Sono passati dieci anni dal debutto di Community sulla NBC, ma nel caso della serie di Dan Harmon sembrano molti di più: se non altro perché tra cancellazioni, recuperi in extremis (da Yahoo! Screen per una sesta e ultima stagione), licenziamenti, polemiche e abbandoni, più che un viaggio è stata una vera e propria odissea! Ma si tratta di un'avventura che abbiamo intrapreso molto volentieri e che, proprio come gli improbabili studenti del Greendale Community College difficilmente dimenticheremo. Anzi a distanza di dieci anni ci sembra ancora più evidente che la serie che ha lanciato gli attori Joel McHale, Gillian Jacobs, Alison Brie, Danny Pudi e soprattutto Donald Glover (e in qualche modo ha fatto conoscere Chevy Chase a nuove generazioni, nel bene e nel male) fosse davvero qualcosa di unico: per molti troppo bizzarro e "difficile" per un prodotto da network e destinato a tutti, ma il suo essere diventato un (instant) cult parla chiaro e lo rende un esperimento coraggioso come non ce ne sono stati più e che magari avrebbe meritato una attenzione ancora maggiore. Certo, l'autore Dan Harmon si è rifatto alla grande con un'altra serie altrettanto geniale, Rick and Morty, ma Community rimarrà sempre nei nostri cuori per tanti motivi. Questi dieci che seguono ad essere precisi.
1. Non è una semplice sitcom
In un periodo come quello degli anni 2000 in cui le comedy sembravano essere tornate di moda grazie a grandi successi quali The Big Bang Theory, E alla fine arriva mamma o The Office, Community riuscì a farsi notare presso i critici e gli spettatori più attenti proprio per il suo essere una serie così atipica, e così lontana dagli standard e dalle caratteristiche delle sitcom tradizionali. È un qualcosa di cui ci si accorge davvero soltanto verso la metà della prima stagione, quando diventa evidente come la serie di Dan Harmon sia sempre in continua evoluzione e di come, anche se l'ambientazione base rimanga sempre la stessa, in realtà del concetto di "situation comedy" rimanga ben poco: ogni episodio di Community introduce elementi sempre diversi, scenografie e costumi ricchi ed ambiziosi, e soprattutto può contare su script particolarmente complessi.
Se una sitcom tradizionale cerca di fare uso degli stessi elementi, e bene o male anche delle stesse trovate, episodio dopo episodio ("Non che ci sia nulla di male in questo!" direbbe Seinfeld) quasi fino a consumarsi e spegnersi lentamente, Community sembra procedere quasi a "vampate", alternando episodi più tradizionali e semplici a quelli "speciali" (che vedremo meglio più avanti) con esplosioni di creatività e genialità che hanno avuto pochi eguali nella storia del piccolo schermo.
2. Personaggi stereotipati, dialoghi originali
Un altro aspetto importante, ma spesso sottovalutato, del successo di Community presso la critica ancor più che con il pubblico è il modo in cui utilizza e sfrutta - ma con tatto, intelligenza ed autoironia - i tanti stereotipi, anche razziali, che i suoi personaggi si portano appresso. Parliamoci chiaro, i protagonisti della serie sono: Jess Winger, un maschio bianco americano belloccio, cinico e furbetto; Shirley Bennett, mamma single e di colore, tanto buona d'animo quanto religiosa e bigotta; Abed Nadir, studente straniero geek e al limite del sociopatico o dell'autistico; Pierce Hawthorne un anziano ricco, arrogante, maschilista e razzista; Britta Perry una bionda molto "alternativa", intelligente per molte cose un po' svampita per altre, attivista anarchica e socialmente impegnata, sempre pronta a farsi carico dei problemi altrui; Annie Edison, la più giovane del gruppo, bella, secchiona, romantica e ansiosa; Troy Barnes, ragazzo di colore bello e atletico, ex star del football al liceo, ma poco sveglio soprattutto quando si tratta di studiare.
Insomma, non c'è un solo personaggio principale in tutta la serie che non rappresenti un vero e proprio stereotipo ambulante, eppure a differenza di tante altre serie ben più celebrate (vediamo il caso The Big Bang Theory), la scrittura di Dan Harmon non fa altro che giocare e sfidare i luoghi comuni, sovvertendoli, esasperandoli e rendendoli comicità pura. Un esempio su tutti? Questo meraviglioso e breve scambio tratto dall'episodio 1x06.
3. Troy e Abed
Il caso più eclatante è forse proprio quello di Abed, un personaggio che all'inizio sembra essere inserito per sfruttare la crescente popolarità dello Sheldon di The Big Bang Theory, ma che in realtà finirà col rappresentare il cuore dell'intera serie ma in modo diametralmente opposto. Bastano pochi episodi per capire che saranno proprio Abed e il suo "disturbo mentale" (mai ufficializzato nello show, ma evidente fin da subito) a donare a Community quel suo fascino speciale, così bizzarro e fortemente invaso dal citazionimo e dalla cultura pop. Ed è interessante vedere come, proprio a differenza di quanto succede con Sheldon, i suoi atteggiamenti così particolari finiscano con l'essere non "sopportati", ma vissuti in modo sempre più naturale all'interno del gruppo, fino quasi a non essere notati più dagli altri protagonisti. Sono anzi gli altri ad avvicinarsi sempre di più alle stramberie di Abed: è il caso di Troy che, da ex ragazzo popolare della scuola, con tipici atteggiamenti da ragazzo cool e da bullo, ben presto si fa trascinare in questo sottomondo pop-geek con risultati improbabili ma assolutamente irresistibili.
4. Il rettore folle
Parlando di stereotipi, non possiamo che citare Craig Pelton, un personaggio fuori di testa ma spesso anche fuori luogo: costantemente sopra le righe sia negli outfit che nelle battute, spesso volgarissime, e dalla sessualità tanto spiccata quanto poco definita (qualcuno, all'interno dello show, lo definisce pansessuale), il personaggio del Dean (il rettore) è un crescendo di follia e nonsense. Come per tutto Community, andando avanti con le stagioni finisce col diventare perfino troppo, ma quante gioie è stato in grado di regalarci? Anche perché, ricordiamolo sempre, Jim Rash che lo interpreta non è solo un comico, ma anche un apprezzato sceneggiatore addirittura premiato con il premio Oscar. Ricordate Paradiso amaro con George Clooney? Ebbene sì, l'ha scritto proprio lui nonostante non ci fosse nemmeno una paillette o un boa di piume di struzzo in quel film!
5. Le citazioni pop e (meta)cinematografiche
Veniamo ora a quella che è forse la caratteristica principale dello show, e certamente la più amata da molti spettatori. Perché Community è una vera una miniera di cultura pop, una sorta di Santo Gral per tutti gli appassionati di cinema, serie tv, fumetti, videogiochi e molto altro. E, fidatevi, quando vi diciamo che le citazioni sono tante, intendiamo letteralmente migliaia, ovvero talmente tante che non sarebbe possibile elencarle in un unico articolo. Impossibile però non fare a meno di citare alcune delle più geniali e riuscite: come Abed che ogni tanto si crede Batman, il rifacimento della famosa scena del vaso di Ghost, il toga party di Animal House, il doppio omaggio sia ad Apocalypse Now che al documentario Heart of Darkness e ovviamente anche Inspector Spacetime, l'esilarante show nello show che prende in giro Doctor Who.
6. Beetlejuice, Beetlejuice, Beetlejuice!
E a proposito di citazioni improbabili e inaspettate, conoscete molte altre serie in cui appaia Beetlejuice sullo sfondo? Esatto, in Community sì, ma, come da regolamento, solo dopo averlo nominato tre volte! Badate bene però, non tre volte nello stesso episodio, ma tre volte nel corso dell'intera serie, ovvero in stagioni e annate diverse. Niente male come easter egg vero?
7. Gli episodi del paintball
Per capire però il momento esatto in cui Community diventò una serie di culto, basta tornare al terzultimo episodio della prima stagione: Greendale in guerra (1x23, Modern Warfare) non è solo uno degli episodi più divertenti e geniali della serie ma probabilmente della storia del piccolo schermo. Fu il primo a tema paintball, ovvero un intero episodio in cui tutti i personaggi dello show (principali e non) semplicemente si fanno la guerra con pistole a vernice, ed un tale successo da generare poi dei sequel altrettanto meravigliosi, tra cui un doppio finale di seconda stagione il cui titolo (Per un pugno di cartucce) non può che fare la felicità di tutti noi cinefili. La bellezza di questi episodi non è solo nel divertimento sfrenato che coinvolge tanto i personaggi quanto noi spettatori, ma soprattutto perché trama, messa in scena e stile di regia sono un vero e proprio mix di grandi successi quali Star Wars, Matrix, Die Hard, 28 giorni dopo, I guerrieri della notte, Rambo, Battle Royale, Predator, il cinema di John Woo ed infine la trilogia del dollaro di Sergio Leone. Il risultato è semplicemente sensazionale da ogni punto di vista, compreso quello produttivo e registico. Non è un caso, forse, che dietro la macchina da presa ci fossero rispettivamente il Justin Lin di Fast and Furious e i fratelli Russo degli Avengers.
8. Gli episodi speciali e 'a tema'
Ma se quelli del paintball rappresentano forse il caso più clamoroso e famoso, va detto che Community deve molto della sua reputazione proprio a questi episodi "speciali" che, soprattutto dalla seconda stagione in poi, sono diventati sempre più frequenti. Quando parliamo di episodi speciali intendiamo proprio degli episodi a tema, come quelli del paintball, i cui però non solo la trama ma anche lo stile e quindi il format stesso dello show si alterano, spesso con risultati pazzechi. È questo il caso per esempio di un episodio completamente animato e in stop motion (2x11, Abed's Uncontrollable Christmas), quello in cui tutti finiscono in un videogioco stile anni '80 (3x20, Digital Estate Planning), quello zombie movie per Halloween (2x06, Epidemiology) o quello che parte come Pulp Fiction e si trasforma in film di Louis Malle (2x19, Critical Film Studies). E ancora uno in stile film di Scorsese ma con il pollo fritto invece della droga (1x21, Contemporary American Poultry), uno tutto incentrato su una partita ad un gioco di ruolo (2x14, Advanced Dungeons & Dragons), quello che parodizza Law & Order (3x17, Basic Lupine Urology), quello che prende in giro Glee (3x10, Regional Holiday Music), quello sulle dimensioni alternative (3x04 Remedial Chaos Theory), etc etc...
Potremmo continuare ancora a lungo, ma preferiamo chiudere con quello che è forse il nostro preferito in assoluto, forse la trovata di Dan Harmon più geniale e coraggiosa in assoluto. Conoscete quegli odiosi episodi tipo greatest hits (gli americani li chiamano clip show) che in passato avevano molte sitcom? Tipo quello di Friends in cui Joey comincia a ricordare alcuni avvenimenti delle stagioni precedenti? Ecco, l'episodio I paradigmi della memoria umana (2x21, Paradigms of Human Memory) è esattamente la stessa cosa con la sola differenza che... in realtà nessuna delle decine e decine di queste clip ci erano mai state mostrate prima! E se di solito questi episodi (spesso molto odiati dai fan) sono realizzati proprio con lo scopo di risparmiare budget, in questo caso la produzione non sembra proprio badare a spese, inserendo all'interno di un unico episodio un'infinità di cambi di scenari e di costumi fondamentalmente inutili per la trama e per lo sviluppo dei personaggi. Utilissimi però a fare la storia della TV.
9. I camei e le guest star
Come tutte le comedy che si rispettino, in particolare della NBC, anche Community ha sempre potuto contare su un gran numero di camei. Ma probabilmente mai come in questa serie le guest star si sono divertite a mettersi in gioco e a prestarsi alle follie che Dan Harmon preparava per loro. Impossibile citarli tutti, ma sono sicuramente meritevoli di menzione: Jason Alexander, Owen Wilson, George Takei, Tricia Helfer, Malcolm McDowell, Vince Gilligan, Nathan Fillion, Steve Guttenberg, Seth Green, Betty White, John Goodman, Giancarlo Esposito, Tony Hale, Brie Larson, Jack Black e infine Josh Holloway, nell'unico vero (micro)ruolo post-Lost degno di menzione.
10. Donald Glover e gli altri: un cast perfetto
Siamo giunti alla fine del nostro articolo e possiamo finalmente soffermarci sull'altro elemento che ha decretato il successo di questa serie: il cast. Si dice che nelle comedy sono soprattutto i personaggi a fare la differenza, ma nel caso di Community è vero quasi il contrario: perché qui i personaggi, per quanto ben scritti e caratterizzati, sono spesso alla mercé delle varie trovate di sceneggiatura e quindi mai come in questo caso ad emergere sono proprio gli attori e il loro talento. In Community tutto il cast, anche quello minore e di supporto, ha un dono innato per la comicità, a partire dai tanti caratteristi che popolano il college; a questi si aggiungono un anziano ma a tratti irresistibile/insopportabile Chevy Chase, di ritorno al successo dopo un paio di decenni di quasi oblio, nei panni di Pierce Hawthorne e il sempre esilarante Ken Jeong in quelli del professore/studente Chang a garantire dei tempi comici assolutamente perfetti.
E poi ci sono i cinque protagonisti che formano un gruppo eterogeneo e assolutamente perfetto: Joel McHale è un lead affascinante e carismatico, l'ideale per conquistare il pubblico fin dal primo episodio e fare in modo che intanto ci si abitui alle "stramberie" degli altri. E se, come abbiamo già detto, Troy e Abed rubano spesso la scena a tutti è grazie soprattutto al talento di Donald Glover e Danny Pudi e della loro chimica pazzesca. Se Pudi, dispiace dirlo ma è la legge di Hollywood, è probabilmente destinato a rimanere ingabbiato nello stereotipo del nerd sociopatico, Glover invece lo sappiamo bene è già una superstar in più campi: ricordate quando lasciò Community a metà della quinta stagione per dedicarsi alla sua carriera di rapper con l'alias Childish Gambino? Ecco, se all'inizio tutti erano a dir poco perplessi sulla sua scelta, ora sappiamo che sapeva il fatto suo. A maggior ragione poi se consideriamo che ha anche creato personalmente la migliore serie comedy del decennio, Atlanta, oltre che aver conquistato un ruolo importante, quello del giovane Lando Calrissian, nella saga di Star Wars.
Infine le tre attrici protagoniste, tutte e tre con una caratteristica comune: il far sembrare semplici delle interpretazioni che non lo sono affatto, visto e considerato che i loro personaggi sono quelli più complessi dello show, e forse anche i più belli. Il migliore metodo per apprezzare il loro talento? Guardarle anche al di fuori di Community e capire la loro versatilità: Yvette Nicole Brown (Shirley) l'abbiamo vista addirittura in Avengers: Endgame oltre che nella comedy Mom ed è pronta ad esordire nella sceneggiatura, ma sia Gillian Jacobs (Britta) che Alison Brie (Annie) sono il cuore pulsante di due delle migliori serie che potete trovare su Netflix, ovvero rispettivamente Love e GLOW. La loro crescita come donne e attrici protagoniste è giustamente uno dei massimi orgogli di Dan Harmon e del suo show, e forse anche una delle migliori conferme di quanto Community sia una serie che non dimenticheremo tanto presto.