La prima stagione mescolava comedy e poliziesco, la seconda ribadisce questo felice connubio ma insiste sull'elemento crime. Torna su SkyCinema Uno il 6 e il 13 dicembre la scalmanata brigata dei poliziotti del commissariato di Apulia, guidata dal Commissario Cinardi; la regia di Cops 2 è ancora di Luca Miniero, che questa volta alla sceneggiatura si avvale però della collaborazione del giallista Sandrone Dazieri. "Abbiamo cominciato a scriverla molto tempo fa dopo la prima ondata della pandemia che aveva fermato Cops", racconta il regista di Benvenuti al Sud, alle prese in questo sequel con i soliti vecchi e bizzarri "cops" e con delle new entry, rappresentate per quanto riguarda la quota maschile da Tullio Solenghi, Massimo De Lorenzo e Ninni Bruschetta.
L'unicità dei "cops" le sfide della seconda stagione
E se nella prima stagione la scombinata squadra di poliziotti capitanata dal commissario Cinardi i crimini doveva inventarseli per non perdere il lavoro, nella seconda serie di Cops - Una banda di poliziotti è addirittura costretta a risolverli. E di cose da raccontare ne hanno ancora tante, lo sa bene Sandrone Dazieri, che si unisce alla scrittura rafforzandone la dimensione gialla: "I personaggi chiedevano di fare sempre di più i poliziotti. Nella prima stagione li abbiamo visti in una fase in cui non potevano esserlo a pieno, perché il crimine non c'era e dovevano inventarselo provocando delle conseguenze a cascata. Ora Cinardi e gli altri indagano e tirano fuori le loro capacità investigative, sempre a modo loro certo: non seguono le regole, ogni tanto si comportano da deficienti, ma alla fine trovano il colpevole, lo azzannano e lo portano a casa. Il senso di questa nuova stagione è mandarli in azione".
A renderli unici, aggiunge Luca Miniero "è il modo diverso di raccontare la regola, l'ordine". "Serie di questo tipo in Italia ce ne sono poche, - precisa - perché il demenziale associato alla commedia più classica è affidata a una modalità più sciatta di rappresentare. Ci abbiamo messo molto per poter raccontare come se si trattasse di un thriller, un film americano. La commedia soffre per non essere associata a dei regimi stilistici alti, invece l'idea qui è stata quella di raccontare storie divertenti, assurde, paradossali, comiche e demenziali ma con un linguaggio che fosse quello del cinema d'azione più importante, senza accontentarci di un campo e controcampo senza azione, spesso associato al tono della commedia".
la video intervista a Luca Miniero e Sandrone Dazieri
Le new entry: tra crimini, togati e nobili decaduti
Ma per Dazieri l'aspetto più importante e rivoluzionario è stato "prendere una storia gialla e farla vivere a un gruppo di persone apparentemente inadeguate a quel ruolo ma con delle caratteristiche, che pur essendo lontane da quelle classiche dei poliziotti e degli investigatori americani, gli permettono di essere veri e di riuscire a ottenere le cose. Sono reali, sono davvero dentro al tessuto sociale del nostro paese, rappresentano le nostre sfaccettature di italiani. Mettere insieme questi due elementi lo rende un prodotto unico, non ho ancora mai visto in Italia una serie come Cops, che prenda davvero in giro la polizia; di solito c'è l'ironia ma dura poco, perché subito dopo si diventa seriosi. Qui invece l'ironia c'è sempre".
E di verità, realismo e ironia ne sanno qualcosa Tullio Solenghi, Massimo De Lorenzo e Ninni Bruschetta, i nuovi arrivati di Cops 2 rispettivamente nei panni di Don Filippo, un curato di campagna, Don Manolo, confessore e prete di riferimento della comunità "apuliese" e un conte, nobile decaduto che vive con l'anziana madre e non accetta il tramonto della sua classe sociale. "Anche se in alcuni momenti può sembrare caricaturale, ho sempre cercato di interpretare Don Filippo con una sorte di componente umana. Chi è togato o chi indossa una divisa di solito si staglia un po' al di sopra della media del cittadino comune, diventa un super uomo, un super dio. Questa componente mi ha ancorato alla concretezza di un essere umano che ha addosso una tonaca, ma come potrebbe avere anche la divisa di un idraulico o di un portiere", dice Solenghi.
Per De Lorenzo, gran parte del merito è di Miniero, uno dei registi con cui ha lavorato di più in assoluto: "Ormai so bene cosa vuole. Cerca molto la verità, non vuole la macchietta, poi magari è lui stesso a proporti le cose più folli e deliranti perché ha una fantasia assurda, quasi da psicopatico. Ma quando ti dirige ti chiede assoluta verità e il personaggio nasce da sé, non devi essere tu a dargli delle sfumature".
A ispirare invece Bruschetta è stata la sua Sicilia "piena di nobili decaduti e grandi storie", in particolare un barone che conobbe quando era bambino. "Portava sempre il cappello e il bastone ed era vestito più o meno come il conte che interpreto, era elegantissimo e di grande piacere e divertimento per i ragazzini che ne rimanevano incantati. Lo conobbi perché mio padre e i suoi fratelli stava comprando dei terreni al mare per costruire la loro villetta; lui con una incredibile simpatia raccontava di averle perdute a carte. Persino una situazione sciagurata non lo sfiorava, proprio come succede al mio personaggio".