I matrimoni delle sorelle sono sempre problematici. Lo dimostra Rachel Getting Married, ultima riuscita pellicola del regista newyorkese Jonathan Demme dedicata a una famiglia in crisi alla vigilia del matrimonio di una delle due figlie. La sceneggiatura del film è firmata da Jenny Lumet, figlia del grande Sidney. I nuclei familiari problematici sono spesso al centro di film indipendenti provenienti dal mondo anglosassone. Si pensi ai lavori di Wes Anderson o, sul versante comico, al brillante Little Miss Sunshine. Di fatto Rachel Getting Married della produzione indipendente ha soltanto il look, la fotografia sbiadita, l'uso insistente della macchina a mano e la dilatazione temporale della narrazione. Dietro la pellicola di Jonathan Demme vi è, infatti, il supporto della Sony Pictures Classics. Come spiega il regista 'di solito i distributori non lavorano mai quanto i registi e la troupe per realizzare un film. Non vi investono lo stesso impegno totale e la stessa dedizione. Per questa ragione ho deciso di affidarmi alla Sony Pictures Classics solo dopo aver parlato a lungo con i produttori, i quali mi hanno convinto del loro interesse nel progetto. E' merito di questi produttori se il film adesso esiste'. Al tema della famiglia disfunzionale, Demme associa quello del matrimonio interrazziale, quasi a voler offrire uno spaccato della società americana attuale. 'Il gruppo di persone che sono rappresentate nel film incarnano l'America che meglio conosco e alla quale sono più vicino. Per quanto riguarda la decisione di mostrare un matrimonio misto, è stata una casualità. Non è questo il tema a cui ruota attorno il film. Il primo attore che avevo contattato per il ruolo del marito di Rachel era Paul Thomas Anderson. Se lui avesse accettato, il film sarebbe stato diverso. La famiglia protagonista del film, in qualche modo, rappresenta una metafora del mondo e della società. Oggi diventa sempre più difficile educare i figli nella società attuale. Questa famiglia lotta per trovare un'armonia, così come, a livello macroscopico, la stessa cosa sta facendo il nostro paese'.
Abbandonati i panni della principessa tutta sorrisi e occhioni sgranati, Anne Hathaway interpreta il primo ruolo drammatico della sua carriera. Demme le ha, infatti, cucito addosso il personaggio della sgradevole Kym, ex tossicodipendente impegnata un doloroso percorso di recupero che non perde occasione per sbattere in faccia ai parenti i suoi problemi. 'Fortunatamente la mia famiglia è molto più armoniosa' confessa la Hathaway. ' Il film è incentrato sul rapporto tra due sorelle. Io nella vita ho due fratelli maschi, però ho amiche che per me sono come sorelle perciò capisco benissimo il legame tra Kym e Rachel. Il desiderio di Kym è quello di riunirsi al nucleo familiare senza uniformarsi alla volontà degli altri, mantenendo intatta la propria personalità. Io non l'ho mai vista come una persona torturata, ma come qualcuno che cerca di vivere una vita vera, totalmente sincera, anche accettando e vivendo il proprio dolore fino in fondo. Mi è piaciuto molto interpretare un personaggio che è la fonte del caos della storia. Gran parte del merito va a Jonathan e all'atmosfera che è riuscito a creare sul set spingendoci a essere coraggiosi nelle nostre interpretazioni'.
Jonathan Demme, premio Oscar nel 1992 per lo splendido Il silenzio degli innocenti, è anche un apprezzato documentarista e lo scorso anno era presente a Venezia con Jimmy Carter Man from Plains, dedicato al tour in Palestina del premio Nobel per la pace americano. Lo stesso regista ammette che la sua attività parallela ha influenzato profondamente lo stile di Rachel getting married. 'Quando ho iniziato a girare documentari negli anni '90 molti mi chiedevano come si conciliano cinema fictional e rappresentazione della realtà. Io cerco di rendere i film di fiction reali e di drammatizzare i documentari intersecando i miei due mestieri. Per quest'ultimo film ho lavorato con un grande direttore della fotografia, Declan Quinn. Quando gli ho mostrato la sceneggiatura gli ho chiesto di creare un look da produzione casalinga per amplificare l'impatto di verità. A questo proposito apprezzo molto i film del Dogma perché cercano di allontanarsi dalla manipolazione dei personaggi provando a ricreare un'autenticità di fondo nella storia e nell'immagine'. Elemento centrale della pellicola, strettamente legato alla struttura drammaturgica del film, è la colonna sonora. 'Sono molto orgoglioso di questo riuscito connubio tra cinema e musica. Ho sempre cercato di fare film in cui la musica fosse parte integrante della struttura drammaturgica. In questo caso i musicisti sono stati scelti addirittura prima del casting. Con alcuni di essi avevo già lavorato per il documentario su Jimmy Carter. In un secondo momento si sono aggiunti un violinista iracheno, un altro palestinese, e alcuni musicisti di New Orleans. Mi fidavo di loro perchè sapevo che erano capaci di creare bella musica e mentre io e Jenny preparavamo i dialoghi loro stavano nella stanza e suonavano. Con la loro musica hanno dato un impulso emotivo fortissimo sia a me che agli attori aiutandoci a far decollare la storia'.