Orrori, sesso, violenza e parossisimo. Dopo lo scandaloso The Paperboy, la Croisette si infiamma con gli incubi doc del maestro canadese. Cronenberg, stavolta, si affida alla fantasia visionaria dello scrittore Don DeLillo partendo dal romanzo Cosmoplis per narrare col suo stile caotico e visionario il viaggio negli inferi di un giovane ricco e annoiato, prodotto del vuoto pneumatico che pervade la nostra società. L'occasione è ghiotta per Robert Pattinson che, scelto da Cronenberg come protagonista, con questo film potrebbe sollevare l'asticella dell'età media dei suoi estimatori archiviando il ruolo del pallido e romantico vampiro che gli ha dato la notorietà. Ad accompagnare a Cannes la strana coppia Pattinson/Cronenberg troviamo anche gli altri interpreti del film: Paul Giamatti, Sarah Gadon ed Emily Hampshire.
David, come possiamo definire il tuo film: la rappresentazione dell'autodistruzione di un intero sistema?
David Cronenberg: E' strano perché il romanzo da cui il film è tratto è stato scritto dodici anni fa e mentre giravamo a New York le scene di protesta sui giornali, apparivano le notizie legate a Occupy Wall Street. Il nostro film è una profezia, non so se è la fine di un sistema, ma sta succedendo qualcosa di incredibile. Piuttosto che realizzare film di finzione sarebbe meglio documentare la realtà.
Io vedo in Robert una forte autodistruttività e anche una grande potenza. Ai miei attori non chiedo di recitare, voglio che siano se stessi. No, non è vero. Robert è un attore meraviglioso e sullo schermo è dotato di forte carisma. In questo film è in ogni scena, una cosa piuttosto rara per un attore, ma è in grado di catalizzare l'attenzione su di sé.
Robert, hai avuto paura ad accettare un simile ruolo?
Robert Pattinson: Per me accettare questo film è stata una decisione molto semplice da prendere. Con David avrei fatto qualsiasi cosa, ma quando ho letto la sceneggiatura ne sono rimasto affascinato.
Don, il tuo romanzo descrive una situazione che si sta verificando oggi precorrendo i tempi. Molte persone hanno tentato di adattare la storia, ma solo Cronenberg ci è riuscito. Avaete lavorato insieme alla sceneggiatura?
Don DeLillo: No, io non ho niente a che fare con la sceneggiatura ed è per questo che il film è venuto così bene.
David Cronenberg: Non conoscevo questo libro di Don, me lo ha dato il produttore, l'ho letto e l'ho trovato incredibile. Ho scritto la sceneggiatura in sei giorni perché i dialoghi erano già perfetti. Ovviamente ho dovuto fare dei cambiamenti strutturali perché un film è molto diverso da un libro, ma il materiale di partenza era eccezionale.
Chi è il protagonista del film?
David Cronenberg: E' un giovane nella realtà sbagliata che a un certo punto si perde. E' arrogante, scostante, non è un personaggio facile, ma è comunque umano. Ci vuole coraggio per interpretare un personaggio simile oppure bisogna essere molto stupidi.
Sarah Gadon: Non ci sono state prove o incontri prima delle riprese. Per me è importante, per un film come questo, non conoscersi prima delle riprese per conservare la sorpresa, per aumentare l'impatto dello scontro. Ho avuto solo una breve discussione con David.
David Cronenberg: Devo ammettere che sono molto pigro. Non parlo molto con i miei attori, li chiamo sul set e gli chiedo di essere straordinari. Sarah lo sapeva già perché aveva lavorato con me in A Dangerous Method, mentre Robert era impreparato. Per me un buon attore deve arrivare sul set con un'idea precisa di come deve essere il personaggio e loro due lo hanno fatto, hanno dimostrato di averlo capito e sono stati meravigliosi.
Robert Pattinson: In realtà non credo che David sia pigro. I primi giorni sul set vedevo che, tra un ciak e l'altro, lui spariva mentre molti registi restano per sistemare la scena successiva e non capivo dove andasse. Credevo che andasse dormire, ma invece andava a riguardare i giornalieri in una tv nel camerino. E' molto stancante per un regista restare sul set perchè ognuno ha qualcosa da chiederti, ma David ti ascolta con estrema attenzione.
David Cronenberg: Gli ultimi 22 minuti di film sono ambientati in due stanze. Sapevo in anticipo che le persone avrebbero detto che questa parte del film è teatrale. La differenza, in questo caso, dipende dalla posizione della macchina da presa. Per me gli ultimi 22 minuti sono cinema puro. L'essenza del cinema per me è un volto che parla, un essere umano che parla. E' vero che io mi chiudo in camerino a guardare i giornalieri ed è necessario che mi astragga dalla vita sociale sul set per concentrarmi unicamente sulle riprese, perché il pubblico alla fine vedrà solo le immagini, non quello che è successo sul set.
Paul, tu sei colui che regola il caos nel film. Concordi?
Paul Giamatti: Assolutamente. Io sono l'unica brava persona del film. L'unico consiglio che David mi ha dato è stato 'Non leggere il libro' e ho fatto bene a seguirlo perché mi avrebbe confuso. Così ho letto il romanzo solo in un secondo momento, a riprese ultimate.
David Cronenberg: Se Karl Marx lo avesse visto penso che lo avrebbe amato. Il film, come il libro, contiene lo stesso 'spettro del capitalismo' e questa è una citazione di Marx che, nel suo manifesto, parla di 'spettro del Comunismo'. La staoria parla di un uomo per cui il denaro è diventato un'astrazione. E' ricchissimo, ma non ha mai toccato del denaro, gli manca la dimensione materiale perciò non conosce il valore reale del denaro.
Cosmopolis ricorda un po' alcuni tuoi film del passato, specialmente Il pasto nudo. C'è un riferimento esplicito?
David Cronenberg: Quando faccio un nuovo film non penso mai ai lavori precedenti. Sono concentrato su una cosa per volta. Sta ai giornalisti, semmai, analizzare il mio cinema e trovare le somiglianze.
Robert, ti piacciono i film di David?
Robert Pattinson: Moltissimo.
David Cronenberg: Ho sempre la sensazione che lui non abbia mai visto nessuno dei miei film.
Sarah, tu hai lavorato anche con Brandon Cronenberg, il figlio di David, nel suo lavoro presentato qui. Quali sono le differenze tra padre e figlio?
Sarah Gadon: Sono completamente diversi anche perché per Brandon è un esordio. Quello che condividono, semmai, è una certa sensibilità, un certo tono. David però è molto diretto e preciso e si ha sempre la sensazione che sappia perfettamente cosa vuole dagli attori e dai collaboratori.
In un certo senso Cosmopolis può essere definito il primo film del nuovo millennium. Non credete?
Don DeLillo: Gli scrittori non ragionano mai in questi termini. Forse le strade di New York sono il nuovo millennio perché sono piene di limousine. Notando questa cosa mi sono messo a osservare queste macchine enormi che bloccano il traffico e mi è venuta in mente la storia di un uomo in una di queste macchine. Una storia concentrata in 24 ore che valgono una vita. Questa è l'idea alla base del mio romanzo.
Robert, come ti sei preparato a lavorare come David Cronenberg?
Robert Pattinson: Ho passato due settimane chiuso nel mio hotel preoccupandomi. Poi quando gli ho chiesto di parlare del film ci siamo incontrati a casa sua e lui mi ha detto di non preoccuparmi, di iniziare e poi qualcosa sarebbe successo. La sceneggiatura mi ha aiutato molto e l'ho studiata bene perché non volevo cambiare nemmeno una virgola. Il ritormo dei dialoghi di Don, riportati nel film, sono estremamente realistici e allo stesso tempo hanno un ritmo, una musicalità.
Dall'inizio alla fine del film noi seguiamo i movimenti di Robert. Nell'ultima parte il film diventa un duetto tra Robert e il personaggio di Paul Giamatti. Tutti gli altri attori entrano ed escono di scena, hanno dei momenti isolati che danno movimento al film.
Sarah Gadon: E' vero, ci sono dei piccoli film nel film dati dall'incontro di Robert con Emily, con Juliette Binoche e con gli altri.
Don DeLillo: Quando ho visto il film per la prima volta per me era tutto nuovo. L'unica cosa che conoscevo erano alcuni dialoghi ripresi dal libro, ma per il resto tutto sembra nuovo. Nonostante le somiglianze, sono due opere completamente diverse, due forme di vita diverse. Mi ha scioccato il microcosmo che si crea nella limousine. Un mondo a parte. Soolo Cronenberg è in grado di fare una cosa simile.
Nella distruzione della storia sembra non esserci posto per la speranza.
David Cronenberg: Un segno di speranza è l'esistenza del film. Non era semplice trovare i finanziamenti per un'opera di questo tipo, soprattutto nel mercato di oggi, ma ce l'abbiamo fatta in libertà. La speranza è nell'arte.
Robert Pattinson: Per me invece è un lavoro pieno di speranza. Un giornalista mi ha fatto notare che è un film sulla fine del mondo, ma la realtà mostrata nel film è inutile. C'è un personaggio pieno di denaro, privo di valori morali, annoiato e questo mondo deve finire. Ma in realtà il mondo non termina, c'è una rinascita.