Nell'oceano di proposte che era la Selezione Ufficiale dell'edizione 2021 del Festival di Cannes, bulimicamente arricchito di una sezione aggiuntiva per compensare l'annullamento dell'annata precedente, c'era anche la presenza, passata un po' in sordina a causa della collocazione in Cannes Premiere (la neonata sezione di cui sopra, praticamente un Fuori Concorso deluxe per cineasti affermati, in particolare quelli che tornavano sulla Croisette con dei documentari), di Andrea Arnold. La regista inglese, tre volte in concorso al festival francese (e tutte e tre le volte ricompensata con il Premio della Giuria), era lì come presidente della giuria di Un Certain Regard e, come potrete leggere in questa recensione di Cow, ha anche presentato al pubblico il suo primo lungometraggio documentario, acquistato da MUBI per diversi mercati, Italia inclusa (e per l'occasione gli utenti della piattaforma potranno anche vedere i tre cortometraggi della regista, tra cui quello che le è valso l'Oscar).
Pubblico, ti presento Luma
Cow, come da titolo, è la storia di una mucca, di cui Andrea Arnold ha seguito la vita a Park Farm, una fattoria nella regione di Kent, zona natia della stessa regista. Qui assistiamo al quotidiano di Luma, le cui esperienze sono state oggetto dell'osservazione silenziosa della troupe per circa quattro anni, fino al 2018 (il montaggio è iniziato mentre la regista si occupava in parallelo della post-produzione della seconda stagione di Big Little Lies - Piccole grandi bugie). È un quotidiano fatto di pascoli, accoppiamenti, parti, mungiture, sempre con Luma al centro di tutto, spesso perfettamente consapevole della presenza della macchina da presa (in un'intervista Arnold ha affermato che più volte la mucca ha preso a testate l'attrezzatura), con due occhi che entrano direttamente in comunicazione con lo spettatore, aprendo la porta verso un profluvio di emozioni e interrogativi esistenziali, perfettamente distillato nell'arco di un'ora e mezza.
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Umanità non umana
La regista, da sempre affascinata dal legame tra umano e natura (la sua famiglia aveva diversi animali in casa, tra cui una pecora, e la passione rurale è evidente in un film come Wuthering Heights), ha inizialmente pensato a un progetto su una gallina - come ha spiegato al New York Times, le interessava il fatto che hanno una vita media di circa 90 giorni - prima di fare la conoscenza di Luma e frequentarla saltuariamente, tra un film e l'altro, per alcuni anni. Una frequentazione che, per come è strutturato il film, senza voci umane a parte sporadici commenti diegetici e senza didascalie esplicative, potrebbe essere di pochi mesi così come di una vita intera (dal punto di vista del bovino), e la potenza dell'operato di Arnold sta proprio nella ricchezza visiva ed emotiva che si cela nell'approccio apparentemente semplice di stare appresso a Luma senza mai intervenire. C'è un universo intero nello sguardo della mucca, finestra attraverso la quale ci buttiamo in un abisso metafisico ripensando ai significati più profondi della vita e alla dignità di ogni essere vivente.
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Una visione non facile, anche perché, rispetto a un'opera tematicamente e stilisticamente simile come Gunda, il tono è meno conciliatorio. Il che è perfettamente in linea con la filmografia della cineasta, di cui questa incursione nel mondo documentaristico-saggistico è un tassello coerente e riconoscibile: che si tratti delle protagoniste di Red Road e Fish Tank o della rilettura della vicenda di Heathcliff e Catherine, i microcosmi cinematografici di Arnold hanno sempre avuto al loro centro delle figure vulnerabili ma determinate, che non sempre capiscono il loro ruolo nel mondo più ampio ma si adattano nel migliore dei modi, senza per questo però scendere a compromessi. Luma è esattamente come loro, complice dello sguardo della regista ma mai assoggettata ad esso, volto (non) umano di un ritratto asciutto e al contempo ricco di sfaccettature, che arriva dritto al cuore e in alcuni casi anche allo stomaco, come da sempre con quella che è una delle firme più forti del cinema britannico contemporaneo.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Cow, sottolineando come sia un documentario con cui Andrea Arnold porta avanti la sua personale, potentissima poetica accompagnando il quotidiano di una mucca nella campagna inglese.
Perché ci piace
- Luma è una protagonista carismatica e affascinante.
- L'approccio di Andrea Arnold è potente come sempre.
- La progressione emotiva del film è notevole...
Cosa non va
- ... ma potrebbe rivelarsi eccessiva per gli spettatori particolarmente sensibili.
- Peccato che in Italia non arrivi in sala.