Il cinema di David O. Russell: i 5 migliori film del regista di Amsterdam

Amsterdam, l'ultimo film diretto da David O. Russell, è arrivato questa settimana nelle sale italiane. Ma quali sono le tappe più significative della carriera di questo regista? Ecco una breve guida per orientarsi all'interno della sua filmografia.

Il cinema di David O. Russell: i 5 migliori film del regista di Amsterdam

Il 27 ottobre è arrivato nelle sale italiane, distribuito da Walt Disney Company, Amsterdam, l'ultima fatica del regista David O. Russell. Presentata pochi giorni fa durante la diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma, la pellicola vanta un cast a dir poco stellare, confermando uno dei punti di forza del cinema di questo autore: la gestione dello star system. Accanto ai protagonisti Christian Bale, Margot Robbie e John David Washington, infatti, hanno partecipato al progetto anche Anya Taylor-Joy, Robert De Niro, Rami Malek, Michael Shannon, Chris Rock, Zoe Saldana e molti altri.

Amsterdam
Amsterdam: Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington, i protagonisti del nuovo film di David O. Russell

Ci troviamo negli anni Trenta. Un uomo viene trovato morto e tre amici finiscono per diventare dei sospettati. Nel cercare le prove in loro difesa, il trio scoprirà uno dei complotti più scandalosi della storia americana. Lo spunto narrativo è sicuramente invitante e prende piede da una storia vera, anche se ampiamente romanzata, confermando quindi un'altra caratteristica degli interessi cinematografici del regista: la voglia di fare i conti con qualcosa di reale. Questo dimostra che, anche grazie ai numerosi riconoscimenti ottenuti in carriera, il percorso di David O. Russell è ampiamente inserito in un sistema produttivo rigido e ben preciso (quello della Hollywood più glamour) ma non rinuncia a perseguire delle linee autoriali definite e riconoscibili che lo hanno reso nel tempo uno dei cineasti più affermati a livello internazionale. Riscopriamo insieme i cinque migliori film del regista, per dare vita a una rapida e sintetica guida con cui orientarsi per la visione di Amsterdam.

1. Spanking the Monkey (1994)

Spanking The Monkey
Spanking the Monkey: un'immagine

L'esordio di David O. Russell alla regia di un lungometraggio risale al 1994, anno in cui venne presentato al Sundance Film Festival il film Spanking the Monkey. Il regista aveva già lavorato nell'industria audiovisiva dirigendo due cortometraggi, entrambi proiettati proprio al Sundance, dove quindi il suo nome era iniziato a circolare con parecchio interesse. Il suo primo lungo però confermerà il talento del giovane cineasta riuscendo anche a intercettare il gradimento degli spettatori che infatti onoreranno il film assegnandogli il premio del pubblico. Ma non solo, Spanking the Monkey vinse anche il premio per la miglior sceneggiatura d'esordio e miglior regia d'esordio agli Independent Spirit Awards, lanciando quindi la carriera di Russell nella migliore delle traiettorie. Il film è una commedia agrodolce, una vera e propria dramedy, in cui si racconta il rapporto piuttosto morboso che viene a instaurarsi tra un giovane e sua madre durante la convalescenza di lei (infortunata a una gamba). Il titolo richiama un modo di dire statunitense per riferirsi alla masturbazione maschile e vuole instradare da subito la pellicola verso un'ironia sottile capace di "graffiare" anche le tematiche più delicate. Il successo di questo lavoro, permetterà al regista di insistere nuovamente con la commedia autoriale nel film seguente. Si intitola Amori e disastri, viene presentato al Festival di Cannes (una piazza quindi più blasonata rispetto al Sundance) e ha come attori protagonisti Ben Stiller e Patricia Arquette.

Amsterdam, la recensione: che ci combini David O. Russell?

2. Three Kings (1999)

La locandina di Three kings
La locandina di Three kings

La consacrazione, da un punto di vista produttivo, arriva nel 1999. Three Kings infatti non solo rappresenta una svolta di genere per un regista che fino a quel momento si era occupato tendenzialmente di commedie, mentre qui prova a fare i conti con una sorta di war movie, ma certifica anche l'interesse del nome di David O. Russell nel voler ragionare e lavorare all'interno di produzioni importanti e altisonanti. Nel cast infatti svettano i nomi di George Clooney e Mark Wahlberg, ma sono presenti anche il rapper di fama mondiale Ice Cube e il regista Spike Jonze. Il tutto contribuirà ovviamente all'ampio gradimento (di pubblico più che di critica) riservato alla pellicola che riuscirà a incassare complessivamente più di 100 milioni di dollari nel mercato mondiale. Dopo questo esito, la carriera di David O. Russell proverà quindi a insistere nelle maglie dello star system. Il regista dimostra di essere in grado di gestire un set ricco di divi, di creare una perfetta alchimia tra i loro ruoli ed equilibri sfruttando al meglio il potenziale interpretativo e mediatico di ognuno. Risulta però interessante notare che, al contempo, proprio a partire da Three Kings inizieranno a essere mosse contro l'autore alcune critiche e accuse piuttosto pesanti dovute al suo comportamento a dir poco irascibile nei giorni della produzione. George Clooney litigherà con lui sul set e racconterà di essere stato testimone di alcuni episodi decisamente poco simpatici che vedevano il regista maltrattare verbalmente e fisicamente alcuni membri della troupe. Purtroppo non si tratta di casi isolati, anche altre voci negli anni hanno denunciato un clima di tensione nel lavorare con David o. Russell e la cosa sembrerebbe ancora oggi non essere risolta del tutto.

3. The Fighter (2010)

Christian Bale e Mark Wahlberg sul set del drammatico The Fighter
Christian Bale e Mark Wahlberg sul set del drammatico The Fighter

La svolta definitiva nella carriera del regista arriva però solamente con The Fighter. Portando in scena la storia di riscatto sociale e sportivo di due fratellastri accomunati dalla box, David O. Russell firma quello che secondo molti critici ed esperti è ancora oggi il suo miglior film. Al di là del gradimento di ognuno però, resta indubbio che la pellicola abbia una marcia in più e che l'autore sia riuscito ad agguantare una padronanza tecnica invidiabile. Ancora una volta, il nome degli interpreti che danno vita al cast è da brividi: Christian Bale, Mark Wahlberg, Amy Adams e Melissa Leo portano in scena quattro personaggi realmente esistiti e scossi da profonde ferite affettive prima ancora che dalle imprese sportive che li riguardano. The Fighter è infatti più un melodramma familiare che un film dalle tinte epiche proprie delle pellicole che provano a raccontare le imprese atletiche più memorabili. Inizialmente il progetto era finito tra le mani del regista Darren Aronofsky, il quale avrebbe scritturato Brad Pitt per il ruolo che finì poi a Christian Bale. L'impronta di David O. Russell però si sente eccome e il suo sguardo pienamente calato nelle dinamiche produttive hollywoodiane permetterà al film di ricevere ben sette nominations agli Oscar (inclusa quella per la miglior regia, la prima della sua carriera, e miglior film). Riusciranno a vincere l'ambito premio Christian Bale come miglior attore non protagonista e Melissa Leo come migliore attrice non protagonista. Un piccolo antipasto di ciò che, da lì in avanti, sarebbe diventata praticamente un'abitudine.

The Fighter: il film sulla boxe come riscatto esistenziale

4. Il lato positivo - Silver Linings PLaybook (2012)

Bradley Cooper e Jennifer Lawrence ne L'orlo argenteo delle nuvole
Bradley Cooper e Jennifer Lawrence ne L'orlo argenteo delle nuvole

Squadra che vince, non si cambia. Una volta consolidata la padronanza produttiva, lo sguardo adatto al grande pubblico e un'importante presenza alla notte degli Oscar, David O. Russell firma il bis. Il lato positivo inizia il suo percorso al Festival di Toronto dove si aggiudica il premio principale, quello insignito dagli spettatori. A seguire arriverà agli Oscar con otto nomination (tutte molto pesanti, tra cui regia, film, sceneggiatura e praticamente l'intero cast) riuscendo a svettare nella miglior interpretazione femminile (Jennifer Lawrence). Tratto da un romanzo di Mattew Quick intitolato L'orlo argenteo delle nuvole, Il lato positivo - Silver Linings Playbook racconta dell'incontro tra due solitudini: lui (Bradley Cooper) ha un disturbo bipolare dopo i recenti traumi dovuti alla perdita del lavoro e la fine del suo matrimonio. Lei (Lawrence appunto) è una giovane vedova che stringe i denti per restare a galla in un'esistenza decisamente problematica. Il film è probabilmente il più grande successo di pubblico della carriera del regista. Al di là del botteghino, Il lato positivo è riuscito a fare breccia nel cuore e negli occhi degli spettatori che si sono rivisti in molte delle sfumature psicologiche raccontate dalla pellicola. Tutto questo affetto ed entusiasmo è stato raccolto con grande piacere da David O. Russell che quindi ha deciso di alzare l'asticella per il suo progetto successivo, provando ad azzardare qualcosa di più corposo in termini produttivi senza dimenticarsi del richiamo che il suo nome, e quello dei gruppo di attori che ormai sembrano essere dei sodali compagni di ventura, potevano esercitare sulle platee internazionali.

5. American Hustle - L'apparenza inganna (2013)

American Hustle: Amy Adams, Christian Bale, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence e Bradley Cooper in una scena
American Hustle: Amy Adams, Christian Bale, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence e Bradley Cooper in una scena

Come ultimo, impossibile non ricordare quello che probabilmente è la punta dell'iceberg di tutto questo discorso e della carriera di David O. Russell. American Hustle è, ad oggi, la sfida più ambiziosa del regista: la storia di uno scandalo politico statunitense, raccontato in chiave corale da un cast più unico che raro: un prodotto calibrato sotto ogni punto di vista e capace di intercettare il gradimento tanto della critica (statunitense più che europea) quanto del grande pubblico. La pellicola ottenne dieci nomination agli Oscar, un numero incredibilmente alto. Tuttavia non riuscì a vincere nessun premio, uscendo quindi come la sconfitta per eccellenza di quella serata. Ancor più strano se pensiamo che invece vinse ai Golden Globe sia come miglior commedia sia per le sue due interpreti (Amy Adams per il ruolo da protagonista, Jennifer Lawrence per quello secondario). Al di là di queste curiosità però, American Hustle - L'apparenza inganna è un film sovrabbondante e sovraccaricato di qualsivoglia dettaglio. A cominciare dal trucco sugli interpreti, sino al loro recitare sopra le righe. Tutto è fittizio, tutto è barocco ed eccessivo. Proprio come il dilagare della politica statunitense messa al centro della narrazione, che si nasconde e serpeggia sotto maschere di potere pronte a tutto per ingannare e mentire davanti ai cittadini.

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