Al cinema ha esordito prendendo in corsa un Notturno Bus insieme a Valerio Mastandrea e Giovanna Mezzogiorno, da quel momento, però, la televisione ha assorbito completamente la sua attenzione coinvolgendolo nelle indagini de Il commissario Manara, nei Crimini con Little Dream e Neve sporca. Cosi, dopo una lunga frequentazione di atmosfere noir adattate ai tempi e alle necessità del piccolo schermo, Davide Marengo è tornato a frequentare il genere da un punto di vista cinematografico con il suo ultimo Breve storia di lunghi tradimenti il cui titolo, è stato annunciato ufficialmente dal produttore Sandro Silvestri, verrà cambiato in Lithium Conspiracy. Tratto dal romanzo omonimo di Tullio Avoledo e presentato in esclusiva al Noir in Festival di Courmayeur, il film prende spunto da un intrigo internazionale dalle forme e contenuti moderni, in cui i traffici illeciti di una multinazionale si legano al destino politico e ambientale del mondo. Al centro di questi eventi oscuri dalle proporzioni gigantesche si trova il personaggio di Guido Caprino che, desideroso solo di riconquistare una moglie delusa interpretata da Maya Sansa, viene coinvolto da una Carolina Crescentini in carriera e senza scrupoli nell'acquisizione illegittima del più grande giacimento di litio, considerato globalmente come il nuovo petrolio.
Il film è stato considerato come un bank thriller all'italiana. Qual è, invece, la tua definizione? Davide Marengo: Non lo so. Sicuramente non è pienamente un bank thriller. Il film racconta la storia di un uomo che si risveglia da un torpore che l'ha allontanato da valori per lui importanti e dalla sua vita familiare. Questa storia imprevista, però, ha il merito di metterlo nuovamente in contatto con le proprie passioni, tanto da riconquistare una coscienza e una moglie un po' distratta.
Il film, per lo stile e la tematica realistica ricorda molto un certo cinema anni Settanta alla Pakula. Cosa ti ha spinto verso una narrazione noir cosi complessa e inusuale per il nostro cinema? Davide Marengo: Effettivamente si tratta di un progetto ambizioso che, pur facendoti correre dei rischi, ti spinge a metterti in gioco in modo positivo. Per quanto riguarda i riferimenti utilizzati, io ho una vera passione per il cinema degli anni Settanta come I tre giorni del condor. Si trattava di storie in cui l'uomo qualunque è messo al centro di una realtà particolare e di un'avventura casuale. In quel periodo la grande industria cinematografica investiva in film che accettavano di osare in modo personale, proponendo questioni reali rilevanti con enorme coraggio.Già con Notturno Bus hai esordito con un noir in chiave di commedia. Cosa ti attira di questo genere? Davide Marengo: Il noir puro ha dei codici ben precisi attraverso cui l'individuo oppresso dalla società, Il reietto che cerca di emergere ma viene sconfitto. Perché, quando si cerca di cambiare tardivamente, si viene inevitabilmente puniti. Il genere mi appassiona perché, più di ogni altro, ha la capacità di raccontare la realtà e intrattenere allo stesso tempo.
Come hai scelto tutti i tuoi protagonisti? Davide Marengo: Con Guido ci conosciamo, evidentemente, da un po' di tempo e, dopo essere sopravvissuto per sei mesi con lui sul set de Il commissario Manara, ho capito che potevamo andare oltre. A parte gli scherzi, credo che sia un attore di grande talento. Per il personaggio di Valeria, invece, ho scelto Maya perché è un'attrice che adoro e che volevo conoscere e sperimentare sul lavoro. Per finire, con Carolina c'eravamo già conosciuti per la serie Boris, ma questa volta le ho chiesto di rappresentare un personaggio sottoposto a un cambiamento radicale. La sua consapevolezza è una condanna perché, nonostante la presa di coscienza, rimane invischiata nella sua realtà.Quanto è stata complessa la fase produttiva di questo progetto? Davide Marengo: É stato un processo lungo e tortuoso. Tutto è iniziato grazie all'iniziativa di Sandro Silvestri, che mi ha spinto a leggere il romanzo di Tullio Avoledo. All'inizio, devo essere onesto, non avevo nessuna intenzione di realizzare questo film perché mi sembrava una materia troppo complessa e vasta da gestire. Poi, alla fine, ho trovato un filo comune proprio nel personaggio di Guido e negli avvenimenti che gli girano intorno. Probabilmente, non abbiamo avuto a disposizione il budget adatto per realizzarlo esattamente come volevamo, ma ci siamo gasati e impegnati intensamente. Inoltre Avoledo ci ha sempre seguito e protetto nel tradimento a danno del suo libro.
Parlando proprio di tradimenti e trasposizione cinematografica, cosa ne pensa del lavoro fatto sul suo romanzo? Tullio Avoledo: Quando ho saputo che qualcuno aveva comprato i diritti del libro, mi sono chiesto immediatamente chi fosse cosi folle da volerlo sceneggiare. Si tratta di una storia indubbiamente interessante, ma così piena di sotto trame che nell'inevitabile lavoro di sintesi si può correre il rischio di andare a sottrarre anche il novanta per cento della storia. In questo caso, però, mi sento molto contento del lavoro fatto. Secondo me Carolina è la miglior Cecilia che potessi desiderare ed anche il personaggio di Valeria interpretato da Maya Sansa riesce a essere più efficace.L'elemento della shock economy non è presente nella storia originale. Come s'inserisce nell'intreccio narrativo? Davide Marengo: Mi sono molto documentato al riguardo e fondamentale è stata la lettura di Il capitalismo dei disastri di Naomie Klein. Nelle pagine di questo trattato economico si racconta come, dal dopo guerra in poi, si sia formato un gruppo di pessimi esseri umani impegnati a utilizzare i fondi a loro disposizione per impoverire ulteriormente le zone economicamente disagiate. Si tratta di un nuovo colonialismo fatto senza armi.
E' per questo motivo che il film, pur prospettando un cambiamento nella condizione personale del protagonista, continua ad avere una visione sul mondo piuttosto pessimistica? Davide Marengo: Nel film, come nella vita, esiste solo la salvezza individuale. Questo vuol dire che dobbiamo continuare a lottare per non soccombere e sporcarci le mani. Il male è destinato a sopravvivere perché ha una connotazione troppo definita. Non invecchia perché ha delle motivazioni molto forti.Il film è stato realizzato tre anni fa ma, in seguito alla scelta di Rai Cinema di tirarsi fuori dal discorso produttivo e distributivo, ha subito un arresto. A oggi, comunque, l'uscita del film è prevista per la prossima primavera. Questa situazione così instabile come influisce sul lavoro creativo degli attori? Maya Sansa: Un po' spaventa. Quando ci sono problemi di questo tipo quello che arriva a noi attori è una realtà in cui è sempre più difficile fare film. Il tutto si riassume, soprattutto, in una significativa carenza di lavoro. Certo, poi si spera sempre che l'entusiasmo con cui si porta avanti la propria professione valga qualche cosa. A noi, comunque, arriva un sentimento di terrore.
Maya, nel film interpreti una madre e una giornalista di Liberazione impegnata a indagare sui movimenti sospetti di una multinazionale. Come ti sei sentita, per una volta, a essere quella che pone le domande? Maya Sansa: Mi è piaciuto molto, soprattutto l'idea che Valeria fosse una giornalista impegnata. Io sono una persona molto curiosa e potrei fare tranquillamente questo lavoro. Tra l'altro, nella mia famiglia ci sono molti giornalisti. Inoltre, non a caso, il cognome della mia protagonista è Petri per omaggiare un regista capace di fare un cinema d'indagine e di denuncia.Arrivata a questo punto della tua carriera come scegli i copioni? Maya Sansa: Io scelgo sempre il regista, credo che sia l'ingrediente fondamentale. Sicuramente anche una buona sceneggiatura ha la sua importanza, ma se messa nelle mani sbagliate potrebbe trasformarsi in altro rispetto alle aspettative iniziali. Ultimamente, poi, tengo sempre di più a scegliere un'avventura che sia, allo stesso tempo, umana e professionale.
Per concludere, quali sono i vostri progetti per il futuro? Maya Sansa: Per ora è tutto un po' nebuloso, ci sono delle cose interessanti da leggere ma nulla di concreto. Diversa è la situazione in Francia, dove sta per uscire l'ultimo film di Philippe Le Guay, Alceste in bicicletta. Si tratta di una commedia basta sul Misantropo di Moliere. Mi auguro che esca presto in Italia, anche se è leggermente più intellettuale di Le donne del 6° piano.Davide Marengo: In questo momento ho molti progetti in sviluppo che, ovviamente, stanno subendo la crisi della situazione economica. Inoltre sto cercando di sviluppare anche un progetto di una commedia sofisticata.
Guido Caprino: Per quanto mi riguarda, ho terminato da poco un'opera prima. Si tratta de I calcianti di Stefano Lorenzi.
Michele Venitucci: Per ora mi godo l'uscita della commedia Si può fare l'amore vestiti? e, prossimamente, di Italian Movies, presentato al festival di Roma.