Da grandi, la recensione: un remake dall'umorismo svogliato

La recensione di Da grandi: gag e siparietti per il remake diretto da Fausto Brizzi, che non riesce però ad essere né un film nuovo né un vero omaggio al film cult di Franco Amurri. In streaming su Prime Video.

Da grandi, la recensione: un remake dall'umorismo svogliato

Noi abbiamo mai demonizzato i remake o reboot, e l'idea, su carta, sembrava molto interessante. Riprendere un cult del nostro cinema - il cinema degli Anni Ottanta, quello delle idee, dei colori, di una certa malinconia - per rielaborarlo in chiave contemporanea, aggiungendo magari toni più marcati, o rimandi alla più stretta attualità. Del resto, parliamo di un film mitico come Da grande di Franco Amurri, suggellato dall'interpretazione poetica e svagata di un fuoriclasse come Renato Pozzetto. Lo stesso Amurri che, quasi quarant'anni dopo, darà il benestare a Fausto Brizzi per quello che sarà la rivisitazione odierna: Da grandi. Già dal titolo ci accorgiamo della prima differenza: il singolare che diventa plurale, l'individualità che diventa condivisione.

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Da grandi: Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Enrico Brignano, Ilenia Pastorell in una scena del film

Interessante perché, sempre su carta, una sceneggiatura maggiormente popolata avrebbe chissà aumentato il livello umoristico (non diremmo comico, dato che la comicità pura non apparteneva al film originale), potendo spaziare e allargarsi. Un ragionamento che si ferma all'ipotesi, perché poi vedendo il film - disponibile in streaming su Prime Video - ci rendiamo ben presto conto che la spontaneità e la leggerezza non è qualcosa di facilmente replicabile, soprattutto quando vengono rinchiuse in un confine ancora (e ancora) aggrappato ai soliti stilemi da commedia: i siparietti e gli imprevisti si mangiano il film, intanto che il valore comico - su cui vorrebbe puntare Brizzi - viene caricato quasi totalmente sulle spalle degli interpreti (in primis, Enrico Brignano). Ma la vera comicità parte innanzitutto dallo script, e quello di Da grandi non sembra reggere né il tono né il ritmo, anche quando si distacca - lecitamente - dalla sua enorme pietra di paragone.

Una commedia che vorrebbe essere corale

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Da grandi: Enrico Brignano, Valeria Bilello in una scena del film

Se la storia principale non è dissimile da quella messa in scena da Pozzetto e Amurri, la trama di Da grandi vuole (o almeno vorrebbe) tramutarsi in commedia corale. I protagonisti questa volta sono quattro teneri amichetti di nove anni: Marco, Serena, Leo, Tato. Alle spalle hanno famiglie diverse, ma tutti vorrebbero essere maggiormente ascoltati "dai grandi". Su tutti, Marco, tra l'altro innamorato della maestra Francesca (Valeria Bilello). Una sera arriva la magia tanto attesa: esprimono il desiderio di diventare grandi, e la mattina dopo si risvegliano bambini nei corpi adulti (ad interpretarli troviamo appunto Enrico Brignano, oltre Ilenia Pastorelli, Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu). Inizialmente i bambini (ehm, adulti) approfitteranno della situazione, ma presto si renderanno conto che essere grandi non è poi tanto meglio.

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Crescere o restare bambini?

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Da grandi: una foto del film

Come dargli torto? La vita dell'adulto in fondo è lastricata di problemi, di rotture, di incomprensioni. Un mondo che offrirebbe numerosi spunti - anche divertenti -, tuttavia il film sembra invece preferire la strada sicura della gag, seguendo per quanto possibile lo spunto di Amurri, e facendo poi leva sull'estro dei protagonisti. Protagonisti (più o meno) che ce la mettono tutta, ma che non riescono a restituire le teoriche intenzioni, restando immobili in un'interpretazione più fisica che di spirito. Se l'incredibilità non è certo l'ingrediente principale del cinema, in Da grandi tutto risulta ideato per qualcosa che resta in superficie, creando quindi un cortocircuito generale. Lo abbiamo detto all'inizio della recensione: rivedere il film culto di Franco Amurri sotto forma di remake poteva essere una buona idea, se l'idea stessa fosse stata supportata da un linguaggio intelligente e da una maggior coesione che mantenesse saldamenti legati i tre fattori principali quando si parla di commedia: regia, sceneggiatura, interpreti.

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Da grandi: una scena del remake

Alla fine ciò che viene fuori è un film scollato e bloccato. Perché poi, quando si parla di remake o reboot, l'opera originale deve essere piuttosto una traccia: il copia-e-incolla svilirebbe qualsiasi autore, che giustamente tende a volerci mettere del suo. Pensiamo alla musica: una cover di una canzone famosa è riuscita quando la cover stessa reinterpreta il brano senza volerlo scimmiottare, senza realizzare il classico "compitino", insomma. In questo senso, Fausto Brizzi con Da grandi sembra però incastrato tra le due scelte, senza voler mai essere né troppo originale né troppo debitore. Ecco, potremmo dire che l'intero film resta sospeso, incerto se crescere o restare bambino.

Conclusioni

Concludendo la recensione di Da grandi, torniamo sul fattore remake / reboot: l'idea di rivedere il film culto di Franco Amurri poteva funzionare se la nuova versione fosse stata meno agganciata al concetto di gag e siparietto, puntando sulla sceneggiatura e sui possibili legami con l'attualità. Alla fine, ciò che viene fuori è una commedia svogliata che non trova una sua identità.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • Ilenia Pastorelli è forse la migliore tra i quattro protagonisti.
  • L'idea del remake di un film cult...

Cosa non va

  • ... che si ferma in una dimensione da commedia stanca e priva di guizzi.
  • Le gag, che strappano ben poche risate.
  • Una costruzione generale troppo finta.