E' tempo di bilanci per Il commissario Manara, la serie in onda dall'8 Gennaio nella prima serata del giovedì di RaiUno, che superata la metà dal suo cammino può iniziare a tirare le somme sui risultati ottenuti. E si tratta di numeri sicuramente positivi, a cominciare dai primi due episodi mandati in onda al debutto, Un delitto perfetto e Vendemmia tardiva, accolti con uno share di oltre il 23% e più di 6 milioni di spettatori (risultati leggermente inferiori per il secondo episodio della serata, sceso al 22% di share e poco meno di 5.500.000 spettatori); dati che si sono confermati anche nelle settimane successive e che hanno visto la serie battere la concorrenza agguerrita delle altre reti, sfidando e superando il Michele Santoro di Anno Zero e, soprattutto, l'atteso film tv prodotto da Gabriele Muccino ed interpretato da Alessandro Gassman: 4 Padri Single, che si è fermato intorno ai 4.600.000 spettatori mentre Manara ripeteva i numeri della settimana precedente.
Merito della simpatia dei personaggi, a cui danno il volto Guido Caprino, Roberta Giarrusso e Jane Alexander, dell'atmosfera dell'ambientazione di provincia, derivata dalla serie precedente Una famiglia in giallo, e soprattutto di un riuscito equilibrio tra commedia, sentimenti e giallo, una miscela cara al regista della serie, Davide Marengo, napoletano di origine ma residente a Roma, che dopo la buona accoglienza del suo esordio cinematografico, Notturno Bus, ha intrapreso proprio con questa serie prodotta da Rai Fiction un nuovo cammino televisivo.
E' proprio parlando dei buoni risultati ottenuti dalla serie che abbiamo iniziato il nostro incontro con il regista.
Sono rimasto sorpreso dall'alto ascolto. Speravo che il pubblico lo apprezzasse ma sapevo che la programmazione era molto varia e quindi imprevedibile, in particolare il giovedì sera e quindi ho apprezzato ancora di più il risultato positivo che abbiamo ottenuto. Quello che mi ha colpito è che il pubblico si sia subito affezionato al personaggio di Manara e ai suoi colleghi e che abbia apprezzato soprattutto il tono ironico e leggero che abbiamo creato intorno a loro. Quelli della TV sono meccanismi nuovi per me e quindi non saprei dare una risposta più esauriente, ma credo che il pubblico abbia apprezzato Manara perché sul set abbiamo lavorato in un clima creativo, divertente e leggero e questo clima è stato trasferito sui personaggi e sul tono generale della serie.
Sul piccolo schermo non mancano le figure appartenenti alle forze dell'ordine, da commissari, ispettori, agenti della scientifica. In che modo ha cercato di rendere originale e diverso il suo Manara rispetto alla concorrenza?
Innanzitutto la scrittura, alla quale non ho partecipato, prevedeva una commistione di generi coi quali mi diverte sempre poter giocare. E poi mi è stata data la possibilità di lavorare con una troupe e un cast prevalentemente di miei coetanei. Abbiamo "giocato" molto sul set ma con molta serietà e forse tutto ciò ha contribuito a dare se non proprio originalità, di certo una freschezza nuova ad una fascia oraria non sempre abituata a questo.
Il mix di generi che riscontriamo nelle storie del commissario Manara è anche figlio dell'esperienza più o meno simile vissuta con Notturno Bus?Si, ma è anche precedente all'esperienza di Notturno Bus. Amo mischiare i generi sia di racconto che espressivi, come ho fatto anche col mio primo film documentario, "Craj", dove mischiavo racconto orale, concerto musicale, interviste vere e proprie, il tutto mescolando diversi mezzi espressivi come il super 8, la pellicola 16 millimetri e il video digitale.
La serie è collegata a Una famiglia in giallo del 2005, questo legame ha limitato in qualche modo l'automonia narrativa nell'affrontare gli episodi di questa nuova serie?
Sono stato coinvolto nel progetto quando la scrittura era ad uno stato molto avanzato. Della serie precedente, di cui Manara è uno spin off, si è conservato il luogo, cioè la provincia toscana, la grande Valeria Valeri, e alcuni colleghi del commissariato. Ma tono, stile e impostazione generale sono poi cambiati sia nella scrittura sia nella nostra successiva messa in scena.Il fatto che l'altra serie era stata prodotta, diretta e, come questa, ideata e scritta dal regista Alberto Simone ha un po' limitato il suo estro di regista oppure la supervisione di un regista esperto come lui l'ha aiutata a superare il passaggio delicato tra la regia cinematografica e quella televisiva?
Alberto sapeva bene che il suo essere stato regista della serie precedente avrebbe potuto creare qualche incomprensione invece è stato un grande compagno d'avventura, e con molta serenità mi ha fatto conoscere i meccanismi televisivi basilari e in particolare della serie tv. Mi ha chiamato per dirigere una nave molto impegnativa e si è fidato non facendo pesare assolutamente il suo ruolo di autore, ma anzi lasciandomi sul set molta autonomia. Sono stati coraggiosi, lui e la coproduttrice Roberta Manfredi, ad affidare Manara ad un "esordiente" televisivo come me, e in questo sono stati poi sostenuti dalla stessa Rai Fiction. Dovrebbe essere un'abitudine della nostra televisione quella di affidare a giovani talenti, e ce ne sono tanti, serie tv e programmi innovativi e costruttivi. Non sempre è così come sappiamo, ma ogni tanto succede, come nel mio caso e in altri casi recenti. Spero che il successo di Manara incoraggi ad investire sui nuovi talenti con più convinzione.
Lei ha lavorato in ambiti diversi, dal cinema ai videoclip ed ora è approdato alla televisione. Quali sono secondo lei le differenze maggiori tra questi tre diversi modi di lavorare dietro la macchina da presa?
La televisione ha dei ritmi di ripresa estremamente veloci rispetto a quelli del cinema e esigenze diverse. Al cinema va chi paga il biglietto e se si è visti da duecentomila persone è un successo. In televisione, e in particolare su Rai uno in prima serata, se vai male si è visti da quattro milioni di persone che ad ogni istante possono cambiare canale ed essere comunque distratti dalla vita di casa. Essere consapevoli di queste, come di altre differenze porta a girare in modo più "semplice" e "comprensibile" ad un pubblico molto variegato e di ogni fascia d'età ed estrazione sociale. Il rischio è sicuramente quello di semplificare troppo ed è con questo aspetto che si deve fare i conti. Noi abbiamo fatto dell'intrattenimento leggero che mi sembra sia stato apprezzato e per me è stata un'importante palestra e un'ottima esperienza.Mantenendosi in ambito televisivo, ha diretto anche Little Dream, un giallo appartenente alla nuova serie di Crimini tratto da un racconto di Massimo Carlotto e sempre con Guido Caprino. Pensate di lavorare ancora insieme in qualche altro progetto? Ci può dire qualcosa in più sul film e quando lo vedremo in onda?
Little dream è un film tv da 100 minuti tratto da un racconto di Massimo Carlotto con protagonista Rodolfo Corsato, nel quale Caprino è stavolta l'antagonista, il "cattivo". Guido Caprino è un attore puro, che ama trasformarsi e calarsi nel lavoro con entusiasmo quindi spero davvero di lavorare ancora con lui. Il film vede l'ispettore Campagna (Corsato) impegnato a risolvere il caso della scomparsa di una ragazza, fidanzata di un suo amico interpretato da Marco Giallini. Credo andrà in onda ad ottobre.
Che opinione ha del panorama delle fiction italiane? Ci sono produzioni televisive che segue regolarmente o ha seguito con interesse? Per il suo Manara ha preso qualche ispirazione da qualche serie tv del passato?
Ad essere sincero non vedo molte fiction ne molta tv ma in passato, da ragazzo ne vedevo moltissime e sicuramente, anche se con Manara non c'entra molto, adoravo il tenente Colombo, sia per la sua arguzia sia per la sua splendida ironia che probabilmente mi ha influenzato. Seguo su Sky alcune serie tv e quella che amo di più è Dexter, ma è un tipo di serie difficilmente proponibile in Italia.
I risultati positivi della serie rendono probabile una nuova stagione. C'è già qualcosa di concreto?
E' ancora presto per dirlo ma mi piacerebbe raccontare ancora Manara.
Ha in programma un ritorno alla regia per il grande schermo? Progetti in cantiere?
Certamente si perché considero il cinema il mio faro. Ma realizzare un film è molto complesso e costoso e quindi sto in fase di sviluppo di alcuni progetti di cui però è ancora prematuro parlare.