"E se...?" No, non siamo dalle parti di What If...? della Marvel bensì da quelle di una tanto semplice quanto primordiale domanda: come sarebbe stata la nostra vita se avessimo compiuto scelte diverse? Magari una scelta in particolare, un bivio che ha condizionato tutta la nostra esistenza? È proprio da qui che parte la recensione di Dark Matter, la nuova serie di Apple TV+ (con appuntamento settimanale) che va a rinfoltire il prezioso catalogo sci-fi della piattaforma dopo gli ottimi Fondazione e For All Mankind. Constellation, che ci aveva convinto ma non completamente salvandosi sul finale, viene sicuramente superata da questo nuovo prodotto che, dopo Sugar, riporta la piattaforma nell'Olimpo della serialità di qualità contemporanea.
Una trama multiversale
La serie è tratta dall'omonimo romanzo - definito una delle migliori storie di fantascienza del decennio dal New York Times - di Blake Crouch, anche showrunner dell'adattamento in nove episodi, che ha permesso al risultato, co-prodotto da Sony Pictures Television, di mantenersi fedele al materiale originale. Al centro della trama c'è Jason Dessen (un sorprendente Joel Edgerton), un professore che vede la propria routine scorrergli davanti e le opportunità lavorative sfumare, ma ama profondamente la moglie Daniela (una sempre talentuosa e affascinante Jennifer Connelly), gallerista d'arte, e il figlio adolescente Charlie (Oakes Fegley), appassionato di anime e skate. Una notte però cambia tutto: dopo aver festeggiato controvoglia l'amico Ryan (Jimmi Simpson) per un importante premio vinto, sulla strada del ritorno a casa viene rapito da un uomo misterioso con una maschera che lo catapulta in un'altra realtà. A quel punto i due vivono nella versione del multiverso che non è la loro e Jason deve fare di tutto per riuscire a tornare a casa dalla propria famiglia.
E se...?
Il plot di partenza di Dark Matter è tanto abusato quanto affascinante, anche perché le più grandi storie televisive di fantascienza provengono da qualcosa di estremamente umano. Su tutti citiamo Fringe che ci fece capire a cosa un uomo di scienza sia disposto ad arrivare pur di ricongiungersi con i propri cari. La serie vince perché non dimentica la propria matrice sci-fi ma si concentra sull'evoluzione dei rapporti umani tra i personaggi, in primis tra Joel Edgerton e Jennifer Connelly, magnetici insieme, e tra lui e il giovane interprete di Charlie, che finalmente propone una storyline adolescenziale non respingente; così come Alice Braga e la sua Amanda, un'altra donna di un'altra vita di Jason, o ancora il disturbante Jimmi Simpson nei panni di Ryan, amico di lunga data. Sono le loro interpretazioni, i dialoghi, la creatività nel mostrare e creare gli altri mondi, la regia intima ma universale a rendere il serial diverso da tutti gli altri.
La fotografia cambia per mostrarci non solo le tante esistenze di Jason, ma anche il diverso carattere delle sue varianti: quello rapito è un uomo forse un po' vittima della vita ma che dimostra fino alla fine il proprio amore incondizionato, mentre l'assalitore è deciso, sicuro di sé, quasi strafottente a volte, anche nell'atteggiamento verso la donna che avrebbe voluto fosse quella della sua vita. I colori, il mobilio dell'abitazione, la luce fredda o calda utilizzata sui personaggi, tutto serve a caratterizzare ciò che ci troviamo davanti come spettatori, e guidarci inconsciamente nella visione. Questo perché a volte una scelta decisiva ed importante può smussare il nostro carattere facendolo propendere maggiormente verso una parte di noi: scegliere la carriera oppure la famiglia è uno dei What If più frequenti e, sebbene dovrebbero essere conciliabili al giorno d'oggi, non è così semplice e questa serie lo conferma.
La serie di Schrödinger
Non ci sono solo scene emotive ma anche sequenze thriller profondamente riuscite per il viaggio tra i mondi che Jason deve compiere per provare a tornare a casa, acuendo tutta la tensione narrativa di ciò a cui stiamo assistendo da spettatori consapevoli. Non è casuale infatti che ciò che stava insegnando il professore prima del rapimento fosse proprio il paradosso del gatto di Schrödinger - che la serialità ha reso mainstream grazie a The Big Bang Theory - ovvero l'esperimento mentale ideato nel 1935 da Erwin Schrödinger con lo scopo di illustrare come la meccanica quantistica fornisca risultati paradossali se applicata a un sistema fisico macroscopico. Qualcosa - anche un essere vivente - può esistere contemporaneamente in due (o più) luoghi, essere e non essere, al contrario del dilemma shakespeariano, ma nel nostro universo questo spesso porta solamente caos e distruzione. Dark Matter ci ricorda quanto possiamo essere egoisti come esseri umani e come non pensiamo due volte a prendere qualcosa dagli altri che reputiamo nostro di maggior diritto, nemmeno se quegli altri... siamo noi stessi.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Dark Matter felici di trovare un altro titolo da aggiungere tra i fiori all’occhiello di Apple TV+, ancor più che sci-fi. Una fantascienza estremamente umana e proprio per questo coinvolgente, dove ad esempio Constellation non era riuscito fino in fondo. Tra teorie della fisica, situazioni abusate ma messe in scena in modo suggestivo e recitate con grande talento e trasporto, lasciatevi immergere dal duo Edgerton-Connelly e dagli altri personaggi della vita di Jason Dessen, un uomo che ha provato a scardinare le leggi della fisica a proprio uso e consumo e a propria immagine e somiglianza.
Perché ci piace
- Joel Edgerton e Jennifer Connelly, magnetici da soli e soprattutto insieme.
- Oakes Fegley, finalmente una storia adolescenziale non insopportabile.
- Le domande esistenziali a cui la serie porta.
- La fotografia e la luce utilizzate per raccontare i diversi mondi del protagonista.
- Il finale.
Cosa non va
- Il soggetto potrebbe sembrare abusato, ma è lo sviluppo la parte più interessante.
- Verso la fine può sembrare ridondante, ma in realtà potrebbe sorprendervi.