L'eroe più piccolo del mondo ha portato a uno dei cambiamenti più grandi dell'attuale corso del Marvel Cinematic Universe. I problemi hanno iniziato ad accumularsi in casa Marvel Studios già alla fine della scorsa estate, con un modello tanto produttivo quanto distributivo che cominciava a preferire la quantità alla qualità, ma è con l'uscita di Ant-Man and the Wasp: Quantumania (qui la recensione del film) che è esploso il caso, mettendo di conseguenza a nudo la crisi. Sì, perché di crisi si tratta seppure fisiologica e sicuramente di passaggio.
Lo confermano gli incassi del film d'apertura della Fase 5 del MCU (463 milioni di dollari, il più basso degli Ant-Man) in un momento di transizione essenziale dell'intero franchise Marvel, ma anche le ultime indiscrezioni tramutatesi velocemente in notizie ufficiali. Su tutte, tre in particolare dimostrano il tentativo di Kevin Feige e soci di rimettere il progetto sulla giusta carreggiata produttiva e concettuale dopo una Fase 4 considerata "sperimentale" che più che convincere ha generato molte perplessità tra critica e pubblico. Proviamo ad esaminarle insieme per capire cosa sta realmente accadendo ai Marvel Studios.
La questione post(ipici)-produzione
Il primo nodo è legato a Disney+ e alle serie televisive targate Marvel. Dopo un anno con quattro uscite streaming altalenanti, il calendario d'uscite dei prodotti seriali già annunciati per il 2023 era rimasto fumoso, per così dire. Mai date specifiche ma solo finestre di lancio generiche tra la primavera e l'estate, in particolare per due dei titoli più attesi come Secret Invasion e la seconda stagione di Loki. Arrivati poi a marzo senza ancora una release ufficiale, i puntini hanno cominciato a unirsi e dare un'idea più chiara del quadro generale, evidenziando importanti correlazioni strutturali. Poco dopo l'uscita di Quantumania e la marea di critiche che lo hanno sommerso - anche fin troppo crudeli - è apparsa conclamata la criticità dello studio relativa alle post-produzioni e al comparto degli effetti speciali. Una problematica precedentemente emersa da alcune dichiarazioni di professionisti del settore che parlavano di crunching e tempistiche di rendering e perfezionamento ridicole e impossibili da rispettare per curare un prodotto al massimo della qualità possibile.
Il terzo Ant-Man ha solo palesato direttamente tali difficoltà tra editing e VFX, esponendo definitivamente il punto debole più delicato dei Marvel Studios post-Endgame. La prima decisione è arrivata poco dopo l'uscita del film: posticipare The Marvels di quattro mesi, da luglio a novembre, così da consentire ai reparti VFX ed editing di lavorare in tempi adeguati alla post-produzione del secondo capitolo di Captain Marvel. La seconda è poi stata consequenziale ma traslata sul lato seriale, con un "prossimamente" correlato alle uscite Disney+ della Fase 5. Si parla dunque di Secret Invasion e di Loki 2 (quest'ultima fortemente legata a Kang), anche se è probabile che la seconda arrivi comunque in estate inoltrata e sia la prima a subire un ritardo più consistente e sempre causato da una revisione del modello produttivo da quantitativo a qualitativo. Come spesso accade quando una dilatazione delle tempistiche corrisponde a ingenti perdite economiche e aumenti di budget (e pubblicità mediatica negativa), qualche testa era destinata a cadere.
Alla fine l'impietoso boia ha calato la sua scure su Victoria Alonso, storica executive a capo dei settori VFX e post-produttivi Marvel Studios, che ufficialmente ha scelto di lasciare il suo posto in società. Su Vulture, comunque, il giornalista Chris Lee ha addirittura dichiarato che fosse proprio l'Alonso la responsabile di un ambiente descritto come "tossico", aggettivo relativo alla gestione stessa della produttrice esecutiva, dove "chi le piaceva lavorava bene ma se la facevi anche solo un po' incazzare eri finito, tagliato completamente fuori". Il gioco dello scarica barile è ben noto nel mercato dell'entertainment, specie quando le responsabilità contrattuali e di vigilanza sono rimesse in capo a un nome specifico, ma l'addio della Alonso è indicativo di un cambio di passo necessario che i Marvel Studios stanno attuando nei loro compartimenti più sensibili.
Bob l'aggiustatutto
Come spiegavamo sopra, tutto è correlato. L'addio della Alonso a una mala-gestione di un reparto sensibile e la conferma di quest'ultimo elemento a dei risultati visivi di post-produzione deludenti e non eccezionali come in passato. Allo stesso modo, anche il ritorno di Bob Iger come CEO Walt Disney Company è - almeno in parte - relativo a un dissenso dell'audience sempre più evidente circa il corso della Fase 4 del MCU. In realtà la questione Iger tocca la nota dolente dell'animazione in casa Disney sotto l'egida amministrativa di Bob Chapeck, che secondo insider e professionisti avrebbe quasi distrutto la reputazione della compagnia nel suo storico core cinematografico, adesso bisognoso di più attenzione a una guida nuovamente illuminata. Fatto sta che Iger è di nuovo al comando della compagnia e sta dialogando con Feige e soci, prendendo decisioni importanti. Parlando infatti recentemente alla conferenza su media e tecnologia della Morgan Stanley Technology, Iger ha sostanzialmente confermato un cambio di rotta per i Marvel Studios e il momento di delicata transizione, pur spiegando non esistere "un reale problema Marvel".
Il CEO ha così rivelato che "i prossimi cinque anni del MCU introdurranno grandi novità" e che "si valuterà con molta più attenzione lo sviluppo dei sequel", riferendosi soprattutto a terzi o quarti capitoli e dunque parlando implicitamente di Thor: Love and Thunder ma soprattutto di Ant-Man and the Wasp: Quantumania. E come potete vedere, il cerchio si chiude alla perfezione.