Nel 2018 ha presentato alcuni spezzoni del terzo Dragon Trainer, mentre nel 2019 è stato membro della giuria: Dean DeBlois è un habitué del Festival di Annecy ("La prima volta è stata per una presentazione work in progress di Dragon Trainer 2"), anche in occasione dell'edizione 2020 che si tiene interamente online. Il noto regista d'animazione, veterano di Disney e DreamWorks, ha infatti tenuto una Masterclass di più di un'ora, moderata da Peter Debruge di Variety, che dopo la trasmissione in diretta rimarrà disponibile sul sito della kermesse francese fino al 30 giugno.
Una conversazione che ha toccato molti argomenti, inclusi i recenti remake della Disney, di cui DeBlois non è un grande fan: "Non mi interessano, ne ho visti pochi. Non ho nulla contro i registi coinvolti, sono molto bravi, ma mi sembra un caso di pigrizia da parte dello studio. Con quei budget potrebbero fare qualcosa di originale, come ai vecchi tempi, e con il remake ti fanno credere che la versione animata sia in qualche modo inferiore." La cosa lo riguarda da vicino, poiché tra i rifacimenti in cantiere c'è anche quello di un film che lui stesso ha diretto, Lilo & Stitch: "Capisco la logica commerciale, perché Stitch a livello di merchandising è forse tra i cinque personaggi Disney più popolari in assoluto, ma è una follia farlo senza Chris Sanders [l'altro regista, n.d.r.], quella è una storia sua, molto personale." In realtà Sanders sarà coinvolto, almeno come voce di Stitch, ruolo che interpreta dal 2002, per il remake che andrà direttamente in streaming. "Non ho Disney+", commenta DeBlois.
Un'amicizia duratura
Dean DeBlois e Chris Sanders sono amici da più di due decenni, e insieme hanno firmato due lungometraggi, il primo dei quali è stato appunto Lilo & Stitch. Racconta DeBlois: "Ho incontrato Chris il mio primo giorno alla Disney, dopo essere stato quattro anni in Irlanda allo studio di Don Bluth. Siamo subito andati d'accordo, e siamo finiti a lavorare insieme su questo progetto." Un film insolito, anche in termini di marketing: memorabili i trailer in cui Stitch fa irruzione in altri film Disney, per l'esattezza La sirenetta, La bella e la bestia, Aladdin e Il re leone, e fa danni. "Fu un'idea nostra, perché il primo trailer non ci convinceva", svela il regista. "Ci piaceva sottolineare quanto fosse diverso dai soliti film Disney. Tra l'altro per quei filmati abbiamo potuto lavorare con le voci originali, come Jodi Benson [storica doppiatrice di Ariel, n.d.r.]."
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I due si sono conosciuti lavorando a Mulan, e il contributo di DeBlois fu uno storyboard molto importante: "Ho lavorato alla sequenza in cui lei si taglia i capelli. Ho ancora la prima versione, vedrò se riesco a postarla da qualche parte." La lavorazione di quel film non fu particolarmente facile, in quanto fatta non agli studios in California, bensì nel reparto a Orlando, in Florida. Spiega DeBlois: "Era un reparto più piccolo, lo si usava per singole sequenze, era la prima volta che ci affidavano un film intero. Fu un processo lungo e faticoso, con tanti divorzi perché gli animatori tornavano a casa a orari impossibili." Lui e Sanders decisero così di adattarsi quando anche per la loro opera registica fu scelto quel reparto: "Lì andò a gonfie vele, a parte il fatto che durante la lavorazione ci fu l'attentato al World Trade Center e dovemmo rimuovere una sequenza già quasi completata, dove Stitch dirottava un aereo per salvare Lilo."
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Dagli alieni ai draghi
Nel 2010 i due si sono ritrovati per Dragon Trainer, e a detta di DeBlois fu un'esperienza un po' surreale: "Fu Chris a chiamarmi, mancavano sedici mesi all'uscita, che non poteva essere rimandata, e bisognava rifare praticamente tutto. La prima versione era molto fedele al libro, e non funzionava. Jeffrey Katzenberg ci impose due cose: andava conservato il rapporto padre-figlio, e il tono alla Harry Potter. Per il resto avevamo carta bianca." DeBlois è poi rimasto a bordo per i due capitoli successivi, chiudendo la trilogia lo scorso anno. Non ha mai pensato di tornare a quel mondo? "Sono cresciuto con Star Wars, con l'idea della trilogia, quindi volevo un finale definitivo. L'ho lasciato un po' aperto in caso lo studio volesse continuare, ma per quanto mi riguarda la storia di Hiccup e Sdentato è finita. Sono stati dieci anni della mia vita, adesso voglio concentrarmi su altro." Il regista spiega anche la differenza filosofica tra la Disney e la DreamWorks: "La prima fa film per il bambino dentro ognuno di noi, la seconda per l'adulto che c'è in ogni bambino."
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C'è però una certa diversificazione all'interno della DreamWorks, e il lavoro di DeBlois è lontano anni luce da qualcosa come Shrek: "Katzenberg mi disse che il mio film aveva un sapore più disneyano, ma a me non piacciono le battute scatologiche e i riferimenti alla cultura popolare. È un'offerta molto diversificata, il che può creare problemi con il marketing: con la Disney i genitori sanno più o meno cosa aspettarsi, con la DreamWorks dipende dal singolo film."
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Non solo animazione
DeBlois sogna anche di passare al live-action, come ha già fatto l'amico Sanders quest'anno con Il richiamo della foresta, e nell'arco di tempo che separa le sue prime due regie d'animazione è quasi riuscito a realizzare un film con attori in carne e ossa: "Ho circa venti idee al momento, e all'epoca riuscii a venderne tre, solo che essendo abituato all'animazione non avevo capito che la vendita non comporta per forza l'effettiva realizzazione del film. Ho passato sei anni a scrivere tre sceneggiature, e in un caso ci sono arrivato veramente vicino, era tutto pronto per girare in Irlanda, poi nel corso di un weekend si fece dietrofront, perché avevano sostituito il dirigente che mi sosteneva più di tutti." Qual è il fascino del live-action? "Mi piacerebbe completare un film in un anno anziché tre, e raggiungere un bacino d'utenza più maturo, perché almeno negli Stati Uniti c'è il luogo comune dell'animazione come roba per bambini." DeBlois rimane comunque in contatto con gli amici nel settore, e in questo periodo le conversazioni assumono connotazioni nostalgiche: "È buffo, abbiamo sempre sognato di lavorare da casa, ma adesso che lo facciamo per davvero ci rendiamo conto che non è un granché, perché non sai come suddividere la giornata e ti manca il rapporto personale con i colleghi."