Molto ricco di eventi il programma di questa seconda giornata del Milano Film Festival, che sin dalla mattinata propone incontri e approfondimenti per tutti i gusti, a partire da Citizen Journalism - Workshop per nuovi cittadini-reporter, in cui è stato discusso il ruolo del giornalismo e dell'editoria nell'era dei social network. Si continua poi con Post Produce Yourself: nell'ambito dell'iniziativa, in collaborazione con il SAE Institute, è stata offerta al pubblico una panoramica sulle tecniche di realizzazione di una clip televisiva, con particolare attenzione all'implementazione del 3d. Entra nel vivo anche la competizione dedicata ai cortometraggi, con ben quattro appuntamenti nel corso della giornata, mentre la retrospettiva su Jonathan Demme, fulcro di questa edizione, ha proposto ai più mattinieri The Agronomist e Beloved.
Il primo pomeriggio ha offerto l'occasione di ripercorrere la vita di Spalding Gray, commediografo e comico americano, attraverso il documentario di Steven Soderbergh And Everything Is Going Fine, inserito nella rassegna The Outsiders, mentre il focus su Vincent Moon, al secolo Mathieu Saura, ci ha disvelato il mondo di Kasuki Tomokawa, eclettico artista giapponese ancora convinto, nonostante il successo raggiunto nelle più svariate attività, di non avere il minimo talento. Nell'ambito del concorso lungometraggi, il pomeriggio ha proposto All That Glitters di Tomáš Kudrna, in cui la storia di un lavoratore minerario si fa espediente per comprendere più da vicino la realtà del Kirghizistan, un paese tanto affascinante quanto dilaniato dalle contraddizioni tra il proprio importante passato e la volontà di modernizzarsi. In concorso anche Mad Bastards di Brendan Fletcher: mentre un padre si incammina alla ricerca di un figlio che non ha mai conosciuto, il ragazzo deve compiere un viaggio parallelo, di educazione e di crescita. In serata è stata la volta di un altro film in concorso, Dernier étage gauche gauche di Angelo Cianci, già applaudito alla Berlinale, in cui il recapito di un'ingiunzione di sfratto si rivela ben più problematico del previsto, e di Patang (particolarmente apprezzato al Tribeca Film Festival), dell'esordiente Prashant Bhargava, incentrato sull'importanza delle origini ma anche sull'insopprimibile esigenza di libertà comune ad ogni individuo. Nella rassegna Colpe di Stato, dedicata ai documentari che si propongono di spezzare il silenzio sulle troppe situazioni di ingiustizia che si annidano anche tra i sistemi di potere considerati democratici, è stato proposto The Pipe, storia della strenua lotta di un gruppo di abitanti di un paesino irlandese per impedire la posa di una tubatura per il gas naturale nella loro baia. Hanno animato la notte milanese altri due appuntamenti con Demme: Philadelphia e Stop Making Sense, e la proiezione del documentario Life in a Day, montato dal regista Kevin MacDonald sulla base del contributo di circa 80000 utenti di YouTube, che hanno scelto di raccontare in video una propria giornata tipica.Denuncia, speranza e senso della vita al Milano Film Festival
La seconda giornata introduce il vasto pubblico nel vivo della competizione, proponendo pellicole dai temi forti in tutte le sezioni, ma lasciando anche spazio al mondo dei cortometraggi.