Avevamo lasciato Daredevil in condizioni disperate alla fine di The Defenders, ma i suoi amici e compagni di battaglia lo hanno creduto morto per settimane. I nuovi episodi di Daredevil 3, disponibile su Netflix dal 19 ottobre, comincia subito dopo la conclusione della miniserie The Defenders, ma i collegamenti col Marvel Cinematic Universe essenzialmente finiscono lì, se escludiamo un riferimento di straforo a Jessica Jones. È un po' strano che i produttori abbiano scelto di slegare completamente questa nuova infornata di puntate dal piccolo universo televisivo che ha fatto il suo esordio proprio con Daredevil ma alla luce delle ultime notizie - la recente cancellazione di serie tv come Iron Fist e Luke Cage - sembrerebbe avere senso, anche se ci risulta difficile credere che personaggi come Danny Rand, che peraltro si è fatto carico del ruolo di protettore della città al posto di Daredevil, non siano corsi a indagare sul suo presunto ritorno. Questo mondo gira così, tuttavia, e forse la decisione di scollegare i nuovi episodi della serie con Charlie Cox di cui ci accingiamo a parlare nella nostra recensione di Daredevil 3, dal microcosmo dei Defenders è stata molto più lungimirante di quanto non appaia: senza vincoli, gli sceneggiatori hanno potuto concentrarsi su un lungo arco narrativo che funziona meravigliosamente proprio per il tempo dedicato ad approfondire i personaggi che già conosciamo... o che credevamo di conoscere.
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Ispirata in parte a un ciclo di storie che Frank Miller ha firmato nel '86, la nuova stagione ruota tutta intorno alla solitudine, al rimorso, al perdono. Matt Murdock (Charlie Cox) si risveglia nella chiesa in cui è cresciuto, accudito da padre Lantom (Peter McRobbie) e dalla rigida ma paziente suor Maggie (Joanne Whalley). Saranno le toccanti conversazioni con quest'ultima a smuovere Matt, in piena crisi di fede e d'identità, e a ridargli la forza di tornare a battersi per Hell's Kitchen. Contemporaneamente, la storia si concentra sui comprimari, ma lo fa al punto che in alcuni episodi sembrano essere loro i protagonisti, e non l'eroe che dà il titolo alla serie. Karen Page (Deborah Ann Woll) non riesce ad accettare la scomparsa del suo amico, mentre Foggy (Elden Henson) sembra invece essersi rassegnato. A scombussolare le loro vite ci penserà però il ritorno di Wilson Fisk (Vincent D'Onofrio) alias Kingpin, signore del crimine che farà un accordo con l'FBI per consegnare la malavita in cambio degli arresti domiciliari nell'attico di un hotel prestigioso. Ovviamente, però, il machiavellico Fisk ha altri piani in mente.
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Una nuova sfida per Daredevil
La nuova stagione di Daredevil ingrana dopo un inizio effettivamente troppo lento: tredici episodi continuano a essere troppi, a nostro avviso, ma in questa annata si rovescia un po' la situazione e invece di essere ridondante nella porzione centrale, la serializzazione acquisisce vigore e un ritmo incalzante proprio nel mezzo, catturando l'attenzione dello spettatore grazie a uno sviluppo da vero e proprio crime drama. E lo fa restando fedele alla natura dell'opera originale, alternando l'approfondimento psicologico dei personaggi a scene d'azione mozzafiato che riescono a superare quanto già apprezzato nelle prime due stagioni. Daredevil ha sempre contato su una coreografia sopra le righe e su una regia di ottimo livello che trovano la loro massima espressione in alcuni episodi della nuova stagione. Il lungo scontro nella prigione del quarto episodio e il peculiare flashback in terza persona che illustra l'infanzia di Ben Poindexter (Wilson Bethel) sono gli esempi più fulgidi.
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Poindexter è un nuovo personaggio che entra in scena con prepotenza nel secondo episodio e si evolve in ogni puntata successiva, fino a diventare uno dei nemici più iconici di Daredevil: l'infallibile cecchino Bullseye. Villain atipico e completamente psicopatico nei fumetti, nella terza stagione di Daredevil acquisisce uno spessore tutto nuovo grazie a una sceneggiatura intelligente che tiene lo spettatore costantemente in bilico tra la compassione e il puro disprezzo. La costruzione e la distruzione di questo personaggio servono contemporaneamente a delineare con gelida precisione anche la portata e la crudeltà di Wilson Fisk, grazie anche allo straordinario talento di Vincent D'Onofrio, un attore che riesce ancora una volta a giocare su un delicato confine tra goffaggine e brutalità. Fisk sembra costantemente sul punto di scoppiare, ma la sua capacità di restare impassibile e tirare comunque le fila mentre il mondo sembra crollargli intorno lo rende un avversario temibile e spietato che in questa stagione guadagna una dimensione in più.
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Luci e ombre nella terza stagione
Fa da contraltare ai momenti più riusciti della stagione una serie di scelte meno condivisibili. Il personaggio di Ray Nadeem (Jay Ali) è una di esse. Completamente inedito - non ha una controparte cartacea nell'universo Marvel - l'agente del FBI Nadeem conquista il palcoscenico con determinazione in molteplici puntate: inizialmente le sue paturnie sulla corruzione e sull'onestà professionale risultano stucchevoli, ripetitive e poco interessanti, ma col passare del tempo Nadeem guadagna uno spessore invidiabile e diventa a tutti gli effetti uno dei protagonisti entro il season finale. L'altro punto debole della terza stagione di Daredevil è il modo in cui gli sceneggiatori hanno gestito i momenti più inverosimili della storia. In certi casi, si è semplicemente deciso di tuffarsi a capofitto nelle origini fumettistiche con risultati positivamente impressionanti: lo scontro tra il vero Daredevil e l'impostore nell'ufficio del Bulletin, per esempio, convince proprio per il modo in cui si è scelto di rappresentare il peculiare talento di Poindexter, una precisione quasi soprannaturale che gli consente di trasformare qualunque oggetto in un'arma. Il risultato è un combattimento a corta e lunga distanza che stupisce per fantasia e creatività, senza però indulgere in spiegazioni che avrebbero potuto giustificare e ridimensionare i "poteri" del futuro Bullseye.
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Diventa più difficile sospendere l'incredulità quando, invece, si decide di esplorare il segreto di suor Maggie o il misterioso passato di Karen Page attraverso flashback pedestri che neppure l'interpretazione sopra le righe delle due attrici riesce a sollevare dalla banalità. Anche la brevissima sequenza che conclude la stagione, rimandandoci a un futuro sviluppo della storia che a questo punto è tutto da vedere, lascia parecchio di stucco a causa dei toni completamente discordanti con quelli mantenuti nelle tredici puntate che l'hanno preceduta. Sono tuttavia difetti minori che non intaccano l'ottima qualità di questa stagione, la cui maggior pecca rimane un'introduzione troppo pesante e un ritmo incostante nella prima metà, sostenuti fortunatamente dall'ottimo cast e, soprattutto, dal sempre più bravo Charlie Cox che ormai ha fatto del cieco supereroe la sua seconda natura. Superato il giro di boa, la visione di Daredevil è un po' come salire sulle montagne russe senza sapere quanti tornanti ci aspettano prima di toccare terra. La tensione è sempre alle stelle e ogni giravolta porta con sé un senso di entusiasmo e di timore che ci accompagna fino alla fine. E se questa è veramente la fine di Daredevil, possiamo dire che almeno c'è una chiusura che funziona pure da ottimo series finale.
Movieplayer.it
4.0/5