Sono dieci anni dalla conclusione di un anime che non ci ha messo molto a diventare un cult e a conquistare l'attenzione e le menti di numerosi spettatori e lettori, divenendo un cult a tempi di record: stiamo parlando di Death Note, l'intrigante serie, in bilico tra il thriller psicologico e il sovrannaturale che, grazie al bilanciamento perfetto di questi due elementi riesce a tenere letteralmente incollati allo schermo o alle pagine e, ora che è possibile trovarla su Netflix, siamo sicuri sarà protagonista indiscussa del binge watching di chi l'ha apprezzata o ne ha solo sentito parlare.
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Il manga (come l'anime del resto) ideato e scritto da Tsugumi Ôba e disegnato dalla sapiente penna di Takeshi Obata, narra le vicende dello studente modello Light Yagami, un ragazzo all'apparenza perfetto in tutto ma tremendamente annoiato della sua vita, noia che lo porta verso un'apatia cronica che non gli permette di provare particolare empatia per nessun essere umano. Un giorno trova a terra un quaderno nero dal titolo "Death Note" con all'interno scritte in inglese le regole per il suo utilizzo. Se si scrive il nome di una persona sul quaderno, avendone bene impresso nella mente il volto, questa morirà entro 40 secondi di arresto cardiaco a meno che non vengano specificate le cause del decesso. Scettico ma incuriosito Light prenderà il quaderno e ne testerà la sua autenticità conoscendone il vero possessore, lo shinigami dio della morte Ryuk. Stregato dal potere del quaderno e dai deliri di onnipotenza Light si prefiggerà di diventare così il signore di un nuovo mondo privo di malvagità, sfociando ben presto nella lucida follia, contrastato da uno dei personaggi migliori della serie, il misterioso e astutissimo L (o Elle).
1. Simbologia e mitologia
In un'opera in cui le forze in gioco sono sia umane che sovrannaturali non può non esserci un forte richiamo a diversi culti, mitologie e simbologie occidentali e Giapponesi, un minestrone di richiami a testi sacri ed iconografie religiose che, comunque, non risultano strabordanti, anzi, agiscono come interessanti elementi da cogliere per il lettore/spettatore attento. Le più evidenti, almeno per noi occidentali, sono i riferimenti alla cultura cristiana: la soundtrack che recita l'elegia tipica delle messe cattoliche Kyrie eleison (Signore pietà), l'immagine della sigla in cui Misa regge il corpo di Light come nella pietà di Michelangelo, la scena di L che asciuga i piedi di Light con un asciugamano, richiamo biblico alla lavanda dei piedi in cui Gesù annunciò agli apostoli il tradimento di uno di loro e, tanti altri per i quali non basterebbe di certo un paragrafo. Anche la mitologia orientale permea a fondo l'opera grazie alla figura dello Shinigami, oscuro dio della morte mietitore di anime, personaggio ambiguo e scaltro che per noia e diletto accompagnerà Light nella sua impresa omicida; ghiotto di mele, frutto simbolo nell'immaginario comune (ma non nella Bibbia in cui non viene menzionato) del peccato e dell'allontanamento da Dio.
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2. Perché i nomi contano
I nomi contano? Certo! Alla pubblicazione del manga in Italia una folta schiera di fan imbufaliti hanno protestato a causa della cattiva traduzione ed interpretazione del nome del personaggio forse più amato della serie: L Lawilet. Il nome del misterioso e capace giovane detective dai modi bizzarri è stato reso in italiano con la parola "Elle" mentre in tutto il resto del mondo, come anche in Giappone, è stata utilizzata semplicemente la lettera dell'alfabeto latino L. E' così, infatti, che l'astuto personaggio appare inizialmente sugli schermi per comunicare con Kira, una L maiuscola scritta con il font Old English Text MT. Per quanto riguarda i nomi, poi , avete notato che nel secondo episodio della serie animata quando L parla con i rappresentanti dell'interpool i nomi sotto di questi sono piuttosto familiari? Edwin van der Sar, Martin Petrov, Jan Koller, Yossi Benayoun e Andriy Shevchenko, vi sembrano noti? Beh corrispondono a noti calciatori; a quanto pare qualcuno tra i creatori della serie deve essere uno sfegatato tifoso.
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3. Arte dell'altro mondo
Per quanto arido, desolato e sconfortante nel mondo degli Shinigami ormai in rovina appaiono delle strutture sferiche che molti hanno riconosciuto come omaggio del disegnatore Takeshi Obata allo scultore e orafo italiano Arnaldo Pomodoro, molto noto e apprezzato nella terra del Sol Levante e che ha fatto delle sue intricate sfere in bronzo dei simboli di perfezione e scoperta divenute ben presto il suo marchio di fabbrica.
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4. L'episodio fantasma
Dopo la conclusione dell'anime, è stato rilasciato un episodio extra, l'episodio 38 denominato Death Note Rewrite, uno speciale andato in onda su Nippon Television ed inedito in Italia in cui fa la comparsa un misterioso Shinigami, mai apparso prima, di nome Chak che, incuriosito dalle vicende di Ryuk nel mondo degli umani, lo cerca per farsi raccontare tutta la storia, storia della quale sceglierà di non ascoltare il finale. A creare scalpore è stata la grande somiglianza di questo inedito dio della morte con Light Yagami: dal colore dei capelli al cappotto che indossa (molto simile a quello portato da Light il giorno della sua morte), alla cravatta rossa che porta annodata sulla testa, tutto sembra ricondurre all'aspetto del famigerato protagonista e la frase di Ryuk all'inizio della storia in cui affermava che per gli utilizzatori del Death Note non ci sarebbe stato né paradiso né inferno suona a posteriori come un presagio. Ovviamente queste sono solo ipotesi avanzate dai fan e molto probabilmente l'intenzione degli autori era proprio questa: stuzzicare la fantasia degli spettatori per regalare a Death Note il finale che ognuno di loro sogna.
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5. Live action
Diversi live action made in Japan sono stati realizzati sotto l'ispirazione della serie originale e seppur se ne discostino, ad un certo punto, nelle vicende ne mantengono lo spirito e le atmosfere di base. Tutto questo però non bastava e, forse, per accontentare i fan che volevano sapere come sarebbe stato il mondo dopo Kira arriva nel 2016 Death Note 3: Light up the New World, film che narra le vicende accadute a dieci anni dalla morte di Light Yagami, approntando la premessa, però, che ad ucciderlo sia stato L in persona. Le vicende si fanno più concitate, i Death Note si moltiplicano e la razza umana, come al solito, per quanto duramente colpita e corruttibile non ci fa di certo una bella figura. Insomma, tutte cose già viste ma che placheranno la sete di tutti quegli appassionati che aspettano tra polemiche ed accuse di whitewashing il nuovo film in produzione per Netflix, stavolta made i USA. Non ci resta che aspettare, segnando sul nostro quaderno i giorni che mancano.