Oggi vogliamo parlare di nerd. E vogliamo farlo perché nel guardarci intorno ci rendiamo conto che ci sono i presupposti per fare un ragionamento riguardo questi individui strani, introversi, spesso un po' bizzarri e fuori dal comune. Ma cos'è un nerd? Se consultiamo la pagina di Wikipedia, le prime righe ci dicono che "Nerd è un termine della lingua inglese con cui viene definito chi ha una certa predisposizione per la tecnologia ed è al contempo tendenzialmente solitario e con una più o meno ridotta propensione alla socializzazione." Strani, appunto, come avevamo detto. E allora perché sentiamo il bisogno di parlarne?
A parte l'essere un po' nerd anche noi (chi scrive, per esempio, pensa di esserlo abbastanza), ci rendiamo conto di essere sempre più circondati da loro nel nostro lavoro. Non ci riferiamo ai colleghi, questo no! E non ci permetteremmo mai di definirli nerd perché il termine nasce con intento spregiativo anche se è poi diventato distintivo di una certa categoria (sempre più ampia?) di persone. Parliamo di personaggi in vista, più o meno fittizi, e di una cultura nerd sempre più dominante, in particolare nel mondo dell'intrattenimento. Sarà a causa di un mondo contemporaneo sempre più tecnologico e digitale, che ha reso di uso comune oggetti un tempo riservati a nicchie di pubblico? Forse, ma arriviamoci per gradi.
In principio era il nerd...
... o geek o otaku (la sua variante giapponese) che dir si voglia. E come dicevamo il termine nasceva con intento per lo più negativo e spesso offensivo. Definire qualcuno nerd voleva dire bollarlo, etichettarlo, in qualche modo marchiarlo a fuoco di un certo tipo di caratteristiche che ne facevano di fatto un emarginato solitario e incapace di integrarsi. Una figura presente da sempre nel mondo dei film e delle serie TV, ma con spirito non dissimile: i primi nerd cine-televisivi erano in maggior parte comprimari buffi e stravaganti, andavano a completare gruppi eterogenei di protagonisti o accompagnavano la star aiutandola con il lavoro più cerebrale o tecnologico. A voler guardare indietro, troviamo in Spock uno dei primi, e più rappresentativi, esempi. Ma di personaggi che andavano ad occupare la stessa casella narrativa ne possiamo identificare tanti: dal Data de I Goonies all'Egon Spengler di Ghostbusters - Acchiappafantasmi o lo George McFly di Ritorno al futuro, fino ad arrivare ai tempi più recenti con una studentessa modello come Hermione di Harry Potter che un po' nerd può essere considerata. Un po' è la chiave di lettura giusta, perché si tratta di personaggi che hanno alcune caratteristiche nerd (appassionati di tecnologia, studiosi, timidi e impacciati...) ma raramente vengono definiti esplicitamente tali.
In primo piano
Tra questi ci sono anche quelli che hanno ruoli di primo piano e da protagonisti assoluti, le cui caratteristiche un po' da nerd vengono superate o diventano punti di forza. Non possiamo considerare così MacGyver? Eppure è da considerare un eroe. Oppure non possiamo dire che il Peter Parker di Tobey Maguire sia nerd? Certamente, ma non diremmo lo stesso della sua controparte Spider-Man. Il primo caso che ci torna alla memoria di un protagonista nerd che lo sia fino in fondo e proprio per la sua natura è il Matthew Broderick di Wargames - giochi di guerra e il film di Richard Donner ancor più interessante in questo senso perché pone un appassionato di computer al centro della storia proprio per le sue caratteristiche. Lo faceva nello stesso periodo anche la serie I ragazzi del computer, ma la sua breve durata fa capire che i tempi non erano ancora maturi per questo passo. Tempi che invece erano assolutamente maturi un po' di anni dopo, quando la CBS ha lanciato una nuova sitcom che fa un passo importante e significativo: affronta l'argomento senza mezzi termini e con (auto)ironia racconta il mondo nerd attraverso i suoi orgogliosi protagonisti.
E alla fine arriva Sheldon
I quattro personaggi principali di The Big Bang Theory, infatti, sono nerd dichiarati e convinti. Sfigati e (socialmente) perdenti, ma del tutto consapevoli di ciò. Quella della serie CBS è l'ufficiale accettazione e consacrazione dell'universo nerd che prende in giro ed allo stesso tempo omaggia. Sheldon, Leonard, Howard e Rajesh non cercano di nascondere la propria natura, non si sforzano per un'integrazione ritenuta impossibile e sbandierano il proprio modo di essere senza particolari remore, sin dal pilot e da quella risposta stupita quanto spontanea del personaggio di Simon Helberg alla perplessa Penny di Kaley Cuoco al cospetto del mutismo selettivo di Raj. "Qual è il suo problema?" Chiede la ragazza. "È una specie di nerd!" ("He's kind of a nerd") La secca e divertita risposta. E la serie magicamente funziona, grazie soprattutto al prezioso lavoro di Jim Parsons su Sheldon, che possiamo considerare un giorno non lontano vero sinonimo di nerd. Così come funzionano, in modo e misura diversa, anche la britannica IT Crowd, che pure aveva intrapreso una strada simile un anno prima, e la commedia cable Silicon Valley, targata HBO e già rinnovata per una terza stagione. Il successo di una serie come The Bing Bang Theory (con tanto di contratto milionario per gli interpreti) è un primo segnale di un mondo nuovo in cui i nerd non sono più isolati, ma ben integrati. In cui la comicità che li riguarda non è feroce satira, ma bonario e ammiccante sfottò.
L'ultimo passo
Sarà l'evoluzione tecnologica, il fatto che i computer prima e gli smartphone poi hanno accorciato la distanza tra le categorie di persone, ma oggi è chiaro come il pubblico abbia una conoscenza maggiore di quel mondo ed una ancora maggiore voglia di condividerne almeno parte degli interessi. Come si spiegherebbero, altrimenti, gli incassi di film come The Avengers (tra l'altro diretto da un altro nerd per eccellenza con Joss Whedon) e gli altri del Marvel Cinematic Universe, le ore di fila al Comic-Con di San Diego, la folla che inonda le strade di Lucca durante la fiera fumettistica annuale, il crescente fenomeno dei cosplayers e, non per ultimo, i primi passi di uno studio come Disney Animation verso questo universo? Negli ultimi anni, quella cultura ha fatto capolino nel mondo dei classici Disney, prima indirettamente, omaggiando i videogiochi in un film originale come Ralph Spaccatutto, poi direttamente, mettendo degli scienziati e cervelloni palesemente nerd al centro del primo adattamento Disney/Marvel, Big Hero 6. C'è Baymax che catalizza l'attenzione del pubblico, è vero, ma i suoi compagni di avventura sarebbero stati fino a qualche anno fa degli accompagnatori comprimari, non dei protagonisti capaci di usare le loro abilità tecnologiche come armi e punti di forza.
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Un aspetto che troverà la sua definitiva conferma a fine mese, quando dei nerd appassionati di videogiochi lotteranno per salvare il destino del mondo contro invasori alieni: gli eroi di Pixels, infatti, non devono vestirsi da eroi per combattere, non devono usare la loro intelligenza per costruire armi o armature all'avanguardia, né il proprio cervello per trovare scappatoie per sconfiggere il nemico. Nessuna trasformazione, nessun upgrade, nessun potere. Gli verrà richiesto solo di essere nerd fino alla fine e giocare... come hanno sempre fatto.