Anselmo ama i cerchi, odia il giallo e vorrebbe essere un supereroe dei fumetti, come quelli che, custoditi in un vecchio baule, gli ha lasciato il padre, andato via di casa tanto tempo fa. Preso in giro dagli altri bambini per la sua ingenuità, anche da grande la situazione non cambia: stufo di farsi trattare male per la sua visione innocente del mondo, Anselmo decide di diventare un eroe. Sceglie quindi il nome di Copperman e, grazie alla tuta costruita dal fabbro Silvano (Tommaso Ragno), il suo unico amico, va in giro per le strade della città a difendere i più deboli. In uscita al cinema il 7 febbraio Copperman, cinecomic sui generis, che, per volontà del regista Eros Puglielli e del protagonista Luca Argentero, è un film a misura di bambino.
Abbiamo incontrato Luca Argentero a Roma, alla presentazione del film per la stampa, insieme ad Antonia Truppo, protagonista femminile, che interpreta Titti, amore di Anselmo fin da quando era piccolo. Per l'attrice non è la prima volta che ha a che fare con degli eroi: lanciata proprio da Lo chiamavano Jeeg Robot, per cui ha vinto il David di Donatello per la migliore attrice non protagonista, grazie a Copperman cambia squadra, passando da quella dei "cattivi" a quella dei "buoni".
Oltre ad avere un animo buono, Anselmo e Titti hanno un'altra cosa in comune: un rapporto difficile con i propri genitori. Se il padre dell'eroe in incognito se n'è andato, quello della donna, Ernesto (Gianluca Gobbi), è anche troppo presente e violento. Come mai questi supereroi hanno sempre grandi problemi con i genitori? Per Luca Argentero: "Per accendere la miccia di una storia serve un evento catartico, qualcosa che scateni il racconto. Nel caso di Anselmo l'abbandono del padre e la bugia bianca che la madre gli dice, ovvero che è andato via per fare il supereroe, crea il suo immaginario e lo porta a essere un eroe. I nostri condizionamenti partono dai nostri genitori e dai legami affettivi che creiamo con loro: quello che proviamo da piccoli ci rende gli adulti che saremo domani." Per Antonia Truppo invece: "Il motore di un supereroe, che abbia dei superpoteri o meno, è quello di un forte cambiamento: diventa un'altra persona. È un desiderio forse adolescenziale, per noi che siamo attori è un gioco costante e anche questo sogno spesso si concretizza in un'età tenera. Serve un motore e il motore a quell'età sono i genitori."
Leggi anche: I prossimi film Marvel in uscita: i supereroi che vedremo al cinema
Per costruire Anselmo, Luca Argentero ha seguito i consigli di Robert Downey jr. in Tropic Thunder
Come spieghiamo anche nella nostra recensione di Copperman, Anselmo è un uomo con la mente di un bambino: interpretare ruoli del genere è difficilissimo, si rischia facilmente di diventare una macchietta. Guardando il lavoro di Luca Argentero non abbiamo potuto evitare di pensare al Simple Jack interpretato da Ben Stiller in Tropic Thunder e alla lezione di recitazione che dà Kirk Lazarus, ovvero Robert Downey Jr.: avevamo ragione, l'attore ha confermato che lo spunto per costruire il personaggio è stato proprio quella scena: "È una scena meravigliosa: never go full retarded è stato il mio mantra. Come il Sam di Mi chiamo Sam, sono personaggi che non hanno nessuna qualità aggiunta, il loro handicap non viene trasformato in qualcosa di positivo, come invece succede a Forrest in Forrest Gump o al Rain Man di Dustin Hoffman, che riesce a contare gli stecchini per terra. È esilarante: questo spezzone di film l'ho mandato a Eros Puglielli per ridere della sfida che stavamo affrontando. È diventata la chiave di lettura di tutto il film: rendere Anselmo unico e speciale, non diverso, è proprio il senso del film stesso, al punto da renderlo un supereroe senza superpoteri, che, grazie alle sue qualità intrinseche, il suo enorme cuore e il suo grande coraggio, riesce a trasformare quello che tutti intorno a lui vedono come una disabilità in un punto di forza."
Leggi anche: Supermusica: i 10 migliori brani utilizzati nei film di supereroi