È ancora nelle sale The Disaster Artist e, da quello che leggiamo, pare che vi stia piacendo davvero molto. La scorsa settimana abbiamo approfittato dell'uscita italiana del film di James Franco per parlarvi dei peggiori film della storia del cinema. Brutti, ma così brutti da diventare dei cult. O, per usare un termine in voga oggi, degli scult.
Oggi parliamo di altri film che hanno rischiato di diventare dei disastri. Le traversie produttive di questi film, il budget agli sgoccioli, gli inconvenienti sul set, hanno rischiato di non far mai vedere loro la luce. O di farli diventare dei film non riusciti.
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Ma al timone di questi progetti, per fortuna, non c'era un "disaster artist" come Tommy Wiseau. C'erano artisti come Francis Ford Coppola, George Lucas, David Lynch, Ridley Scott. E così il loro genio è venuto fuori, pur tra mille difficoltà. E ha evitato il disastro, regalandoci dei film che sono entrati nella Storia. Quello che state per leggere è un racconto fatto di incidenti, fortunali, malattie, fallimenti, litigi, tensioni. E, disastro dei disastri, soldi che finiscono e non bastano più. Ma quando c'è la stoffa, a vincere è il Cinema.
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1. Apocalypse Now
È il film che più di ogni altro ha rischiato il baratro. Il "cuore di tenebra" trasportato nell'inferno del Vietnam, i Doors, la Cavalcata delle Valchirie di Wagner, l'odore del Napalm al mattino e la follia del colonnello Kurtz di Marlon Brando. Tutto è entrato nella leggenda. Ma Apocalypse Now è un film che ha rischiato di mandare in rovina Francis Ford Coppola, la sua casa di produzione, la Zoetrope, e la vita stessa del cineasta americano. Che, durante le riprese del film, a causa della crisi del suo matrimonio, medita addirittura il suicidio. Il progetto, partito nel 1976, doveva costare 12 milioni di dollari (1 milione era il cachet di Brando) e 120 giorni di riprese. Si arriverà a 30 milioni di dollari e 238 giorni di set.Martin Sheen viene colpito da un infarto durante le riprese. Un tifone si abbatte sul set del regno di Kurtz, a Manila, con il risultato di tre milioni di dollari di danni alle apparecchiature. Marlon Brando ingrassa talmente (raggiunge i 110 chili) che sono utilizzabili solo i suoi primi piani, e in ombra, mentre per le scene in campo lungo è utilizzata una controfigura. Tutto questo mentre tutti i membri della troupe, a turno, vengono colpiti da febbri malariche. Presentato a Cannes nel 1979, il film vince la Palma d'Oro. E poi tre Golden Globe e due Oscar. Ed entra nella Storia.
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2. Guerre stellari
Sì, il revisionismo (cioè i prequel e i sequel) oggi ci impone di chiamarlo Star Wars: Episodio IV - Una nuova speranza, ma noi lo abbiamo sempre conosciuto così, il nostro primo Guerre stellari, quello del 1977. A vedere quello che è diventato il franchise ci sembra impossibile, ma Guerre stellari, a quei tempi, è stata un'altra sfida produttiva, un "piccolo" film che è diventato grande. Quel mix per cui la fantasia di George Lucas ha preso Metropolis, Stanlio e Ollio, Robin Hood e Flash Gordon e ne ha fatto qualcosa di completamente nuovo, creando la Space Opera per eccellenza, è nato in realtà in un clima di grande incertezza e tensione. E in relativa economia (il costo è stato 11 milioni di dollari). Durante le riprese tutto sembra andare storto: gli attori non sono contenti della sceneggiatura (che era stata scritta e riscritta), i robot sembrano non essere poi così belli, e il fatto che l'unico personaggio interpretato da un attore famoso, Alec Guinness, muoia a due terzi del film, getta nel panico i produttori. Che chiedono di vedere un'anteprima del film: ma gli effetti speciali sono pronti solo per un terzo. Gli effetti sonori rimangono in sospeso fino all'ultimo minuto. Poteva essere un disastro. Invece sappiamo com'è andata.
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3. Eraserhead
Qui siamo proprio in un altro campionato. David Lynch è cinema d'autore per eccellenza, lontano da grandi incassi (ma non troppo dal mondo di Star Wars, visto che doveva essere lui a girare Il ritorno dello Jedi...). Eraserhead - La mente che cancella è un piccolo film, produttivamente e concettualmente agli antipodi di Apocalypse Now, eppure per David Lynch è stata una piccola apocalisse personale... come tutte le scommesse, come molte delle opere prime, Lynch ha rischiato tutto con questo film. Fa una fatica enorme ad ottenere dei finanziamenti, visto che lo script è solo di 20 pagine. Dopo 3 anni di lavorazione, i fondi finiscono. E, nel momento in cui la produzione si prolunga oltre il previsto, Lynch finisce per dormire, per oltre un anno, sul set del film, in quella che è la stanza del protagonista. Terrence Malick prova a organizzare una proiezione con un finanziatore, che se ne va furioso sbraitando "bullshit!". Nel 1977 Eraserhead, storia di uno strano tipo e del suo amore per una donna, metafora della paura della paternità, esce solamente come film di mezzanotte, un film di nicchia. Ma diversi registi lo vedono e iniziano ad amarlo: John Waters e Stanley Kubrick, che decide di mostrarlo a cast e troupe prima di iniziare a girare Shining, per farli entrare nel mood giusto per un horror. Lo vede anche Mel Brooks, che gli chiede di dirigere The Elephant Man. E da qui nasce il mito.
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4. Rambo
Non è un film d'autore, né un successo di dimensioni... stellari. Eppure Rambo (First Blood, del 1982) è uno di quei film che hanno segnato un'epoca, gli anni Ottanta, e la carriera di Sylvester Stallone. Rambo è uno dei personaggi che sono rimasti di più nell'immaginario collettivo di quegli anni, e il primo film, a differenza della deriva puramente action dei sequel, ha anche un'anima, e racconta bene quella ferita ancora aperta che si chiama Vietnam. Eppure anche qui non è per nulla semplice. Non mancano gli incidenti: Stallone rompe accidentalmente il naso ad Alf Humphreys con una gomitata durante la scena della fuga dal carcere. Ma i problemi sono altri: il primo montaggio, della durata di tre ore e mezza, è così brutto da far stare male Stallone. Tanto che Sly è intenzionato a comprare il film per distruggerlo. Una volta capito che non è possibile, chiede di tagliare il più possibile le sue scene e lasciare che gli altri personaggi raccontino la storia. Certo, è il protagonista... alla fine, il film viene ridotto a 93 minuti. Stallone credeva che Rambo gli avrebbe distrutto la carriera, invece l'ha lanciata definitivamente. A suo modo, è un cult.
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5. Blade Runner
Altro film entrato nel mito, il capolavoro di Ridley Scott, tratto dal romanzo di Philip K. Dick Do The Androids Dream Of Electric Sheep, è ancora oggi tremendamente attuale. E tremendamente amato, come dimostrano le levate di scudi contro il suo sequel, Blade Runner 2049, girato da Denis Villeneuve. Una storia di fantascienza distopica dove un detective è a caccia di replicanti, esseri artificiali simili in tutto agli umani, declinata in chiave noir, è entrata così potentemente nell'immaginario collettivo da influenzare gran parte dei film di fantascienza che sono venuti dopo. Ma, anche qui, non è stato affatto facile. Sul set Ridley Scott e Harrison Ford litigano spesso, soprattutto per le scarse attenzioni del regista alla caratterizzazione del personaggio di Ford, di umore nero per le riprese sempre di notte e sotto la pioggia. Non va meglio con la troupe americana: molti se ne scappano in corsa, non sopportando l'idea di Scott di avere il pieno controllo della direzione artistica. E Scott, in un'intervista, pensa bene di dire che avrebbe preferito lavorare con una troupe inglese. Le riprese sono ovviamente in ritardo, e c'è grande pressione da parte della produzione, che decide una data di fine riprese, giunta la quale avrebbe ritirato i finanziamenti. Come sapete, il finale del Theatrical Cut del 1982 non è girato da Scott: le immagini degli esterni che si vedono durante il viaggio di Deckard e Rachel erano state girate per l'inizio di Shining. Stanley Kubrick le regala a Scott per permettergli di finire il film. Alla sua uscita, Blade Runner è accolto male dalla critica ed è un flop commerciale. Solo negli anni sarebbe riuscito a recuperare l'investimento e ad acquisire quell'aura leggendaria che ha oggi. Per fortuna, non è qualcosa che è andato perso come lacrime nella pioggia.