E' possibile che una pellicola presentata l'ultimo giorno del concorso veneziano possa colpire al cuore la giuria al punto da rimescolare le carte e sconvolgere l'ordine dei premi, ordine che ormai dovrebbe essere già deciso? Ancora non lo sappiamo, ma se vi è un film capace di ribaltare la situazione è certamente l'incisivo The Wrestler che segna un duplice ritorno, quello dell'ex enfant prodige Darren Aronofsky, di nuovo presente in concorso due anni dopo il passo falso del visionario The fountain, e quello del gigantesco Mickey Rourke, patetico wrestler sul Viale del tramonto da Coppa Volpi (e non solo). Rourke e Aronofsky negano di essersi ispirati a un wrestler degli anni '80 in particolare per raccontare la storia di Randy "The Ram" Robinson, anche se i capelli ossigenati del massiccio Mickey ricordato terribilmente quelli di Hulk Hogan. Aronofsky ricorda però con grande entusiasmo Bruno Sammartino, The Italian Strongman, divenuto celebre negli anni '60. "Non credo che avremmo avuto la possibilità di lavorare con la federazione ufficiale del wrestling che non è interessata a essere rappresentata in questo modo, perciò abbiamo collaborato con il wrestling indipendente. Il progetto è partito da un'intervista a un vecchio wrestler da cui poi si è sviluppato lo script del film".
Rourke spiega: "Non sono un fan del wrestling, anzi da ex pugile non avevo rispetto per questo sport finché Darren mi ha fatto andare per due mesi a scuola di wrestling. Anche se, di fatto, i combattimenti sono tutti coreografia a lanciare persone di centro chili fuori dal ring ci si fa male. Il panorama del wrestling è molto variegato. Vi sono atleti famosi perché sanno fare scena, anche se non sono bravi e altri bravi, ma non famosi". La conferma viene dallo stesso Aronofsky: "Dopo due mesi l'insegnante di Mickey ha detto che lui lavorava meglio dell'80% dei wrestler, ma lui è stato un pugile e il pugilato non vuole vedere il wrestling, visto che è uno sport tutto sbilanciato sul lato dello spettacolo e le cui acrobazie si rifanno al circo. Io però ho scelto di occuparmi di questo sport perché dopo la trilogia composta dai miei precedenti lavori sentivo la necessità di cambiare. Io vengo dai documentari e dopo l'incontro con Mickey ho capito che volevo usare uno stile visivo naturalistico per fotografare i movimenti di Randy. La lunga sequenza iniziale che mostra il protagonista visto sempre e solo di spalle è un esempio dello stile a cui faccio riferimento, inoltre è un segno di rispetto verso un vecchio eroe del wrestling, ritarda il momento in cui verrà inquadrato il suo volto appesantito dall'età e dalle ferite".
A fianco di Mickey Rourke, in The Wrestler, troviamo la splendida Marisa Tomei (assente al Lido) nei panni di una affascinante spogliarellista che si innamora di Randy, e la giovane promessa Evan Rachel Wood che interpreta la figlia di Randy. Aronofsky illustra il suo metodo di direzione degli attori spiegando come, per ottenere il massimo effetto di realismo, non abbia mai fatto incontrare Rourke e la Wood sul set fino al momento di girare la prima scena insieme. "Ho solo detto a Rachel che qualcuno avrebbe bussato alla sua porta. Lei si è trovata di fronte Mickey e lo insultato subito, come da copione". La bella Evan aggiunge: "I miei genitori erano fanatici del cinema, oltre ad essere entrambi attori. Ero eccitata all'idea di lavorare con Mickey, è stata un'esperienza molto speciale per me. Dopo il film mi sono anche riconciliata con mio padre col quale non parlavo da tempo. Darren si è occupato di me ogni singolo secondo e con Mickey si è instaurato un rapporto speciale. The Wrestler per me ha significato moltissimo".
Mickey Rourke non ama parlare di ritorno, nonostante si riaffacci al cinema a
distanza di molti anni dal suo ultimo film. Prima avvisaglia di questa rentrée era stato il piccolo, ma significativo ruolo in Sin City. "Molti utilizzano la parola rientro, ma il suo significato è estremamente variegato. Si torna dalla guerra, senza gambe, da una cena... Da dove torno io soltanto i miei cani lo sanno. Non ho avuto nessun problema a recitare il ruolo di un solitario. Io sono così forse da sempre o comunque da molto tempo. La presenza di Darren come regista mi ha convinto a partecipare a questo film. Avevo sentito parlare di lui come di un regista che non aveva mai accettato compromessi, era proprio il tipo di persona da cui volevo essere diretto. Purtroppo non sono più in forma come vent'anni fa quando mi sarei divertito tantissimo a girare un film come questo, ma il tema è proprio quello della vecchiaia dell'atleta, delle cose che non si possono più fare. Anche se il wrestling è intrattenimento ti fai male e i vecchi wrestler non possono più fare altro perché spesso hanno danni alle articolazioni. Non è un film tipo Rocky. Ho avuto molta fortuna a lavorare anche con un'attrice come Evan. Con lei ho avuto scene forti ed è difficile incontrare qualcuno che a 20 anni è già così maledettamente bravo. Quando io avevo 20 anni non sarei riuscito a recitare come lei".La colonna sonora del film curata dall'ottimo Clint Mansell, collaboratore abituale di Aronofsky, contiene molti pezzi hard rock anni '80 oltre a un brano originale scritto apposta da Bruce Springsteen, grande amico di Rourke. Dice il regista: "Bruce apprezza molto Mickey, sono vecchi amici. Così mi ha telefonato dopo aver letto la sceneggiatura del film e ha scritto la canzone The Wrestler prima ancora che finissimo le riprese, nonostante fosse molto impegnato col tour europeo e avesse da poco perso uno dei membri storici della E Street Band, il tastierista Danny Federici. Era molto addolorato, ma ha compiuto un gesto veramente generoso componendo per noi un brano inedito".