Daredevil: Born Again, fin da quanto è stata annunciata ufficialmente più di un anno fa, ha in realtà suscitato nel pubblico un mix agrodolce di emozioni: da un lato sicuramente interesse, tenendo conto dell'ottimo lavoro svolto in precedenza dalla serie tv Netflix sul Diavolo Custode; dall'altro profonda incertezza, di fronte ad una rinascita vera e propria in un contesto totalmente nuovo che è quello dell'MCU.
In passato, infatti, il vigilante di Hell's Kitchen, inventato da Stan Lee e Bill Everett nel 1964, non si è mai misurato con la dimensione più ampia de La Casa delle Idee, muovendosi inizialmente all'interno di un mondo più circoscritto, delimitato dai prodotti Marvel Television. Ora però è arrivato il momento della verità e i primi passi produttivi di Daredevil: Born Again non sembrano affatto promettenti anche per colpa di un Marvel Cinematic Universe in caduta libera. Ecco perché lo show Disney+, per quanto abbia grande potenziale, sta giocando pericolosamente con il fuoco con la speranza che le fiamme siano spente dalla qualità.
Gli ultimi sviluppi
Per comprendere i vari rischi che la serie sta correndo, è necessario descrivere il casus belli, quell'evento significativo che ha fatto, più di tutti, dubitare del lavoro in corso. Ebbene, in data 11 ottobre 2023, tutto il team creativo di Daredevil: Born Again è stato licenziato (in particolare gli sceneggiatori Chris Ord e Matt Corman e i registi di riferimento degli episodi). La causa, come tra l'altro abbiamo approfondito in un articolo dedicato, sembra essere stata la mancanza di fedeltà al personaggio oltre che una concentrazione eccessiva sul genere legal drama che, nonostante faccia parte della storia (non ci dimentichiamo che Matt Murdock, prima di tutto, è un avvocato) ne rappresenta solo un frammento. La soluzione sembra essere arrivata in un batter d'occhio: in appena 20 giorni, ecco comparire un solido showrunner, Dario Scardapane (che ha lavorato a Tom Clancy's Jack Ryan e The Punisher) e una coppia di registi noti, Justin Benson e Aaron Moorhead, già rodati dai Marvel Studios (entrambi hanno diretto Moon Knight).
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Fare o non fare: non esiste provare
Il nuovo team creativo, da poco al lavoro, in una recente dichiarazione alla stampa, ha fatto intendere che sta studiando approfonditamente tutto il materiale possibile sul personaggio per non sbagliare assolutamente l'approccio. Tutto ok, quindi? Sicuramente la prontezza dei Marvel Studios a trovare dei sostituti oltre che il tatto riservato alla serie sono da elogiare, ma questo continuo provare, testare, ricominciare (che oramai è diventata una prerogativa fissa dell'azienda in questi anni di crisi) potrebbe essere deleterio e la soluzione sembra essere insita in un celebre aforisma del maestro Yoda, figura chiave del mondo di Star Wars: "Fare o non fare, non esiste provare." Sì, perché nel tentare vari approcci, soluzioni, modifiche, la produzione rischia di dimenticare la concretezza, che, in questo momento, è l'elemento più importante di tutti. Per quanto sia giusto e sacrosanto mettersi in discussione continuamente, avere tra le mani un progetto già formato rassicura il pubblico, un aspetto di vitale importanza.
Il fantasma della serie Netflix
Tra l'altro, non ci dimentichiamo che i Marvel Studios, con Daredevil: Born Again, stanno giocando a scacchi con un fantasma temibile che, per quanto invisibile, continua sottilmente ad influenzare enormemente il campo. Quello che è stato fatto da Drew Goddard con la serie Netflix dedicata al supereroe (che ha sempre il volto di Charlie Cox) rimane scolpito negli annali: parliamo di un prodotto supereroistico di eccellente livello, pienamente in linea con il background fumettistico del personaggio, che ha saputo rileggere con intelligenza le tante sfaccettature di un vigilante complessissimo sul piano psicologico, non rinunciando al contempo alla frenesia dell'azione. Ecco, se ci basiamo sul cameo di Daredevil in She-Hulk, la Casa delle Idee sembra essersi dimenticata tutto questo glorioso passato e per quanto potrebbe essere una soluzione temporanea (come avevamo ipotizzato in un approfondimento), bisogna ricordare che sia gli spettatori che la critica non dimenticano. In altre parole fare finta di niente non è contemplato, fermo restando che si può comunque rilanciare Matt Murdock in modo diverso, senza rinunciare alla continuità.
Un problema di chiarezza
Un ostacolo per certi versi speculare alla concretezza progettuale è la chiarezza. Daredevil: Born Again, ad ora, purtroppo, è avvolto da una coltre fumosa di incertezza che non permette di capire la natura dello show. Siamo di fronte ad un sequel? Ad un reboot? O a entrambi? Quali saranno le connessioni con l'opera Netflix (sempre se ci saranno)? Tutte domande, purtroppo, senza una risposta precisa. Attualmente questo problema non si pone, visto che il tutto è ancora in lavorazione, ma già questa perplessità iniziale non è assolutamente positiva visto che comunque prima della release i vari fruitori devono iniziare a comprendere di che serie stiamo parlando, così da decidere se vederla o meno. Probabile che ora, con un team di produzione nuovo di zecca, sia prematuro chiedere così tanto, ma in caso questa squadra si riveli solida, ha il dovere, nel prossimo futuro, di esprimere al meglio possibile quali sono le coordinate identitarie dello show.
Alla ricerca del contorno narrativo
Arriviamo all'elemento più pericoloso oltre che il più difficile da gestire. Fino a questo momento abbiamo analizzato diversi aspetti che rafforzano l'idea di un rischio concreto alla base della serie, ma per ora ci siamo concentrati solo su dettagli del progetto stesso, senza guardarci intorno. Come abbiamo messo in evidenza nell'introduzione, stavolta il nostro amato vendicatore diabolico dovrà misurarsi anche con l'universo esterno, andando in qualche modo ad interagire con l'MCU. Fermo restando che una mossa furba potrebbe essere quella di far ricadere il titolo sotto l'etichetta Spotlight (così da avere pochi legami con il Marvel Cinematic Universe), nell'altro caso un confronto con un contorno narrativo più ampio è obbligatorio. Il problema è che la narrazione orizzontale dell'universo supereroistico di Kevin Feige sembra trovarsi in una fase di stand-by - come testimoniato dalla possibilità di abbandonare la storyline di Kang il Conquistatore, ad esempio - di conseguenza è opportuno che, in previsione dell'uscita di Daredevil: Born Again, nel 2024, si risolva tale vuoto, riempendolo con una macrostoria adatta allo scopo.