Un anno fa, Daredevil inaugurò la fortunata collaborazione tra Marvel Studios e Netflix, una partnership nata soprattutto per dare il giusto spazio a quei personaggi che, per loro natura, starebbero meglio in un contesto privo di restrizioni come quello del gigante dello streaming piuttosto che nel ramo "per famiglie" che è la componente cinematografica del Marvel Cinematic Universe (il che però non impedisce eventuali crossover). Daredevil, eroe noir per eccellenza della Casa delle Idee, era la scelta ideale per dare il via a questo esperimento neotelevisivo, poi portato avanti con Jessica Jones e, prossimamente, Luke Cage.
Da qualche giorno è disponibile su Netflix la seconda stagione delle avventure dell'uomo senza paura e, come in ogni adattamento fumettistico che si rispetti, vi sono degli elementi, talvolta sottilissimi, che passeranno per lo più inosservati se non si è fan sfegatati della materia. Di alcuni ve ne abbiamo già parlato nelle due recensioni della seconda stagione (che potete leggere ai link di seguito), gli altri li scopriamo insieme nel corso di questo approfondimento. Ovviamente, questo articolo contiene spoiler per chi non ha visto tutta la stagione.
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1. Civil War
Mentre al cinema dobbiamo aspettare l'uscita di Captain America: Civil War per l'inizio della Fase Tre del Marvel Cinematic Universe, sul piccolo schermo un parziale preludio al conflitto fra supereroi e governo è già stato visto nella terza stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., e anche Daredevil contribuisce, a suo modo, con la sequenza processuale nell'ottavo episodio, Colpevole come il peccato. Nel tentativo di far assolvere Frank Castle, vigilante psicopatico, Matt Murdock difende con passione la causa degli eroi fuorilegge, perorandone la necessità per risolvere quei problemi che la giustizia tradizionale non può toccare. Questo è soprattutto un simpatico rimando alla versione cartacea di Civil War, dove Daredevil (ma non Murdock) è, ovviamente, alleato di Captain America (anche Castle dà una mano, ma la sua partecipazione dura poco, per via dei suoi metodi poco ortodossi).
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2. Il falso cameo
Dopo una prima stagione completamente autoconclusiva, la seconda annata di Daredevil contiene maggiori indizi circa il futuro del Marvel Cinematic Universe su Netflix e collegamenti con le altre serie del medesimo filone. La protagonista di Jessica Jones è esplicitamente menzionata in un episodio, e vi sono dei camei da parte di attori di quella serie, mentre Luke Cage è oggetto di un riferimento indiretto (nonché del teaser disponibile dopo il finale di stagione). Mancano, per ora, allusioni dirette ad Iron Fist, al di là di possibili presenze dei ninja della Mano e della misteriosa Madame Gao, ma questo non ha impedito agli autori di inserire un finto indizio, proprio nella storyline legata alla Mano: quando Daredevil scopre che la temibile setta sta usando esseri umani come cavie per degli strani elementi, tra le vittime c'è un giovane di nome Daniel. A molti sarà venuto spontaneo pensare che potesse trattarsi di Daniel Rand, alias Iron Fist, che avrà le fattezze di Finn Jones.
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3. Fedeltà alla fonte
Per forza di cose, data la natura e la cronologia del Marvel Cinematic Universe, alcuni dettagli riguardanti certi personaggi devono essere modificati. È il caso del Punitore, che nei fumetti è un veterano del Vietnam (ed è anche uno dei pochi personaggi Marvel ad invecchiare "in tempo reale"), mentre nella versione Netflix, come già nel lungometraggio cinematografico del 2004, è reduce da conflitti più recenti. Viene comunque reso omaggio al suo background cartaceo nel terzo episodio, quando Frank Castle dialoga con un conoscente che ha combattuto in Vietnam. Allude ai fumetti anche il finale di stagione, quando Frank, che finalmente indossa il suo abbigliamento classico, recupera un disco recante la scritta "Micro", abbreviazione di Microchip, l'uomo a cui il Punitore si rivolge per armi e gadget. Tra l'altro Micro è già stato menzionato nel Marvel Cinematic Universe, in quanto conoscente di Skye nella prima stagione di Agents of S.H.I.E.L.D. (dove ha debuttato anche la gang Dogs of Hell, decimata da Castle in questa sede).
4. Da generale a colonnello
Ha un ruolo sostanzioso nella seconda parte della stagione il colonnello Schonoover, vecchio compagno d'armi di Frank Castle. Il suo interprete, Clancy Brown, ha una certa esperienza militare in adattamenti fumettistici, essendo apparso in quattro episodi (finora) di The Flash nei panni del generale Wade Eiling. Inoltre, l'attore presta anche da alcuni anni la voce al generale "Thunderbolt" Ross, alias Red Hulk, nelle serie animate della Marvel (mentre nell'universo animato della rivale DC è stato, dal 1996 al 2006, il doppiatore di Lex Luthor). Da notare, inoltre, che nella trasposizione di Netflix il colonnello è identificato come un criminale di nome Blacksmith, un personaggio che esiste anche nei fumetti ma in versione ben diversa: il Blacksmith cartaceo è un alieno, per l'esattezza uno Skrull (capace di cambiare aspetto a piacimento).
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5. Amore materno
Il terzo episodio si apre con una sequenza onirica, dove Matt Murdock, supereroe cattolico per eccellenza, ricorda di essere stato sotto le cure di una suora da giovane. La suora in questione sarebbe nientemeno che Maggie Murdock, la madre di Matt, introdotta da Frank Miller nel ciclo Born Again, che dovrebbe fungere da ispirazione per una possibile terza stagione della serie. D'altronde, quella storia contiene altri due elementi di cui sono state poste le basi: la vendetta di Wilson Fisk nei confronti di Murdock ("Distruggerò la tua vita", gli dice in carcere), e il passato di Karen Page.