Nel 1983, esattamente tre anni prima della nascita di Dylan Dog, Tiziano Sclavi crea un nuovo personaggio. Questa figura, a cui si ispirerà l'Indagatore dell'incubo più famoso del fumetto italiano, è molto particolare e si muove all'interno di un contesto altrettanto singolare: stiamo parlando del custode di cimiteri Francesco Dellamorte. Quando al cinema debutta l'omonimo film con Rupert Everett ed Anna Falchi sin da subito si crea il grande inganno con Dylan Dog (film che torna in sala oggi in versione restaurata distribuito da CG entertainment in collaborazione con Cat People). Il pubblico difatti dopo la visione di Dellamorte Dellamore, di Michele Soavi, lo commenterà come "la brutta copia di Dylan Dog" (che comunque brutta non era) appellativo che per anni e anni l'ha etichettato ad un film di serie B, ma che ovviamente con il tempo ci si è resi conto del grande progetto, anche artigianale, che c'era dietro questa pellicola horror.
Tuttavia la storia del romanzo da cui è tratto questo film è particolare quanto la sua trasposizione. Sì perché Dellamorte Dellamore è un romanzo strano, scritto quasi come la sceneggiatura di un film o di un fumetto, con la voce narrante che descrive in dettaglio le scene come se si stesse rivolgendo a una camera da presa o a un disegnatore. Ma la particolarità, quasi una costante dei progetti dello stesso Sclavi, è che il librò uscì nelle librerie all'incirca dieci anni dopo la sua scrittura, solamente nel 1991 (e il film nel 1994), questo ovviamente creò il grande equivoco "è il film di Dylan Dog".
Dylan Dog nasce da Dellamorte Dellamore
Dellamorte Dellamore è un romanzo molto strano, unico nel suo genere. Scritto quasi come se fosse una sceneggiatura di un film, non si può annoverare come un libro standard, tuttavia è assolutamente coerente con il mondo di Sclavi, che già dagli anni Settanta alternava alla scrittura di racconti e romanzi, a quella di fumetti per Corriere dei Ragazzi (come Altai e Jonson con Cavazzano), Corriere dei Piccoli, Messaggero dei Ragazzi, Ken Parker, Mister No e altri, prima di approdare al grande salto con Dylan Dog. Non è un caso tra l'altro che ad inizio capitolo ci sono delle straordinarie illustrazioni fatte da Angelo Stano (il disegnatore dei primi Dylan Dog) che preannunciano il capitolo scritto, ma Dellamorte Dellamore inizialmente non doveva nemmeno essere solo un romanzo, ma un fumetto seriale a tutti gli effetti; fu scelto anche Claudio Villa come disegnatore, in quel periodo impegnato con il successo Bonelli come Martin Mystère. I due autori iniziarono a lavorare sulla struttura e storia del fumetto su Dellamorte, pensando inizialmente di pubblicarlo su Orient Express, testata della casa editrice L'Isola Trovata controllata da Bonelli.
Purtroppo l'idea arrivò nel momento della fine di riviste di questo tipo e con la chiusura definitiva nel 1985 di Orient Express, del fumetto di Francesco Dellamorte non rimasero che una manciata di tavole e idee sparse qua e la, oltre ovviamente del romanzo finito e concluso. Ma la storia non finì, in quanto il progetto e disegnatore furono in qualche modo riutilizzati in Dylan Dog, tra cui Claudio Villa che realizzò gli studi del protagonista e di Groucho, oltre alle copertine dal 1986 al 1990.
Nel 1989 Sclavi e Luigi Mignacco organizzarono anche un incontro tra i due personaggi nello speciale Orrore nero, disegnato da Giovanni Freghieri, ma fu nel 1994 con il film di Michele Soavi, ad alimentare ulteriormente la confusione tra i fan (e non fan) facendo interpretare il protagonista del film a Rupert Everett, attore a cui si era ispirato Villa per le il viso dell'indagatore dell'incubo, tanto che molti al momento dell'uscita lo presero per "il film di Dylan Dog", ingannati anche dalla locandina dove si ricordava appunto che la storia proveniva "dall'autore di Dylan Dog". A trent'anni dall'uscita finalmente il film merita il successo che doveva ricevere negli anni novanta e il romanzo, anche se non è stato più ristampato quindi si tratta di una vera rarità per i collezionisti, sta tornando in auge come classico di Sclavi e della letteratura di genere.
Dellamorte Dellamore: un romanzo tra eros e orrore
Francesco Dellamorte, figlio di Francesca Dellamore, è il guardiano del cimitero di Buffalora dove, a causa di un'epidemia, i cadaveri si risvegliano entro i primi sette giorni dalla propria morte sconvolgendo l'esistenza dei vivi. Trascorre le sue giornate uccidendo (di nuovo) quegli esseri che non accettano la morte e a volte, per portarsi avanti con il lavoro, sterminando gente viva per prevenire il loro ritorno, con l'aiuto del suo assistente scavafosse muto Gnaghi, in grado di esprimersi solo con uno gna. Questa è la sinossi del romanzo che poi ha ispirato fedelmente la pellicola, ma dentro il romanzo di Tiziano Sclavi c'è tanto di più che un semplice uccisore di zombie. Innanzitutto Dellamorte incarna perfettamente, e anticipatamente, alcune caratteristiche che hanno fatto innamorare il pubblico di Dylan Dog: la malinconia, l'ironia, e il legame del protagonista con la morte e l'amore, tutte caratteristiche che troviamo nelle storie dell'Indagatore dell'incubo.
Nella lettura di questo particolare romanzo è impossibile non notare un forte parallelismo tra il guardiano del cimitero di Buffalora e l'indagatore di Londra, ma è inevitabile, considerando che la nascita di Dylan proviene da Dellamorte, dal quale il secondo eredita l'orrore vissuto con poesia dal primo, trasferendolo dalla letteratura al fumetto. Le vicende che intercorrono all'interno del libro sono amare ed ironiche e lo stesso scrittore è insuperabile con un linguaggio sempre all'altezza nell'individuare il diabolico nascosto nella normalità quotidiana.
La caratteristica dei fumetti di Dylan difatti non sono i mostri classici, ma i mostri interiori che provengono dalle persone "normali" e in Dellamorte Dellamore, attraverso il viaggio interiore dello stesso protagonista, si va a raccontare proprio questa condizione. Dellamorte Dellamore è un libro avvenentissimo, dolce e cattivo, pieno d'amore e di orrore, scritto con il solito stile conciso e pungente di Sclavi, un libro che risulta molto attuale per le tematiche affrontate seppur quasi è arrivato alla soglia dei quarant'anni di pubblicazione.
Rispetto alla pellicola la versione letteraria di Francesco Dellamorte è molto più cinica e cattiva, meno romantica ed empatica di quella cinematografica, un personaggio più cupo e solitario che sovrasta lo spessore che hanno nella pellicola sia Gnaghi, i morti, che l'amore per il quale è ossessionato, interpretato da una sontuosa e giovanissima Anna Falchi (sul libro semplicemente Lei, una sorta di Fata Morgana). È quindi una versione molto diversa, seppur la prima parte strutturale del film scorre su un binario quasi identico al libro, ma che risulta una scoperta continua pagina dopo pagina nella lettura.
Il lavoro di Sclavi su questo romanzo è molto particolare perché nonostante la categoria potrebbe essere l'horror o il gotico, per la struttura stessa Dellamorte Dellamore non è catalogabile in maniera specifica. E' un lavoro che si destreggia tra diverse forme d'arte e riprende diversi ambiti, in apparenza lontani, unendoli abilmente tra loro. L'autore descrive magistralmente, facendo uso di una scrittura multimediale, che utilizza man mano che il lettore si addentra nella storia passando dal linguaggio classico narrativo, a quello musicale, fino al cinematografico e ovviamente quello del fumetto.
Un libro che viaggia tra poesia e fumetto.
La base del romanzo è stabilita dalla divisione in episodi e gli stessi capitoli sono intervallati sia da una filastrocca sulla morte (gli appassionati di Dylan Dog le troveranno molto familiari) che da un inconfondibile disegno di Angelo Stano che anticipa il tema del capitolo. I personaggi, che il più delle volte parlano in prima persona, sono intervallati dalle voci fuori campo tipiche di una sceneggiatura. Proprio questa scrittura ha aiutato molte scene del film, se si prova a guardare i primi minuti della pellicola con in mano le prime pagine del libro ci si può accorgere di quanta assonanza ci sia tra i due prodotti. La scelta di caratterizzare così fortemente i capitoli è parte fondante della storia e proprio grazie alle filastrocche e ai disegni, si entra sempre di più nella mente e nell'animo dei personaggi. Tra l'altro, nonostante la somiglianza fisica (nel film) e di alcune sfaccettature, il custode del cimitero di Buffalora differisce molto da Dylan Dog.
Innanzittutto il rapporto con la morte, Dellamorte uccide senza scrupoli (l'affermazione "porto avanti il lavoro" è quanto di più assurdo si possa trovare nel film), è dedito allo stupro e spesso compie azioni non del tutto convenzionali, anzi. Francesco, inoltre, è ossessionato da una donna (Dylan in realtà da moltissime) che si ripresenta per ben tre volte all'interno del romanzo che lo porta a snaturarsi per lei, ed è talmente cinico e oscuro da non sorridere quasi mai. Con questi tratti si può facilmente affermare che Francesco Dellamorte è una sorta di antieroe, una specie di antitesi di Dylan Dog che, però, svolge egregiamente la sua funzione di protettore della sua città. Il film tra l'altro affronta solo una delle parti del romanzo ed è per questo che la lettura di questo piccolo capolavoro deve essere affrontata con l'apertura mentale di trovarsi di fronte ad un racconto onirico senza tempo, dove morte e amore si intrecciano a perfezione.
La genialità del progetto di Tiziano Sclavi, tuttavia, è riscontrabile nel melting pot stilistico adottato perché, come è stato scritto precedentemente, pur presentandosi come un romanzo, Dellamorte Dellamore ripropone in maniera originale spunti di altri mondi dalle sceneggiature cinematografiche, ai suoni onomatopeici, i fumetti e la trama che trae spunto da lavori horror, pulp di altri tempi. In conclusione Dellamorte Dellamore è un romanzo da leggere assolutamente, non solo se si è appassionati di uno dei più celebri personaggi dei fumetti italiani, ma anche per rivivere un'atmosfera horrororifica tra cinismo e amaro umorismo dei primi anni ottanta che ormai vanno così di moda.
Da segnalare l'ultima apparizione di Dellamorte nelle pagine di Dylan con il ciclo creato da Roberto Recchioni, dove la bravura dello scrittore romano fa fondere Francesco e Dylan finalmente in un'unica creatura, ancora più che nel film di Soavi. In quello che è forse al momento l'aspetto più interessante dell'operazione "nuovo ciclo di Dylan" è l'innalzamento di aspetti cardine del personaggio, in parte anche dimenticati, a colonne portanti del suo mito. L'idea di pescare dall'opera originale per far coesistere in un sogno o incubo i due grandi personaggi è stata la visione più straordinaria dell'era Recchioni alla cura dell'Indagatore dell'Incubo. Per il libro di Sclavi, infine, così insolito, ma leggendario da entrare nell'olimpo dei libri introvabili non possiamo, con i trent'anni del film di Michele Soavi, che consigliare di leggere questa pietra miliare della letteratura contemporanea italiana.