Non possiamo immaginare Cuori senza il protagonista, amatissimo, Cesare Corvara. E non possiamo immaginare Cesare Corvara senza l'attore che lo interpreta, Daniele Pecci. Un'unione di volti e situazioni, di emozioni e storie, che hanno contribuito al successo della serie Rai, tanto nella prima quanto nella seconda stagione (le trovate anche su Rai Play). Del resto, il casting ha fatto un ottimo lavoro, scegliendo un gruppo di attori e attrici perfetti per essere amalgamati. Come sapete, Cuori ci porta alla fine degli anni Sessanta, a Torino, quando l'Ospedale Le Molinette apriva i suoi reparti di cardiochirurgia alle nuove tecniche e alle nuove sperimentazioni.
Primario del reparto, il dott. Corvara, in qualche modo riassuntivo nel pensiero portante della serie: testa e sentimento. A tal proposito, Daniele Pecci, nella sede Rai di Viale Mazzini, ha raccontato a Movieplayer.it che la scelta dei copioni è proprio una questione di "testa e cuore. Prima arriva la ragione, in cui si cerca di capire innanzitutto se il personaggio che devi interpretare è nelle tue possibilità. Dopodiché, quando si capisce, il personaggio lo si deve sposare dal punto di vista emotivo. Lo si deve abbracciare, lo si deve amare, lo si deve coccolare, lo si deve anche detestare delle volte. Insomma, bisogna entrare in un rapporto che è anche molto spirituale".
Daniele Pecci: "Devo dire grazie agli sbagli che ho fatto"
Grande successo, Cuori è una di quelle fiction Rai in grado di colpire il pubblico, arrivando nelle tv degli italiani. Che approccio c'è, da parte di un attore, ad un prodotto così trasversale? "Se ti dovessi dire che la vivo consapevolmente mentre giro, mentre sono sul set, ti direi di no. Nel senso che ci sono degli accorgimenti che riguardano la scrittura, che riguardano il modo di girare uno show. Accorgimenti che tengono conto del fatto che la gente a casa si sposta, va in cucina, va al bagno, mangia, stoppa, ricomincia... non credo che questo aspetto riguardi gli attori. Io credo che gli attori sul set cerchino di fare quello che sanno fare, che si tratti di cinema o serialità Rai". Filmografia lunghissima quella di Daniele Pecci, costantemente diviso tra cinema e televisione (senza scordare il teatro). "Pur essendo stato molto, molto fortunato fino ad oggi, di sbagli ho fatti tantissimi, e devo dire che se ho raccolto qualche frutto, è anche grazie agli errori", spiega l'attore.
Cuori 2, Pilar Fogliati: "Il ritorno di Cuori e la libertà di poter sbagliare"
"L'arte è fondamentale per la società"
Durante la chiacchierata, si riflette sul concetto di lavoro applicato all'arte, e di quanto il cinema non venga considerato in Italia alla stregua di altre professionalità. "L'arte è riconosciuta come forma di lavoro utile soltanto in alcuni casi, e legata ad una concezione probabilmente spirituale o accrescitiva dell'anima. Quindi si fa più fatica a considerare la funzione artistica", prosegue Daniele Pecci. "Però poi sai... quando arrivano le pandemie e ci si chiude dentro casa, ci rendiamo conto che senza i film, senza le serie, senza la musica saremmo perduti. Questo lo si capisce in condizioni estreme, ovvio, senza però doverci sostituire a chi salva le vite in ospedale come il medico che interpreto in Cuori. L'arte è fondamentale per la società. D'altronde questa professione è tra le più antiche di tutte. Affonda le sue radici in un'epoca remota, da cui neanche i più grandi antropologi sono riusciti a trovare il bandolo della matassa. Ed è ancora è difficilissimo capire qual è il motivo vero per cui è nato questo lavoro...".
Cuori 2, Bianca Panconi: "Ragione e sentimento, ma fare l'attrice è questione di scelte"
"Una nuova generazione di grandi attori. Tuttavia, mancano i maestri..."
In Cuori 2, Daniele Pecci condivide il set con Matteo Martari e con Pilar Fogliati, oltre ad un gruppo di giovani interpreti decisamente promettenti: da Bianca Panconi a Neva Leoni, fino a Carmine Buschini e Gaia Messerklinger. "Secondo me sta arrivando una generazione di attori molto bravi, più disinvolti di come non lo eravamo noi quando abbiamo cominciato", ci dice Pecci. "Sono molto meno duri e meno impostati, molto più semplici, spigliati. Tuttavia ho paura che sta arrivando una generazione, non per colpa loro, senza veri maestri. Quando recitiamo dovremmo sempre tener presente che quello che facciamo ha un valore e una funzione che va al di là di noi, e che dovrebbe essere quello che ci conduce a fare la cosa giusta. Ho come l'impressione che, essendo morta una classe di grandi intellettuali e di grandi registi, questo posso oggi mancare".