La prima serie tedesca di Netflix è arrivata ed è un grande enigma da risolvere che vede impegnati due detective agli antipodi: da una parte l'emozionale Ulrich Nielsen, che ha dovuto affrontare sia la perdita di un fratello che quella del figlio, dall'altra la pragmatica Charlotte Doppler, che è spinta dal desiderio di conoscere la verità. Abbiamo avuto modo di incontrare i loro interpreti in quel di Berlino non più di due settimane fa, curiosi di conoscere i retroscena dei loro personaggi e di una serie che ci aveva incuriositi fin da subito.
I due attori, Oliver Masucci e la collega Karoline Eichhorn, erano naturalmente emozionati per questa esperienza, per il grande salto che una produzione Netflix rappresenta per attori abituati a lavorare a livello locale, ma anche disponibili e desiderosi di trasmettere l'orgoglio per una produzione che hanno amato e che ammirano nel suo risultato finale. Una serie articolata, complessa, che richiede allo spettatore molta attenzione e che favorisce un binge-watching selvaggio.
Leggi anche: 30 serie TV perfette per il binge-watching
La sicurezza sul set
Cosa vi ha attratti di più di questo progetto? Gli autori, Netflix o i vostri personaggi?
Oliver Masucci: Un po' tutti questi aspetti. Prima di tutti il regista, che mi piace molto e ha una sua visione molto definita. Mi piace la storia, che trovo entusiasmante, e il fatto che Netflix ci permetta di farla a dovere, creando competizione in questo settore.
Karoline Eichhorn: Prima di tutto mi ha convinta la storia, perché non ho mai letto un libro del genere e non riuscivo a smettere di leggere. In più conoscevo il regista da un altro film che abbiamo fatto insieme e quindi sapevo che questo nuovo progetto sarebbe stato molto forte. Sa esattamente quello che vuole e non c'è possibilità di sbagliare.
Quindi non c'è molto spazio per l'improvvisazione?
Karoline Eichhorn: Non intendevo questo, c'è spazio per improvvisare... ma alla fine!
Oliver Masucci: Era molto sicuro di sé nella sua visione della storia, sapeva esattamente cosa voleva da tutti noi e questo ha portato tanta qualità.
Com'è stato lavorare con un unico regista per tutta la stagione?
Karoline Eichhorn: Bo sa esattamente cosa vuole raccontare, ogni dettaglio e come deve apparire dal punto di vista visivo. Non potrei immaginare un altro regista in questo lavoro. Avevo lavorato già in passato con lui e non è cambiato molto rispetto alle esperienze precedenti, se non per i tempi di lavorazione più lunghi.
Leggi anche: Dark, la sorpresa di Netflix tra misteri ed enigmi
Nel mondo di Dark
Sono molto interessanti le dinamiche tra i vostri personaggi, voi come le avete vissute?
Karoline Eichhorn: Lui è la parte emotiva, io il cervello. Funziona bene insieme per questo. È lui per esempio a gestire la situazione con i genitori del ragazzo nel primo episodio, perché sa gestire questi momenti. Lei sa come si dovrebbe fare, ma non è in grado.
Che ci potete dire del processo di casting di Dark? Avete collaborato con le versioni giovani dei vostri personaggi?
Oliver Masucci: In realtà no, perché non eravamo in scena insieme. C'eravamo noi o loro.
Karoline Eichhorn: Abbiamo però parlato di alcuni gesti, qualche volta. Per esempio Bo mi ha detto che la giovane Charlotte aveva fatto un certo gesto in un episodio e sarebbe stato fantastico se avessi fatto lo stesso anche io. In modo da creare una continuità.
Ci raccontate qualcosa sui vostri personaggi?
Karoline Eichhorn: Charlotte è completamente concentrata sulla sua mente, vuole sapere quale sia la verità ed ha bisogno di trovare la strada per arrivarci, senza compromessi. Non dico che non abbia emozioni, ma ha difficoltà a dimostrarle. Ha due figlie, una delle quali non udente, ed ha bisogno di concentrarsi su di lei perché sa che ha bisogno di attenzioni.
Oliver Masucci: Io sono quello emotivo, invece, perché mio figlio è sparito e lo sto cercando. Questo lo porta ad un livello molto più intenso di emotività che lo mette alla prova man mano che la stagione va avanti. Inoltre viene da un'infanzia altrettanto difficile, perché ha perso il fratello ed ha la netta sensazione che tutto si sta ripetendo, che la sua vita è intrappolata in un circolo dal quale non riesce ad uscire. Ed ha bisogno di trovare anche lui quella verità che gli permetta di spezzarlo.
Leggi anche: Dark, parlano gli autori: "Ecco la nostra serie tra Lost e Twin Peaks"
Dark e i suoi misteri
E tu non pensi che la vita sia un cerchio?
Oliver Masucci: Sì, lo penso, ma ci sono tante teorie al riguardo. Una è che il tempo sia composto da tante linee parallele che non si possa influenzare il futuro facendo qualcosa nel passato, che tutte le linee temporali esistono allo stesso momento. Questa è la teoria, che presente, passato e futuro esistano contemporaneamente.
La storia di Dark si sviluppa su più livelli e momenti diversi. È stato difficile per voi sapere sempre in che momento vi trovavate?
Oliver Masucci: Sì, è stato molto complesso. Abbiamo girato l'intera serie come un unico film di dieci ore, non episodio per episodio. Abbiamo iniziato con delle sequenze del nono episodio e non è stato facile rendersi conto di dove ci trovassimo, cosa era accaduto prima, perché era un momento molto vicino alla fine della stagione. Bisognava essere sempre concentrati per tenere in mente tutti questi pezzi del racconto. A volte non ci riuscivamo e dovevamo ripetere la scena... anche perché Jantje aveva diverse idee su cose che potrebbero accadere nella seconda stagione e ci chiedeva di aggiungere qualche indizio al riguardo, quindi dovevamo ripetere per gettare le basi per il futuro.
Karoline Eichhorn: Eravamo molto preparati prima di iniziare, conoscevamo molto bene la situazione dei nostri personaggi, abbiamo fatti tanti incontri e discussioni per discutere come eravamo e in che momento ci trovavamo per ogni scena. Abbiamo provato e riprovato ogni dialogo molte volte.
Quindi sapete già qualcosa sulla seconda stagione?
Oliver Masucci: No, non ancora. Sappiamo che c'è abbastanza contenuto per continuare a lungo.
Leggi anche: Netflix Italia: Gli ultimi aggiornamenti al catalogo
L'opportunità di Netflix
Com'è pensare che con Dark avrete un pubblico internazionale? Come vi siete preparati a questo?
Oliver Masucci: Non ci si può preparare a qualcosa del genere. Si lavora e basta.
Karoline Eichhorn: Abbiamo lavorato come abbiamo sempre fatto, ma una giornata di interviste come questa non è qualcosa a cui siamo abituati.
Oliver Masucci: La cosa importante è l'opportunità di aver lavorato a qualcosa di qualitativamente incredibile, nettamente superiore a ciò che siamo abituati a fare in Germania. Abbiamo una grande storia e tanti soldi per raccontarla bene, con un'estetica molto caratteristica che può essere apprezzata a livello internazionale. Avevamo un budget notevole ed è qualcosa che si nota su schermo, ti dà più tempo per la fase di preparazione, per gli ambienti. Avevamo dei set fantastici, molti dei quali strettissimi che davano un senso di claustrofobia che ha influito sulla caratterizzazione dei personaggi. Avevamo tre unità di produzione distinte, perché sarebbe stato impossibile realizzare tutto, e nonostante questo abbiamo girato per 155 giorni, 105 per noi attori e 50 per la seconda e terza unità.
Pensate che sia un tipo di storia che possa essere accessibile a tutto il mondo?
Oliver Masucci: Direi di sì, ci sono ragazzi scomparsi e dei genitori che li cercano, ci sono rapporti interpersonali che diventano sempre più complessi e poi c'è il viaggio nel tempo che lo rende eccitante!
Karoline Eichhorn: C'è crimine e mistero a far da sfondo a una saga familiare che si sviluppa su più generazioni. Credo che sia qualcosa che può essere compresa in tutto il mondo.
Che aspettative avete?
Karoline Eichhorn: Penso che alla gente piacerà quanto piace a noi. E non vediamo l'ora di sapere come la storia potrà andare avanti!