Nascondendosi dietro un misto di timidezza e sarcasmo, Craig Roberts si affaccia al Torino Film Festival per la prima volta in veste di autore e regista per presentare la sua opera prima, Just Jim. Pellicola curiosa ed eccentrica, a tratti sbilanciata, ma ricca di trovate argute che attingono direttamente al vissuto della star di Submarine e Red Oaks. Gentilissimo e cordiale, nel corso di una lunga chiacchierata l'attore ci confessa che in realtà l'ultima cosa che voleva fare era recitare nel suo esordio da regista. "La mia faccia mi costringe a interpretare solo nerd. Sono una persona strana. Non salverò mai il mondo, non sarò mai figo. Ma in Just Jim non volevo essere io il protagonista. Il fatto che abbia scritto, diretto e interpretato il film può sembrare un esercizio di egocentrismo smodato, ma in realtà sono stato costretto a recitare per ragioni di budget. Se fossi stato io Jim avremmo risparmiato tempo e denaro, ma in futuro vorrei evitare di recitare. Ci sono un sacco di attori più bravi di me. Preferisco continuare a dirigere film se qualcuno vorrà sprecare soldi dandoli a me".
Schernendosi, Craig Roberts ammette che trovarsi al Torino Film Festival in veste di regista a soli 24 anni è una situazione surreale. L'attore, che di recente ha fatto la spola tra Europa e America per girare la serie Red Oaks, ambientata nel New Jersey e prodotta da Steven Soderbergh, ammette: "E' così strano per me anche solo pensare che le persone sappiano che il mio film esiste. Mi fa sentire bene, ma non riesco ancora a credere che mi stia succedendo davvero, mi sembra un sogno".
Dal Galles con amore
Cresciuto a Bargoed, nella campagna gallese, luogo assai distante dai lustrini di Hollywood, Craig Roberts ha sofferto l'incapacità di creare legami. "La mia adolescenza è stata orribile, proprio come nel film" afferma il neoregista. "Io sono una nullità nelle pratiche sportive e ho sempre amato il cinema, ma in Galles non ci sono molti cinefili. I principali interessi dei ragazzi sono due: il rugby e uscire a ubriacarsi. Questo è il motivo principale per cui la sala cinematografica, che è il rifugio di Jim, è sempre vuota. E poi volevo che lui sembrasse il più solo possibile, proprio come ero io. Il mio film è talmente nichilista da negarsi un lieto fine. La ragazza che piace a Jim lo caccia e questo riflette molto la mia vita". Oggi che Roberts è famoso, sembra in parte essere venuto a patti con il suo passato da sfigato tanto da decidere di girare Just Jim nella sua città natale. "Quando ero ragazzo non vedevo l'ora di andarmene dal Galles. Solo dopo ho capito quanto fosse bello quel posto e ora ho voglia di tornarci. Il film è una lettera d'amore alla città che un tempo odiavo e ora amo". Evidenziando le differenze produttive, il regista aggiunge: "La differenza principale del girare in Galles, e in generale in Europa, o negli USA sono i soldi. In America le produzioni sono molto ricche. In Galles abbiamo pochi soldi perciò i film che riusciamo a realizzare sono progetti del cuore, di cui ognuno vuole far parte soprattutto per passione". Nonostante il budget ridotto, Just Jim vanta la presenza di una star come Emile Hirsch. Quando gli chiediamo come ha fatto a convincere il collega americano a paetecipare, Roberts esclama: "Buona domanda. Non ne ho idea. David Gordon Green gli ha dato la mia sceneggiatura ed Emile mi ha chiamato".
Commedia generazionale o noir da incubo?
Emile Hirsch interpreta un personaggio molto curioso, un vero duro che sembra uscito da un film degli anni '50. Riguardo alla genesi del personaggio, l'autore di Just Jim spiega scherzosamente: "Se io fossi stato l'unico protagonista, il film sarebbe stato molto noioso. Mi serviva un antagonista e dal momento che Jim passa il tempo guardano vecchi film al cinema ho scelto di creare un tipo alla James Dean. Il suo arrivo getta una luce sinistra sulla storia e la sua presenza resta volutamente ambigua. E' reale o non reale?"
Questa ambiguità riflette anche la struttura di Just Jim, pellicola che, nella prima parte sembra mutuare lo humor surreale proprio da Submarine, che ha lanciato la carriera attoriale di Craig Roberts, ma che a un certo punto si trasforma in un vero e proprio noir. "La prima parte del film è ispirata a episodi che ho vissuto nell'adolescenza. Ho descritto l'universo nichilistico in cui vive Jim e che io conosco bene. Volevo che il pubblico si sentisse annoiato tanto quanto lo ero io da adolescente. Poi però il film cambia. Diventa un incubo. Volevo che le persone perdessero la loro sicurezza, volevo spiazzarle".
Visti i toni surreali e la presenza di alcuni personaggi che sembrano ammiccare ai lavori di David Lynch, chiediamo a Craig se l'autore è tra le sue influenze. "Adoro David Lynch, sicuramente lui è stato uno dei miei modelli insieme a Paul Thomas Anderson, Louis Malle e Bertolucci. Amo Il conformista. Non citerò Kubrick perché sarebbe troppo facile, lui è lo scienziato del cinema. Ispirarsi a David Lynch, però, soprattutto col primo film, è pericoloso. Guardate cosa è successo a Ryan Gosling. Lost River mi è sembrato un buon film, ma dal momento che è molto lynchiano ed è diretto da un attore, Ryan è stato crocifisso".
Quale reazione si augura Roberts di fronte a Just Jim? "Voglio che il film divida il pubblico. Sicuramente ad alcuni non piacerà perché è un film strano, ma vorrei che il pubblico capisse che è una sfida, che apprezzasse il suo essere diverso dagli standard".
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Da Submarine a Red Oaks: l'eterno adolescente
A livello formale, un riferimento molto importante per Craig Roberts è lo svedese Roy Andersson. Il suo cinema composto da lunghi shot fissi in cui sono i personaggi a muoversi dentro l'inquadratura è molto apprezzato dal giovane autore gallese perché "in un'unica inquadratura sembra tutto più reale. Nella vita non esiste il montaggio. Nella prima parte del mio film ho scelto di ispirarmi a Anderson eliminando ogni primo piano. Lo stile cambia quando compare Dean, perché volevo creare un'antitesi visiva. So che è una scelta stilistica rischiosa, ma volevo seguire la mia sensibilità".
In Red Oaks, serie tv targata Amazon Prime approdata di recente sulla piattaforma streaming, Craig Roberts ha avuto la possibilità di essere diretto da David Gordon Green, altro autore che sembra aver lasciato il segno su di lui tanto che ci confessa entusiasticamente: "Da David ho imparato un sacco di cose. E' un regista interessante, sul set ti fa dire cose senza senso o ti fa fare cose che ti mettono in imbarazzo e quando pensi di aver raggiunto il culmine, bene, lui userà quel momento. Sfrutterà il tuo genuino imbarazzo. E' molto intelligente". Di fronte alla domanda se si sente più vicino a Jim o a David (protagonista di Red Oaks), Roberts non ha esitazioni: "Mi sento più vicino a Jim perché viene dal Galles, mentre David è di New York, ma in realtà sono due personaggi simili. Entrambi affrontano la crescita. Ora che ci penso, quasi tutti i personaggi che ho interpretato vivono un coming of age. Evidentemente ho l'aspetto di una persona che deve ancora imparare qualcosa". Ci sarà una seconda stagione di Red Oaks? "Non ne ho ancora la certezza" afferma Craig "ma ci spero". Nel frattempo, ha già pronto il suo secondo lungometraggio: "Ho già scritto la sceneggiatura. Sarà una commedia dark su uno schizofrenico. Non mi piace la comicità facile. Mi piacciono quei film in cui all'inizio resti spiazzato, ma poi più ascolti le battute più ti sembrano strane e buffe. Il mio film preferito di sempre è Taxi Driver, che è un capolavoro, ma è anche così divertente... Questo è il tipo di film che amo. Un film senza humor è quasi un insulto per il pubblico".