Anche quest'anno, nel bel mezzo della stagione autunnale, comincia a salire la febbre da Oscar: le statuette dell'Academy verranno consegnate soltanto il 28 febbraio, fra quasi quattro mesi, eppure la awards race inizia con largo anticipo, con le assegnazioni dei primi trofei della critica (in calendario per i primi giorni di dicembre) e con le nomination ai cosiddetti precursors, fra cui i trofei di maggior prestigio rimangono i Golden Globe e i premi delle Guild, ovvero le associazioni sindacali dei vari settori del cinema USA.
Nel frattempo, però, già comincia a delinearsi un quadro generale di alcuni fra i probabili contendenti per la prossima edizione degli Oscar: diversi film, infatti, hanno già riscosso le lodi della critica in patria e stanno lottando per ottenere sufficiente attenzione al box office, benché rimangano numerose pellicole non ancora presentate né alla stampa, né al pubblico, e che potrebbero balzare in cima ai pronostici da un momento all'altro. Di seguito, dunque, vi presentiamo una panoramica della "corsa agli Oscar" aggiornata alla situazione attuale: quali sono i film - e gli attori - su cui scommettere nelle categorie principali, quali i possibili outsider e quali invece i "pezzi forti" in procinto di scendere in campo da qui alla fine dell'anno...
Da Steve Jobs a Spotlight: i grandi favoriti, fra pro e contro
Partiamo dalla categoria di maggior peso, quella per il miglior film dell'anno. In un articolo analogo pubblicato verso la fine dell'ottobre 2014, la situazione per la corsa all'Oscar appariva già sorprendentemente chiara, con due titoli - Birdman e Boyhood - lanciatissimi su tutti gli altri e un'unica vera incognita (American Sniper) ancora "fuori dai radar", per poi fare incetta di candidature. Oltre dodici mesi dopo, la gara per gli Oscar riferiti all'anno 2015 appare invece assai più incerta e confusa: al momento non c'è alcun Birdman o Boyhood a capitalizzare l'attenzione di critica e pubblico e la sfida non potrebbe essere più aperta. Il solo titolo percepito attualmente come potenziale frontrunner è Il caso Spotlight, dramma giornalistico scritto e diretto da Thomas McCarthy e ispirato alla reale vicenda del team di reporter del Boston Globe che, nel 2002, portarono alla luce gli scandali degli abusi sessuali all'interno della Chiesa Cattolica, coperti per anni dai vertici del clero.
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Rigorosa ma coinvolgente apologia di un giornalismo d'inchiesta vecchia maniera, Spotlight (in uscita questo venerdì nelle sale americane) è un film di stampo classico e con diversi echi del cinema degli anni Settanta; di certo privo dell'effetto di novità o della natura 'eccezionale' di titoli come Birdman o Boyhood, gode però di un consenso critico pressoché unanime (è stato presentato fuori concorso al Festival di Venezia) e potrebbe partire in prima fila nella gara per l'Oscar al miglior film, anche in virtù di un cast corale capitanato da Mark Ruffalo e Michael Keaton (due possibili candidati fra gli attori supporter?). Quotazioni molto alte pure per uno dei progetti più attesi di quest'anno, Steve Jobs, biopic diretto da Danny Boyle del genio informatico fondatore della Apple, con una sagace sceneggiatura di Aaron Sorkin. Lodatissimo dalla critica, Steve Jobs dovrebbe risultare quasi certamente fra i candidati e avrebbe avuto tutte le carte in regola per proporsi come il film da battere, se non fosse per un dettaglio tutt'altro che trascurabile: il box office.
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Dopo uno strepitoso esordio in limited release, infatti, l'espansione in duemilacinquecento sale ha sancito l'inaspettata battuta d'arresto per la produzione targata Universal, che in un mese ha raccolto appena quattordici milioni di dollari. E per gli Oscar, si sa, il successo al botteghino è quasi sempre fondamentale, mentre Steve Jobs è attualmente percepito come una sostanziale delusione commerciale. È andata assai meglio, in questa prospettiva, a Il ponte delle spie: il dramma giudiziario di Steven Spielberg ambientato durante la Guerra Fredda ha raccolto recensioni molto positive e un solido responso al botteghino (quarantacinque milioni in un mese). Magari non partirà come favorito, ma la nomination come miglior film è a portata di mano. Nella categoria più importante, inoltre, non dovrebbe mancare quello che da molti è percepito come il film evento dell'anno: Inside Out, lo straordinario racconto di formazione targato Pixar e diretto dal geniale Pete Docter, forte di un enorme consenso di critica e pubblico. E benché sia difficile crederlo, sarà lecito ipotizzare che Inside Out, oltre ad aver ipotecato l'Oscar come miglior film d'animazione, possa davvero mettere i bastoni fra le ruote pure ai suoi concorrenti live action?
Aspiranti candidati: Room, Sicario e - sorpresa? - The Martian
Se i quattro titoli appena citati, salvo sorprese, dovrebbero figurare nella rosa dei candidati come miglior film (da un minimo di cinque a un massimo di dieci in totale), chance notevoli ce le ha pure la sorpresa del 2015 dal cinema indipendente: Room di Leonard Abrahamson, singolare storia di un traumatico rapporto madre/figlio, premiato al Festival di Toronto e presentato il mese scorso al Festival di Roma. Room ha ricevuto ottime critiche, ma ora gli spetta il compito di conquistare l'attenzione del pubblico pure al di fuori del circuito della limited release. Per quanto ci riguarda, noi siamo pronti a scommettere anche sull'emozionante The Danish Girl di Tom Hooper, un period drama sulla vita del primo transgender di cui si abbia notizia, presentato al Festival di Venezia e in uscita in America il 27 novembre, e sul magnifico Carol di Todd Haynes, ipnotico melodramma su un amore saffico presentato al Festival di Cannes, in uscita il 20 novembre e tra i film più amati dalla critica quest'anno.
Un melodramma più convenzionale, ma comunque apprezzato dai critici, è Brooklyn di John Crowley, ambientato fra l'Irlanda e New York e in uscita venerdì negli Stati Uniti: le carte in regola le avrebbe tutte, ma l'Academy lo prenderà in considerazione solo in caso di un buon successo di pubblico. Discorso diverso per Sicario, cupo ed elettrizzante poliziesco diretto da Denis Villeneuve, già in concorso a Cannes: il responso della critica è molto positivo e i risultati al box office sono di tutto rispetto (quarantadue milioni di dollari), ma l'Academy riuscirà a superare i suoi pregiudizi sul genere thriller, candidando Sicario anche come miglior film? Infine, tra gli osservatori molti sono convinti che a concorrere all'Oscar principale sarà pure il più improbabile fra i candidati: Sopravvissuto - The Martian, ovvero quanto di più lontano dal concetto di "film da Oscar" si possa immaginare. Eppure, la divertente avventura sci-fi diretta da Ridley Scott è piaciuta a tutti o quasi, dopo oltre un mese è ancora in cima alla classifica del box office nordamericano e si avvia a tagliare il traguardo dei duecento milioni di dollari nei soli Stati Uniti... che l'Academy decida di fare posto perfino a un blockbuster? E in tal caso, oltre a The Martian, perché non il lodatissimo Mad Max: Fury Road o (chi può dirlo?) Star Wars: Episodio VII - Il risveglio della Forza?
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Le incognite: Revenant, Joy e il ritorno di Tarantino
Se finora abbiamo dealineato un ritratto di quello che potrebbero riservarci i prossimi Oscar, c'è da tenere conto che diversi film non sono ancora stati proiettati neppure per la stampa, e potrebbero entrare in gara all'ultimo momento, ribaltando tutte le previsioni; fra questi, oltre alle eventuali sorprese dell'ultima ora, ci sono almeno tre "incognite" di assoluto prestigio in virtù dei nomi coinvolti, tutte e tre in uscita il giorno di Natale negli USA. Partiamo da Revenant - Redivivo, survival movie diretto dal "campione in carica" dell'Academy, Alejandro González Iñárritu: ambientato fra le nevi del Nord Dakota, Revenant segna un decisivo cambio di rotta per il regista messicano e promette un clamoroso one man show da parte di Leonardo DiCaprio. Che l'Academy sia disposta a ricandidare subito Iñarritu, reduce dalla vittoria di ben tre Oscar come produttore, regista e sceneggiatore di Birdman?
In attesa di giudizio anche il nuovo lavoro di un altro beniamino dell'Academy, David O. Russell, che con i suoi ultimi tre film si è guadagnato una valanga di candidature e di premi: in Joy, Russell torna a dirigere Jennifer Lawrence e Bradley Cooper nel biopic dedicato alla donna che inventò e lanciò sul mercato l'innovativa scopa Miracle Mop. E non è da sottovalutare, ovviamente, neppure Quentin Tarantino, che dopo tre anni di assenza torna sulla scena con un altro western, The Hateful Eight, ambientato fra le montagne del Wyoming durante la Guerra di Secessione: che l'Academy finisca per concedere a Tarantino lo stesso, sontuoso trattamento riservato ai suoi due film precedenti?
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Gli attori e le attrici: da DiCaprio e Fassbender alle "ragazze danesi"
E restando in tema di ipotesi, che sia finalmente giunto il momento di Leonardo DiCaprio? È la grande domanda riguardo la corsa per l'Oscar come miglior attore, dove finora due interpreti, applauditissimi dalla critica, hanno messo un'ipoteca blindata sulla nomination: Michael Fassbender per il suo intimo ritratto di Steve Jobs ed Eddie Redmayne, che pochi mesi dopo l'Oscar per La teoria del tutto ci ha incantato senza riserve al Festival di Venezia con la sua toccante performance nei panni della pittrice transgender Lili Elbe in The Danish Girl. Se non avesse già vinto nella scorsa edizione Redmayne sarebbe il super-favorito per l'Oscar, mentre al momento si profila un testa a testa tra lui e Fassbender, con DiCaprio come potenziale spoiler grazie a Revenant, con un'interpretazione che dal trailer promette scintille. Ambizioni da nomination, senza aspirare alla statuetta, pure per il Tom Hanks de Il ponte delle spie, il Michael Caine di Youth - La giovinezza e, qualora scarseggiassero concorrenti più quotati, perfino per il Matt Damon di The Martian o il sopravvalutato Johnny Depp di Black Mass - L'ultimo gangster.
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Assai più ambiguo lo scenario che si profila sul versante femminile, e principalmente per un motivo: la cosiddetta category confusion. Sembra infatti che due fra le attrici più acclamate dell'anno saranno proposte come supporter, pur avendo ruoli centrali nei rispettivi film: si tratta di Rooney Mara (premiata al Festival di Cannes) per Carol e di Alicia Vikander per The Danish Girl. Giusto per fugare ogni dubbio: in entrambi i casi si tratta di parti da protagoniste, ma ora resta da capire se l'Academy accetterà questa palese category fraud o se ricollocherà le due attrici nella categoria principale (come accadde nel 2008 con Kate Winslet). Nessun dubbio, invece, sulle attuali frontrunner come miglior attrice: hanno la nomination in tasca sia la bravissima Brie Larson di Room, sia la splendida Cate Blanchett di Carol. A loro, in base alla presenza o meno di Mara e Vikander, potrebbero poi aggiungersi la Jennifer Lawrence di Joy, la Saoirse Ronan di Brooklyn e/o l'ottima Emily Blunt di Sicario. Ma a tentare di strappare un posto nella cinquina c'è pure la veterana Lily Tomlin, mattatrice della commedia Grandma (uno dei successi a sorpresa del circuito indie), mentre appaiono in ribasso le quotazioni di Carey Mulligan per il dramma femminista Suffragette. Staremo a vedere come si evolverà la situazione da qui al mese prossimo...