Un Dario Argento diverso. Che cammina, insieme a noi, fra le sale della galleria degli Uffizi. Che si sofferma in quelle nuove, color profondo rosso. Che sta minuti interi a guardarsi la Medusa di Caravaggio, con i capelli che sono un groviglio di serpenti, e il sangue che esce a fiotti da quel collo tagliato. Ancora qualche metro, e vediamo Giuditta decapitare Oloferne, nel dipinto di Artemisia Gentileschi. E di nuovo, sangue. Che si sparge sulle lenzuola, che schizza sulle vesti di Giuditta.
Con Dario Argento, diventa un'esperienza horror anche aggirarsi, di giorno, nel più celebre museo del mondo. E, non a caso, si chiama "Horror" il libro con cui, a quasi ottant'anni, il maestro del brivido, il regista di Suspiria e di Profondo Rosso, esordisce come narratore. Lo pubblica Mondadori, ed è uscito il 6 marzo: quasi 170 pagine, 17 euro, e una copertina con un inquietante corvo hitchcockiano su sfondo cremisi. Sono sei racconti, sei personaggi, sei luoghi: dalla Villa dei Mostri di Bagheria al castello di Gilles de Rais, cavaliere francese che per hobby aveva quello di torturare e uccidere bambini. E fra questi luoghi diabolici, quello che Argento ha scelto per il primo racconto è proprio la galleria degli Uffizi. E il personaggio che mette in scena è se stesso.
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La genesi del progetto e l'amore per la letteratura
Argento, nel primo racconto il protagonista è lei.
È vero: tutto nasce molti anni fa, quando giravo a Firenze La sindrome di Stendhal. Era il 1996, e io avevo ricevuto un privilegio unico. Quello di poter visitare la galleria, di notte, per fare sopralluoghi. Una notte mi trovai completamente solo, con una torcia a illuminare questi capolavori che sembravano divenire inquietanti, prepotenti, maligni.
Che cosa successe?
Sentii una vertigine, un malessere, uno smarrimento infinito, come una perdita di coscienza. Proprio in quell'istante nacque il germe di questi racconti.
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Scrivere è anche, per lei, un ritorno alle origini. A vent'anni, faceva il giornalista. E poco dopo, lo sceneggiatore per Bernardo Bertolucci e Sergio Leone. Voleva fare lo scrittore prima ancora che il regista?
Molto prima: mia mamma mi vedeva, da piccolo, sempre affondato fra i libri, fossero Don Chisciotte o un volume di enciclopedia. E mi diceva: "Tu sei uno scrittore". Forse, a quasi ottant'anni, scopro che aveva ragione!
Gli scrittori preferiti e la lotta di Asia Argento
Quali sono gli autori che ha amato di più?
Lovecraft, Edgar Allan Poe, gli scrittori hard boiled americani. Ma recentemente ho scoperto anche una autrice come Margaret Atwood: mi hanno dato i suoi libri in inglese, ci ho messo un sacco per leggerli, ma ce l'ho fatta e mi è piaciuto moltissimo!
Sua figlia Asia è stata una delle vittime di Harvey Weinstein. Ma in Italia non tutte le colleghe si sono schierate con lei. Come ha vissuto tutto questo, Dario?
Asia ha avuto tanti dispiaceri da questa vicenda: mentre negli Stati Uniti le attrici vittime di quell'uomo hanno trovato comprensione e sostegno nelle colleghe, Asia è stata attaccata. In molte e molti si sono scagliati contro di lei in modo feroce. Ma lei continuerà la sua battaglia, insieme a un gruppo vastissimo di attrici di tutto il mondo.