Caos, urla, sudore. Ogni fiera è un piccolo inferno. Questa Games Week di Milano, però, si è messa d'impegno per travestirsi da girone dantesco come si deve. E no, non era per gioco, ma per dare il giusto benvenuto a uno eroe indemoniato. Milano, che ai diavoli vuole bene solo nella sua metà rossonera, ha indossato il suo abito più blasfemo per abbracciare Charlie Cox, volato direttamente dal New York Comic Con per presentare Daredevil 3 anche in Italia. La terza stagione di una delle più apprezzate serie Netflix, disponibile da oggi, è pronta a rimettere Matt Murdock sotto torchio, dilaniato da dilemmi morali e schiacciato dalla sua terrificante nemesi di nome Wilson Fisk. Perché non esiste Daredevil senza sofferenza.
Chi ha imparato a conoscere Murdock tra vignette e baloon, lo sa sin troppo bene. Non a caso, alla fine di The Defenders, l'avvocato di Hell's Kitchen era a pezzi, distrutto nel corpo e nell'anima. Per questo la terza stagione di Daredevil promette di raccontare una dolorosa convalescenza e soprattutto di legare ancora di più l'anima di una città a quella del diavolo cieco. Stando alle clip mostrate prima di incontrare Charlie Cox assieme ad altri colleghi giornalisti e blogger, la terza stagione sarà molto intima, pronta a scavare nel passato e nell'infanzia di Matt, ma anche politica, con uno sguardo critico rivolto alla percezione pubblica di Daredevil.
La dimensione del conflitto sarà duplice: da una parte un Fisk ritornato dalla prigione più incattivito e mellifluo che mai, intenzionato a infangare la reputazione del diavolo rosso, dall'altra l'introduzione dello storico nemico Bullseye sarà garanzia di duelli fisici estenuanti e all'ultimo sangue. Dopo le deludenti seconde stagioni di Luke Cage e Iron Fist, tocca di nuovo a Daredevil risollevare le sorti dell'universo Marvel televisivo. Le premesse ci sono tutte. D'altronde la fatica delle imprese è nel destino di Murdock. Le cose facili non fanno per lui.
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Il diavolo dalla fede cieca: essere Matt Murdock
Ormai sei diventato Daredevil da un po' di tempo. Qual è il tuo rapporto col personaggio?
Mi sento molto fortunato a interpretare questo ruolo, perché quella di Matt Murdock è una personalità complessa e piena di sfumature. Nel mondo dei fumetti Daredevil esiste sin dal 1964, ma ovviamente ho iniziato a conoscerlo davvero soltanto negli ultimi quattro anni della mia carriera. Lo percepisco quasi un prestito, ma anche come un privilegio unico. Da quando sono stato ingaggiato per la parte, ho cercato di documentarmi il più possibile per interpretare al meglio il personaggio, sia in costume che in abiti civili.
Qual è la versione di Daredevil costruita da Charlie Cox?
Non è facile rispondere in maniera netta. Chi legge i fumetti di Daredevil da tempo sa benissimo che il personaggio cambia e si evolve a seconda di chi scrive o disegna le sue storia. Quando abbiamo iniziato a lavorare sulla serie, ci siamo preoccupati sulla versione di Daredevil da mettere in scena. In questo senso i riferimenti più utili per il mio lavoro sono state le versioni fumettistiche nate dalle opere di Frank Miller, Brian Michael Bendis, Joe Quaesada e Kevin Smith. Parlando di quanto ci ho messo di mio, penso che la serie metta molto in evidenza il lato moralmente ambiguo dell'essere un supereroe. Ci sono momenti in cui Matt, pur agendo in nome del Bene, si lascia sopraffare da sentimenti del tutto opposti, come l'egoismo e la violenza. Perché, alla fine, è prima di tutto un essere umano.
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Che Matt Murdock ritroveremo all'inizio di questa terza stagione?
Un uomo spaccato a metà, sofferente sia nel fisico che nello spirito. Gli è letteralmente crollato il mondo addosso. Ritroveremo una persona confusa, disorientata, che mette in discussione la sua fede. Si chiede come mai Dio, nel caso in cui davvero esista, possa permettere tanta cattiveria nel mondo. Matt ha smarrito anche fiducia nel suo scopo, non sa più per quale ideale combattere, e di conseguenza è davvero molto, ma molto arrabbiato. Ecco, nella terza stagione Daredevil affronterà la sua sfida più grande.
Il fumetto e il costume
Che rapporto avevi con il personaggio di Daredevil prima di lavorare con Netflix?
A dire il vero, prima di essere ingaggiato per il ruolo, non ero un grande lettore di fumetti. Adesso lo sono diventato anche grazie al mio free account Marvel (ride).
Come dicevo prima, è chiaro che un personaggio di un fumetto seriale cambi molto in base a chi lo scrive e disegna. Le mie versioni preferite sono quelle di Miller e Bendis. Quando mi ritrovo a leggere delle tavole di Daredevil che mi colpiscono particolarmente, provo a interiorizzarle per arricchire la mia interpretazione.
Cosa c'è in comune tra te e Matt Murdock?
Quando sei davanti a un ruolo, ogni attore avverte subito che ci sono elementi in cui è facile identificarsi e altri in cui non ci si riconosce affatto. Il lavoro di un interprete è proprio quello di colmare quello che ti separa e allontana dal tuo personaggio. Matt Murdock è molto testardo, quindi è molto più chiuso mentalmente di quello che vorremmo credere. Se ha una convinzione ferma va fino in fondo senza pensarci su due volte, e in questo aspetto mi riconosco anch'io. Quello che gli invidio di più è il suo infischiarsene di quello che la gente pensa di lui. Non ha peli sulla lingua. Io, invece, sono l'opposto. Ammetto di essere troppo influenzato da quello che gli altri pensano di me. Ecco, in questo dovrei imparare da Matt Murdock.
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Preferisci interpretare Matt o Daredevil?
Se ci pensate bene, Matt Murdock è una menzogna. Se ne va in giro camminando con un bastone, quando non ne avrebbe bisogno. Lui fa finta di avere tutte le difficoltà di un non vedente, ma i suoi poteri, come sapete, gli permettono di muoversi normalmente. L'avvocato Murdock è una specie di maschera innocua che Matt vuole far vedere al mondo. Quindi Daredevil è una seconda maschera per lui. Questa complessità dell'essere umano mi ha sempre affascinato. Interpretare Devil, ovviamente, è molto divertente, per via del costume, del timbro di voce e delle scene d'azione. Tra l'altro, nella terza stagione sono molto più presente nelle scene di lotta, in cui ho utilizzato meno stunt rispetto alle altre volte. Ho scoperto che è molto più difficile combattere senza dover fare male a qualcuno, rispetto a quando si fa sul serio. Tornando al dualismo tra Matt e Daredevil, ammetto che mi piace il disagio che prova Murdock quando è tra la gente, quella solitudine e quella vergogna scaturite proprio dal fatto di dover continuamente vivere una bugia. Sono davvero fortunato nel mettere in scena due personaggi così tridimensionali e stratificati.
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Charlie, chiudiamo con una domanda nerd che divide anche i fan. Preferisci il costume nero o il costume rosso?
Quello nero, perché è decisamente più comodo da indossare. Tra l'altro è un grande omaggio al fumetto di Frank Miller (L'uomo senza paura, n.d.r) che sancisce anche un ritorno alle atmosfere e i ai temi più intimi della prima stagione. Però mentirei se dicessi che in questi episodi non mi manca anche il costume rosso, che ovviamente è diventato iconico per tutti. Da quando ho intrapreso quest'avventura sono diventato per forza di cose un grande fan di Daredevil e adoro anche il costume classico, per cui per quanto tornare alle origini con quello nero sia stato comodo, in parte è stato anche un po' deludente.