Al passo con i tempi
Fino a poco tempo fa, chi temeva di venire spiato dalla webcam del portatile o dello smartphone era tacciato di paranoia. CSI: Cyber, l'ultimo spinoff del franchise creato da Anthony E. Zuiker e prodotto dal re di Hollywood Jerry Bruckheimer dimostra - senza forzature narrative - che basta possedere un computer, un tablet o un iPhone per essere alle mercé degli hacker. Dopo il backdoor pilot nella 14ma stagione della serie madre CSI: Scena del crimine (il penultimo episodio d'annata, Cyber crimini), lo spinoff ha debuttato come serie a sé stante in USA il 4 marzo e arriva, con una breve differita, su Rai 2 dall'8.
A differenza delle sorelle maggiori, essenzialmente stanziali, CSI: Cyber predilige indagini itineranti. Al festival della Tv di Monte-carlo per ritirare un premio in onore alla trionfale carriera cinematografica e televisiva, il produttore Bruckheimer (suoi Top Gun, Con Air, Black Hawk Down, I Pirati dei Caraibi, solo per citarne alcuni), aveva confessato una lieve ossessione per Patricia Arquette e rivelato le caratteristiche dello spinoff: addio all'unità di luogo - ovvero le città (Las Vegas, Miami, New York) quasi protagoniste dello show - a favore del nomadismo delle indagini ("con internet puoi commettere un crimine a miglia di distanza dal luogo del delitto senza muoverti dalla sedia" aveva spiegato Jerry) e una protagonista femminile assoluta.
Cyberesperti per Cybercrimini
Già eroina sensitiva di Medium e seduttrice manesca in Boardwalk Empire - L'impero del crimine, la Arquette, dopo aver interpretato per sette anni la figura - reale di Allison Dubois, incarna di nuovo un personaggio ispirato a una donna "vera": Mary Aiken, cyberpsicologa incaricata di risolvere crimini perpetrati utilizzando le apparecchiature più all'avanguardia. Il mondo occidentale è in balia di hacker ed esperti tecnologici, e Avery Ryan, determinata esperta dell'FBI che indaga questi abusi, lo ha imparato a proprie spese: psicoterapeuta dalla luminosa carriera, ha perso tutto quando uno sconosciuto ha rubato dal suo pc le schede dei pazienti. Per contrastare minacce simili - il pilot della serie indaga sul rapimento di alcuni infanti - la Ryan si circonda di geni informatici: Elijah Mundo (James Van Der Beek) è un maniaco dei videogiochi sparatutto e, lontano dalla realtà virtuale, si occupa di missioni sul campo, armi ed esplosivi. Daniel Krumitz (Charley Koontz), goffo e introverso, è l'autoproclamato dio degli hacker, mentre Raven Ramirez (Hayley Kiyoko) è profonda conoscitrice di social media; l'impettito Brody Nelson è l'ultimo acquisto, navigatore dei luoghi più oscuri della rete, ed è interpretato dal rapper Lil' Bow Wow. La composizione dei team è rigorosamente stereotipata (di primo acchito sembrano il timido, il duro, l'alternativa, l'elegantone), con tanto di equa distribuzione delle etnie (si sa, internet azzera le distanze). Come se non bastasse, il piccolo schermo americano ospita in questi mesi anche Scorpion, procedurale incentrato sulle indagini di un gruppo di tech-savvy al servizio del governo, anch'esso munito di protagonista costruito su una figura reale.
Un premio Oscar al comando
Fresca di Academy Award (per Boyhood), Patricia Arquette dona alla serie un prestigio inaspettato: l'immancabile carré biondo e i bellissimi tratti del volto potrebbero tradire una delicatezza che nel suo personaggio traspare solo per pochi attimi del pilota (mentre interagisce con i bebè), ma sul lavoro Avery è severa, concentrata, motivata. La Ryan è attenta come Gil Grissom, inflessibile come Horatio Caine, sensibile come Mac Taylor; intuitiva e risoluta, è, come la Aiken, una delle più abili esperte di cybercrimini degli USA grazie alle sue competenze psicoanalitiche e all'esperienza - al pari del Cal Lightman di Lie to Me - nel discernere, osservando le micro-espressioni facciali dei suoi interlocutori, la verità dalle menzogne. La Arquette era nel mirino di Bruckheimer da tempo, ma la fitta agenda di lei ha ritardato l'inizio della collaborazione. Nei panni della tenace Ryan, l'attrice 46enne è l'elemento catalizzatore di CSI: Cyber.
Il team
Il resto del cast non appare all'altezza: il mite Peter MacNicol (Ally McBeal, Numb3rs) soffre ormai di typecasting conclamato, e nei panni del pragmatico Simon Sifter, capo della Ryan, sembra destinato a ripetere se stesso. Provoca momenti di involontaria ilarità, invece, James Van Der Beek (mirabile il suo tuffo olimpionico nel laghetto alla fine del pilot), che quando punta la pistola solleva compulsivamente il sopracciglio; gli spettatori della compianta sitcom Don't Trust the Bitch in Apartment 23 ricorderanno con grande nostalgia la performance dell'ex protagonista saputello di Dawson's Creek nei panni di se stesso (una versione autoironica e sopra le righe), perché è nella commedia che l'attore dà il suo meglio (certamente non nel ruolo di rambo metropolitano).
CSI o non CSI?
CSI: Cyber nasce dalla volontà di Zuiker e Bruckheimer di realizzare un procedural al passo con i tempi, almeno per quanto riguarda la qualità contemporanea dei crimini indagati. Il format resta quella di un procedurale rigido e senza guizzi, che si discosta per molti versi dal resto del franchise - simili l'impronta stilistica e registica, la struttura delle indagini, le epiche sentenze grissomiane/horatiane. La serie si distingue dalle sorelle, inoltre, per la tendenza al nomadismo dei detective imposto dalla natura stessa dei crimini e per la composizione per archetipi dell'équipe più in linea con i team procedural (NCIS - Unità anticrimine, Leverage - Consulenze illegali, Dr House, il menzionato Scorpion...; ne fanno parte anche i vari CSI ma con una distribuzione molto più sfumata dei ruoli). CSI: Cyber non assolve la funzione auspicata - dare una svecchiata al franchise (che non ha necessariamente bisogno: la serie madre è un successo da 15 anni) -; sembra, stando al pilot, incline a privilegiare le vite private dei protagonisti, senza che questi siano attrezzati con gli strumenti necessari per evitare stereotipi. Si salva l'ottima Arquette, anche se con scene come la riconsegna dell'ultimo pargolo rapito nel pilot - tutta slow motion, musica struggente, primi piani smarmellati alla Occhi del cuore - non può salvarsi dal ridicolo. Neanche lei.
Movieplayer.it
2.5/5