Darren Aronofsky sbarca al Lido insieme alla compagna di vita e interprete di The Fountain Rachel Weisz. L'aura mitica di regista culto, guadagnata grazie ai suoi due precedenti lavori, Pi - Il teorema del delirio e Requiem for a dream, non lo abbandona neppure adesso. Il regista americano è, infatti, in concorso alla Mostra di Venezia con una pellicola che arriva dopo sei anni di silenzio e l'attesa per quest'ultimo lavoro è fortissima.
Il protagonista di The Fountain passa la vita a cercare la fonte dell'eterna giovinezza perché non si abbandona al destino, ma vuole avere una scelta, vuole la salvezza della donna amata. Se questa fonte esistesse davvero voi a chi dareste le due ultime gocce?
Darren Aronofsky: Il film parla di cosa significa vivere per sempre, quale è il prezzo da pagare per la vita eterna. Nella Bibbia l'uomo quando è chiamato a scegliere tra l'albero della vita e quello della conoscenza preferisce quest'ultimo, rinuncia a vivere per sempre. Anche il mio protagonista viene chiamato a fare una scelta, tutti i personaggi ne devono fare, gli errori che vengono fatti sono necessari per imparare a vivere. Quindi non saprei a chi dare le due gocce della fonte, forse a un paio di personaggi di Hollywood che ho in mente.
Rachel Weisz: E' una domanda difficilissima, forse le due gocce le berremmo io e Darren, ma c'è anche il mio bambino William. In realtà non berrei l'ultima goccia dell'acqua della fonte a meno che non lo potessero fare anche tutti gli altri.
The Fountain è un film visionario, di notevole impatto visivo. Come avete ottenuto questo risultato?
Darren Aronofsky: Ovvviamente vi è un grandissimo uso di effetti visivi nel film, ma abbiamo cercato di ridurre al minimo l'uso del digitale. Volevamo che le immagini provenissero da oggetti fisici tridimensionali perciò dopo averli filmati li abbiamo passati attraverso una lente e rielaborati in digitale. Abbiamo fatto anche uso di particolari effetti chimici mescolando varie tecniche. L'idea era quella di creare immagini reali ricomposte in un collage, volevamo passare da un microcosmo a un macrocosmo toccando anche la teoria del caos.
Requiem for a dream risale a sei anni fa. perché questo lungo silenzio?
Darren Aronofsky: La lavorazione di questa pellicola è stata estremamente complicata anche perché il film stesso è molto difficile, coniuga tre film diversi in uno solo: fantascienza, storia d'amore e azione. Dovevamo far capire agli studios cosa volevamo ottenere e non è stato semplice. In realtà ho iniziato a lavorare a The Fountain sei anni fa e nel 2002 la prima versione del film era terminata. Stavamo quasi per iniziare le riprese, poi è stato buttato via tutto e abbiamo deciso di ricominciare da capo perciò ho impiegato un altro ciclo di tre anni per completare quello che, di fatto, è un altro film. Poi ho avuto anche delle faccende private di cui occuparmi, tra cui la nascita di mio figlio.
Lavorerà ancora in coppia con Rachel Weisz in futuro?
Darren Aronofsky: Io sarei felicissimo, ma chi lo sa....devo chiedere prima al suo agente.
The fountain potrebbe essere uno shock per gli estimatori dei suoi lavori precedenti, in particolare di Requiem for a dream. Ha pensato all'accoglienza che verrà riservata a questo lavoro?
Darren Aronofsky: In effetti è la prima volta che mi capita, avrò dei paragoni tra i miei vecchi film e quest'ultimo. Ma credo sia inevitabile poiché si cresce e si evolve sia nella vita che nel lavoro. Poi ogni film è diverso dagli altri, ha un proprio linguaggio e un proprio stile, è una cosa unica.
Rachel Weisz: E' bello che questo film sia diverso dagli altri, così è possibile seguire il cambiamento di un artista e la sua evoluzione. Questo film ha cambiato in parte anche me. Prima di girarlo avevo molta paura della morte, ma quando ho iniziato a lavorare sul personaggio di Izzi mi sono riconciliata con alcuni aspetti di essa. Ora ho di nuovo paura, ma per un certo periodo di tempo ho imparato a vedere le cose in modo diverso.
Il lavoro fatto in questo film ha modificato anche la sua recitazione?
Rachel Weisz: Il personaggio di Izzi ha richiesto una lunga preparazione e mi sono documentata sulle terapie praticate ai malati terminali per alleviare le loro sofferenze, terapie mediche, ma anche meditazione e sostegno psicologico. Si cerca di non disturbare i malati terminali, di metterli in condizione di essere il più possibile sereni. Questo era un mondo che non conoscevo e avvicinandomi ho appreso un atteggiamento diverso rispetto alla morte.
Ci sono state difficoltà a girare le scene di sesso con Hugh Jackman?
Darren Aronofsky: In realtà a me piace molto girare le scene di sesso, forse mi piace torturarmi, ma in realtà si sa che è una finzione e che quando dico ciak è finito tutto. Le scene tra Izzi e Tommy sono di grande intimità, soprattutto quella nella vasca di bagno. Si vede che così emerge il mio lato masochistico.
Rachel Weisz: Mentre la giravamo Darren mi urlava di togliere i pantaloni a Hugh.
Darren Aronofsky: In effetti la scena originaria è più lunga. C'è anche una parte in cui Hugh si spoglia, ma alla fine questa parte è stata tagliata.
Circola voce che lei potrebbe dirigere una puntata di Lost. Darren Aronofsky: Sono un fan della serie, ma in questo periodo non ho avuto tempo di girare perchè ero preso dalle questioni personali e dal film. Forse in futuro dirigerò il telefilm se mi verrà proposto.