La famiglia Broccoli, custode da svariati decenni del destino di James Bond, ha lasciato la presa e ha ceduto alle pressioni di Amazon. Se non l'avete letto, è notizia recentissima. Gli Amazon MGM Studios, in base a un accordo che verrà definito in tutti i suoi dettagli nei mesi a seguire, si apprestano ad acquisire un controllo pressoché totale sulla saga nata dalla penna di Ian Fleming.
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Chiaramente Barbara Broccoli e il suo fratellastro Michael G. Wilson continueranno a macinare soldi - una caterva presumibilmente - da tutto quello che verrà fatto con James Bond perché con questo nuovo contratto cedono le redini creative della proprietà intellettuale ad Amazon, ma non il marchio, di cui restano a tutti gli effetti co-proprietari. Mike Hopkins, boss di Prime Video e Amazon MGM Studios ha espresso tutta la sua soddisfazione per un cambiamento che permetterà alla compagnia di dare inizio a una nuova fase nell'evoluzione di James Bond che verrà mostrata prossimamente al pubblico di tutto il mondo. Tradotto in termini più semplici: 007 è destinato a diventare contenuto. Quindi prepariamoci mentalmente a vedere cose come "Le avventure del giovane James Bond", "Moneypenny rising" e "How i met your Blofeld".
007: il punto della situazione
Cominciamo col dire che il panorama che viene a configurarsi è abbastanza atipico perché non stiamo assistendo alla vendita del marchio di James Bond da parte di un'entità, la Eon production della famiglia Broccoli, a un'altra. Che è ciò che, abitualmente, accade in casi come questi.
Nella particolare circostanza dell'IP di 007, la EON cede ad Amazon quello che era il suo diritto di fare e disfare quello che vuole a livello creativo con il franchise, ma non la sua fetta di proprietà dell'asset.
Come siamo arrivati a questo punto? Torniamo indietro di qualche anno.
Con No Time to Die, l'ultimo film dell'era Daniel Craig che, inizialmente, doveva esordire ad aprile del 2020, ma poi, per cause di forza maggiore è slittato al 2021 abbiamo assistito a un evento unico: la morte del personaggio. Questo perché per la prima volta, con i cinque film interpretati dall'attore, si è cercato di fornire alla celeberrima spia un arco narrativo precedentemente ineseplorato. Un'operazione chiaramente ispirata dai moderni sviluppi dei franchise e degli universi cinematografici oltre che dallo stile di Christopher Nolan come abbiamo visto con le due iterazioni dirette da Sam Mendes, Skyfall e 007 Spectre.
Che vi siano piaciuti o meno - chi vi sta parlando ad esempio non è mai stato un estimatore di questi film con la debita eccezione di Casino Royale - i cinque lungometraggi sono quelli che dal 1963 ad oggi hanno generato il giro d'affari più sostanzioso di sempre (senza tener conto dell'inflazione). Siamo arrivati al 2025 e del reboot non si sa ancora nulla. Questo perché per Barbara Broccoli e Michael G. Wilson, anche per ragioni sicuramente anagrafiche, 64 anni la prima 83 il secondo, si è sempre trattato di un evento da grande schermo. Una forma mentis sicuramente apprezzabile, ma che oggigiorno è (purtroppo) applicabile col contagocce perché per essere rilevante un franchise deve essere proposto su più fronti, dal cinema allo streaming, e avere una tabella di sviluppo rigorosa.
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Nessuno è immune ormai. L'abbiamo visto con Star Wars, l'abbiamo visto con i Marvel Studios, l'abbiamo visto con la Pixar. C'è ovviamente l'altro lato della medaglia riassumibile perfettamente con l'espressione "il troppo stroppia". Proprio il mondo di Guerre Stellari e l'Universo della Marvel hanno esponenzialmente perso rilevanza e presa sul pubblico per tutta una serie di motivi, ma in primis per l'esubero della proposta. Lo status di evento da FOMO è del tutto venuto a mancare nell'attimo in cui siamo passati dagli imperdibili appuntamenti annuali o, quantomeno, semestrali a quello in cui ci siamo ritrovati a pensare "Ah, sì, è uscita la ventesima serie TV di Star Wars dedicata all'adolescenza di Watto". Dove andrà a situarsi la saga di James Bond by Amazon? È ancora presto per saperlo, ma avvertiamo già un certo brivido lungo la schiena.
Greed is good
Non è un mistero che quando nel 2022 Amazon ha chiuso l'accordo per l'acquisto della MGM avesse sì in mente di mettere le mani sull'importantissimo catalogo dell'ex major (un catalogo che resta comunque "monco": le produzioni antecedenti al 1986 restano per lo più in mano alla Warner) e di poter rilanciare classici come RoboCop. Chiaramente, la cosa più allettante era però il poter sfruttare il più importante gioiello di quella corona: 007.
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Anche perché va bene sfruttare i film per fare pubblicità a Prime Video com nel caso di Uno Rosso di cui vi abbiamo già ampiamente parlato, ma per il momento, con l'eccezione del terzo Creed, finora i film prodotti da Amazon e distribuiti anche nei cinema non hanno brillato. James Bond sarebbe sicuramente in grado d'invertire la rotta ed ecco spiegate le notizie dei tanti attriti che, negli ultimi anni, avrebbero caratterizzato il rapporto fra la "conservatrice" EON e un colosso desideroso di spremere il più possibile l'universo di 007.
E c'è di più: il prestigio di un franchise come questo si trasforma in una vera e propria gara per operazioni di product placement e co-branding. Tolti quei marchi come Aston Martin e Martini che, da sempre, vanno a braccetto con la spia al servizio segreto di Sua Maestà, ogni singolo capitolo di 007 ha fornito delle opportunità di business senza pari. Possiamo tranquillamente dire che James Bond ha letteralmente inventato attività come queste che, di fatto, fanno sì che il budget produttivo dei film venga già totalmente o quasi totalmente coperto dalle aziende desiderose di apparire in essi o di collegarsi in qualche modo a questa icona (e poi ci sarebbe da mettere nel calderone anche gli incentivi fiscali garantiti alla produzione dalle nazioni, dagli enti cinematografici e del turismo che sbavano al pensiero di avere delle vetrine come quelle).
Dagli anni Sessanta ad oggi hanno gravitato nella galassia di James Bond brand come Pan Am (poi defunta nel 1991), Smith & Wesson, Bentley, Dunlop, Slazenger, Sony, Toshiba, Rolls Royce, Nikon, Panasonic, Bollinger, Minolta, Christian Dior, Air France, Seiko, Omega, Perrier, New Holland, Heineken... la lista potrebbe proseguire per altre dieci righe, ma pensiamo di aver reso l'idea. Ecco, ora pensate alle opportunità che potrebbero venire a crearsi nel momento in cui chi si occupa dello sviluppo produttivo e creativo dell'IP si ritrova da avere, fra le mani, anche la più grande piattaforma di e-commerce del pianeta. È inevitabile che il James Bond che abbiamo conosciuto finora sia qualcosa destinato a restare un ricordo del passato.