Un respiro profondo e siamo pronti a iniziare questa recensione di Dark 2, o almeno dei primi quattro episodi che abbiamo potuto gustare in anteprima. Pronti e concentrati, perché scrivere della serie tedesca di Netflix richiede la stessa quantità di attenzione necessaria a guardarla e seguirla, barcamenandosi tra linee temporali, personaggi in diversi momenti della propria esistenza e misteri da tenere a mente. Torniamo un po' con lo spirito, e il cuore, ai tempi di Lost e se da una parte siamo grati di poter bingiare da un episodio all'altro per divorarne i segreti, dall'altra ci dispiace che la serie firmata da Baran bo Odar e Jantje Friese non possa accompagnarci per settimane e mesi, lasciando che i suoi misteri sedimentino in riflessioni, congetture e supposizioni.
Dove (e quando) eravamo rimasti nella trama di Dark?
Come noi vi troverete davanti un primo ostacolo: ricordare tutte le svolte e i salti temporali della prima stagione. Lo sappiamo e lo sa Netflix che ha preparato per tutti noi un'utilissima sintesi di quanto accaduto fin qui in Dark, che vi consigliamo di guardare prima di proseguire con la lettura e la visione. Ok, vista? Bene, ora che ci siamo lasciati prendere per i fondelli da Netflix siamo consapevoli di un aspetto: non c'è veramente bisogno di ricordare a menadito ogni singolo sviluppo dei primi otto episodi per comprendere a pieno la trama di Dark 2, perché i nuovi sono scritti con intelligenza e riescono a guidare lo spettatore tra le pieghe del tempo, procedendo con passo deciso nel risolvere alcuni punti in sospeso per aprirsi a nuovi sviluppi. Insomma si risponde a delle domande per porne delle altre.
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Il punto di partenza è senza dubbio l'atmosfera di disperazione che avvolge la cittadina di Winden, amplificata dal fatto che la linea temporale del presente è ora collocata nell'estate del 2020, quando le persone sparite sono ormai sei e comprendono anche Jonas e Ulrich, rispettivamente intrappolati nel futuro, nel 2053 come ci dice il suggestivo finale della prima stagione, e negli anni '50. Se del secondo poco sappiamo in questi primi episodi di Dark 2, ma la stagione è composta da dieci in totale e c'è tempo per sviluppare tutti, va detto che invece il Jonas di Louis Hofmann si conferma perno e punto di riferimento anche della seconda stagione, spiccando in un cast assemblato con grande cura per mettere in scena in modo credibile un gruppo di personaggi in cui i collegamenti tra l'uno e l'altro diventano fondamentali.
La fine di tutti: i personaggi alla ricerca della verità
C'è inoltre un senso di oppressione dovuta alla minaccia incombente, perché ci si avvicina alla fine di tutto, o di tutti, e noi spettatori sappiamo che solo Jonas può impedirlo, ma per farlo deve trovare il modo di tornare al suo tempo e intervenire prima che l'esiguo countdown a cui assistiamo arrivi allo zero (un conto dei giorni che ricorda quello visto meno di un mese fa in Good Omens della rivale Prime Video). Se però gran parte dei personaggi sono all'oscuro del destino che si avvicina minaccioso, sempre più di essi è, o viene messo, al corrente di una parte di verità e sono in tanti a indagare su quanto è accaduto e sta accadendo. È la principale differenza rispetto a quanto visto a fine 2017, una maggior consapevolezza riguardo i viaggi nel tempo e gli incastri, nonché i paradossi, che determinano. Con i nuovi episodi, Dark gioca a carte scoperte riguardo la sua natura, spostando maggiormente l'ago della bilancia verso la sua componente fantastica.
Tra destino e libero arbitrio
Lo fa, però, senza rinunciare a qualche riflessione più profonda e la carica emotiva che consegue alla situazione. Da una parte, infatti, Dark 2 riesce a mantenere la partecipazione dello spettatore riguardo il dramma dei singoli personaggi, grazie a una scrittura che sa far fruttare quanto costruito un anno e mezzo fa con pochi e accorti accenni che impediscono che il fluire degli eventi ne trascini via la carica emotiva. Dall'altra le rivelazioni e la maggior consapevolezza di alcuni dei protagonisti fa emergere una riflessioni interessante tra destino e libero arbitrio, mentre i personaggi finiscono per ritrovarsi "dove devono essere", come sulla scacchiera di un gioco letale.
La seconda stagione di Dark si presenta, quindi, come ancora più ambiziosa della precedente, ben distante dal clone di Stranger Things che a fine 2017 alcuni si aspettavano. Alza l'asticella, mantiene l'elevato comparto visivo, aumenta di profondità e mistero, ma si dimostra abbastanza matura da gestire questa crescita, rivelandosi tra le creature più compiute tra le produzioni europee di Netflix.
Conclusioni
Nel concludere questa recensione di Dark 2 vogliamo sottolineare la maturità e consapevolezza con cui la serie Netflix ha affrontato questa seconda tornata di episodi, alzando l’asticella della complessità, fornendo risposte e proponendo nuove domande, senza rinunciare alla carica emotiva che scaturisce dal dramma dei suoi personaggi. Non è una serie per tutti, non è la serie da guardare per rilassarsi e richiede un’attenzione che in tanti non vorranno dedicarle, ma questo sforzo è senza dubbio ripagato.
Perché ci piace
- Il livello tecnico-visivo, all’altezza della prima stagione.
- La capacità di portare avanti la storia con decisione, fornendo risposte e ponendo ulteriori domande.
- Una scrittura accorta che non trascura i personaggi e i loro drammi pur nel precipitare degli eventi.
Cosa non va
- Non è una serie per tutti, chiede attenzione per i suoi intricati sviluppi e le diverse linee temporali.