ancora inedito in Italia dal punto di vista letterario.
Perché ci piace
- L'interpretazione di Borys Szyc.
- Alcun paesaggi davvero mozzafiato.
- La regia di Leszek Dawid.
- Alcuni spunti narrativi e dell'indagine...
Cosa non va
- ... che comunque resta poco innovativa e non sempre esaltante.
- I tanti cliché che compongono l'opera.