Apriamo questa recensione di Cyber Hell: indagine su un inferno virtuale, il documentario coreano diretto da Choi Jin-seong, sottolineando come si tratti di un'ulteriore valida aggiunta al catalogo true crime Netflix, il più completo e valido tra quelli delle piattaforme streaming. Al centro di questa inquietante storia un caso che ha di recente sconvolto la Corea del Sud: un gruppo di individui anonimi obbligavano - minacciandole di diffondere i loro dati personali o di fargli fisicamente del male - delle ragazzine minorenni a scattarsi foto intime o ad umiliarsi davanti alla videocamera dei loro smartphone, si scambiavano poi le foto e le condividevano in chat Telegram private.
Per individuarli e assicurarli alla giustizia sono stati necessari mesi di indagini, condotti tanto dalle autorità come da un gruppo di giornalisti, ma finalmente i principali istigatori sono stati trovati e hanno dovuto affrontare le conseguenze delle loro azioni. Oltre che concentrarsi sulla narrazione delle indagini, che vengono ripercorse nel dettaglio dai primi giorni fino all'identificazione dei colpevoli, il documentario cerca di approfondire diverse tematiche, ad esempio cerca di approfondire come i social e internet influenzano le relazioni interpersonali, soprattutto per quanto riguarda i più giovani, o il ruolo della donna nella società coreana, sollevando considerazioni - pensiamo a quanto sia attuale anche qui il discorso del revenge porn - che hanno una grande importanza anche nel resto del mondo.
Le "N Room"
Ad investigare per prime il problema delle "N Room", ossia le stanze virtuali dove veniva scambiato il materiale pornografico e pedo-pornografico, una coppia di studentesse di giornalismo che, restando assolutamente anonime, si infiltrano in un sottobosco di uomini adulti che obbligano delle minorenni ad umiliarsi e farsi del male davanti a loro. Il primo articolo scritto sul caso non riesce però a portare lo sguardo dell'attenzione pubblica su quanto stia accadendo tra i giovani coreani, col tempo, però, dopo diversi servizi svolti da testate più importanti e la scoperta di come tra chi è coinvolto ci si scambi compensi in criptovalute, la polizia si fa finalmente carico del caso.
Rintracciare le identità di alcuni degli amministratori delle chat (i più importanti sono quelli che vengono chiamati "Il Dottore" e "GodGod") si rivela un'impresa estremamente complessa che richiede mesi di indagini, intercettazioni e pedinamenti. Mesi in cui la rete di criminali digitali si fa sempre più numerosa e strutturata, e in cui sempre più ragazzine vengono adescate con l'inganno. Molte di queste andranno incontro a traumi permanenti, anche per colpa di una società che pare non essere pronta a supportarle senza scadere nel victim blaming.
I migliori documentari true crime su Netflix
lo sfruttamento del corpo femminile sul web
Cyber Hell: Indagine su un inferno virtuale è un documentario ben strutturato, facile da seguire (anche per chi, come noi, non conosceva assolutamente il caso) e estremamente esaustivo. Le interviste che lo arricchiscono sono infatti moltissime, troviamo le testimonianze delle giornaliste che per prime hanno indagato sulle "N Room" (che per la loro sicurezza restano anonime), di altri reporter e dei membri delle autorità. Vista la natura dell'argomento trattato e la giovane età delle persone coinvolte, le vittime non partecipano al documentario, ma Cyber Hell resta comunque un prodotto estremamente completo.
Come dicevamo, un caso di questo tipo è anche funzionale a portare la conversazione su tematiche che importanti in tutto il mondo, la strada per impedire lo sfruttamento del corpo femminile sul web (dalla diffusione senza consenso di materiale intimo fino al vero e proprio revenge porn) è infatti ancora lunga da percorrere. Risulta comunque interessante come la situazione venga affrontata in Corea, paese che è andato incontro ad un forte boom economico, ad una conseguente modernizzazione e digitalizzazione, più di recente rispetto ad altri.
Conclusioni
Come abbiamo visto nella nostra recensione di Cyber Hell: indagine su un inferno virtuale, il documentario coreano distribuito su Netflix è interessante e ben realizzato, ed è capace di portare l'attenzione su problematiche presenti in tutto il mondo come lo sfruttamento del corpo femminile sul web.
Perché ci piace
- Il documentario è ben realizzato e facile da seguire anche per chi non conosceva precedentemente il caso.
- È ricco di testimonianze e di voci danno il loro contributo.
- Si parla di tematiche di grande importanza in tutto il mondo...
Cosa non va
- ...che in certi casi meritavano però un maggiore approfondimento.